La musica di Henze è magma ribollente

La musica di Henze è magma ribollente LA DECIMA SINFONIA CON L'ORCHESTRA DELLA RAI La musica di Henze è magma ribollente Paolo Gallarati TORINO E' un pezzo impressionante la Sinfonia n. 10 (2002) di Hans Werner Henze, eseguita al Lingotto dalla stagione Rai Nuova Musica, in prima esecuzione italiana. Dedicata a Simon Rattle, impiega un'orchestra gigantesca e si articola in quattro movimenti: Una Tempesta, Un Inno, Una Danza, Un Sogno. Là matrice espressionista è chiara nel turgore di quell'orchestra che riholle senza tregua: la derivazione dalla linea MahlerBerg è' innegahile. Ma è un espressionismo che ha rotto i ponti con la continuità del discorso: qui la musica si spezza in un mosaico di frammenti, montati con scaltrissimo senso del colore. Non ci si può distrarre: ognuno di quei frammenti è interessante, e ci colpisce per qualche invenzione ritmica o sonora. Nella Tempesta c'è come uno schiumare di ondate che si profilano su di un fondo grigio: lampi continui, simili a quelli che tagliano l'orizzonte e illuminano le onde durante un temporale sul mare. Segue l'Inno, un inno spezzato, con le frasi che si levano dagli archi, ma senza riuscire a sahre dove vorrebbero: resta un senso di anelito frustrato, un' incompiutezza che s'esprime nella salita caparbia verso il registro acuto, come per elevarsi ad altezze da cui fatalmente si precipita in basso. Il movimento più affascinante è il terzo: la danza affidata, per lo più, alla percussione tintinna, pulsa, batte, gratta con una vitalità e uno spirito non disgiunto dall' eleganza: scrittura intemerata per purezza e trasparenza cristallina, ritmo che vivifica, suoni che, nella loro fantasmagoria timbrica, non finiscono di incantare. Alla fine, il Sogno introduce un suono più sfuggente e vaporoso: i frammenti qui non si oppongono con la forza del primo movimento, ma sembrano sfumare l'uno nell'altro sino alle ultime battute che approdano ad un silenzio pieno di mistero. Questa sinfonia, sempre sospinta alle soglie dell'ignoto, ha ricevuto una esecuzione di alta qualità da parte dell' Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sotto la direzione di Micha Hamel. Molto apprezzato è stato anche anche il clarinettista Richard Stoltzmann, solista nel modesto Concerto del finlandese Einojouhani Rautavaara che nei suoi lunghi sdilinquimenti non è più consistente di quanto non sia una gradevole ma innocua tappezzeria sonora. Per il clarinettista l'applauso è andato in crescendo, con l'inatteso bis: l'aria famosissima di "Gianni Schicchi" accompagnata dall'arpa, melodia allo stato puro che, tra rubati e mezzevoci, Stolzmann ha delibato con una voluttà al limite della sfrontatezza.

Persone citate: Einojouhani Rautavaara, Gianni Schicchi, Hans Werner Henze, Micha Hamel, Paolo Gallarati, Simon Rattle

Luoghi citati: Torino