L'Avvocato raccontato dai direttori di Roberto Ippolito

L'Avvocato raccontato dai direttori A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME CON LE INTERVISTE A GIOVANNI AGNELLI EDITO DA «LA STAMPA» L'Avvocato raccontato dai direttori Roberto Ippolito ROMA L' AVVOCATO raccontato dall'Avvocato. E da alcuni direttori di giornale. Ecco Giovanni Agnelli nel libro, al quale dà il nome, presentato ieri sera al Circolo canottieri Aniene. Libro che, come si legge nel sottotitolo, contiene un «autoritratto» attraverso le «interviste a La Stampa». E che rimedia alla mancanza di una autobiografia, come osserva il direttore della Repubblica (ed ex della Stampa) Ezio Mauro. Mauro definisce «le interviste raccolte dal direttore della Stampa Marcello Sorgi un'autobiografia involontaria». Fra l'altro scritta in stagioni molto diverse. Le interviste proposte con il libro edito dalla Stampa, consentono di comprendere molti aspetti della personalità e delle idee di Agnelli come industriale certamente, ma anche come protagonista della vita italiana. E Giovanni Malagò, presidente del circolo Aniene, a ricordare sotto gli occhi della sorella Maria Sole con Pio Teodorani e Carlo Caracciolo, Jas Gawronski e Mario D'Urso, l'assenza della retorica nell'Avvocato e della sua «voglia di sdrammmatizzare gli eventi». Ma anche «l'orgoglio di essere italiano» e il suo fastidio per i toni dispregiativi eventualmente usati contro l'Italia all'estero. Agnelli è un «simbolo del nostro paese, migliore e più accreditato ambasciatore» per Gianni Letta, ex direttore del Tempo oltre che attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un uomo che «aveva la conversazione fra i piaceri prediletti» aggiuge Letta. Il libro propone le interviste ad Agnelli, ma in realtà nella vita lui è stato, fa notare Sorgi, «un intervistatore formidabile»: sempre pronto a domandare per cercare di sapere e capire. Tanto che Pietro Calabrese, direttore della Gazzetta dello sport, non nasconde quel «minuto di panico» che lo travolgeva «sempre» il lunedì mattina ricevendo una sua telefonata: «Mi ripassavo in fretta tutti gli avvenimenti del giorno prima temendo l'arrivo di qualche domanda alla quale non avrei saputo rispondere». Dietro la proverbiale curiosità, c'è un uomo profondamente piemontese come dice Mauro: «Pensava che essere piemontesi basta¬ va a se stessi e i lettori della Stampa non erano clienti ma rappresentati sul piano culturale e dell'identità». Ma anche italiano nel cuore. Sorgi evidenzia come Agnelli «di Roma amasse le istituzioni da rispettare veramente», tutte. Ma di «Roma non gli piaceva un certo disincanto, un certo cinismo». Un italiano inserito in Europa. 0 meglio: che vedeva e voleva l'Italia pienamente europea. «Diceva o ci agganciamo all'Europa o affondiamo nel Mediterraneo» è la testimonianza di Mauro. Ma è anche l'uomo che più di ogni altro ha rappresento «l'ancoraggio al mondo occidentale» guardando a un'America «piena di valori, letture, conoscenze relazioni» come osserva Paolo Mieli, oggi vicepresidente della Rcs Media Group ed ex direttore della Stampa. Si guarda indietro. Ma si guarda al vuoto. Dice Mieli: «Ho nostalgia della sua presenza sulla scena pubblica. Lui è stato un baricentro fondamentale e nella mente continua a esserlo». E come dimostrano le centomila copie del libro rapidamente esaurite «c'è ancora attenzione e rispetto» per l'Avvocato come nota Sorgi.

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