NUOVO CINEMA Pushkinskij

NUOVO CINEMA Pushkinskij DOPO ANNI DI CRISI MOSCA RISCOPRE LA SETTIMA ARTE: NASCONO MULTISALE E MAXI-SCHERMI DOVE TRIONFANO I FILM HOLLYWOODIANI NUOVO CINEMA Pushkinskij AnnaZafesova MOSCA CI sono quelli con i maxi-cuscini su cui sdraiarsi, quelli con i divani per gli innamorati per abbracciarsi senza l'intralcio del bracciolo, quelli con il servizio ristorante durante la proiezione, con il megaschermo alto otto piani, con le poltrone a dondolo e con le proiezioni non stop fino all'alba per gli insonni. Offrono come piatto forte Hollywood, ma anch? arthouse europeo e i,crudi asiatici, i russi in ripresa e i cult alternatavi francesi. Costano, in media 10 euro a biglietto, come e più che in Europa e negli Usa. E sono pieni, dalla mattina alla sera, con tutto esaurito nei weekend e per le prime visioni. Il cinema, che già Lenin definiva «la più importante delle arti», nella Russia postcomunista è diventato il più diffuso e popolare modo di passare il tempo libero. Dieci anni fa a Mosca non c'era una sola sala decente che funzionasse regolarmente: quasi tutte erano state trasformate in concessionari di auto e negozi di mobili e sanitari, il centralissimo Oktjabr, uno dei cinema più in dell'epoca sovietica, campava di fiete di abbigliamento italiano. Gli spazi commerciali erano a peso d'oro e l'architettura sovietica aveva provveduto a fornire ai cinema, enormi cubi di cemento disseminati dal piano regolatore per tutta la città, ampi saloni, scalinate da Cannes e vetrate a tutta facciata. Ideali per il commercio, con la sala, serrata e buia, che diventava un mutile spreco di affitto. L'unico legame con il cinema poteva essere il banco del videonoleggio in un angolo: tutte le novità appena presentate a Hollywood, due per cassetta (per risparmiare nastro), con i titoli scritti sul dorso con il pennarello. L'epoca delle sale sembrava finita per sempre, il cinema si era spostato nella pirateria da vedere a casa e molti registi russi producevano le loro pellicole direttamente in Vhs, senza passare perla distribuzione che comunque non esisteva. Le major americane avevano cancellato la Russia dalla loro mappa di strategie globali: un boicottaggio che veniva motivato con il dilagare della pirateria, ma soprattutto con l'assenza totale di un circuito di proiezione e di uno spettatore disposto a pagare. Sembra un passato remoto: oggi a Mosca funzionano 70 cinema, di cui la metà inaugurati l'anno scorso e gli incassi del 2003 della sola capitale hanno superato quelli di tutta la Scandinavia. Si può scegliere tra un 3D Imax con il megaschermo (sono 200 in tutto il mondo), una decina di multisale modernissime, tre sale dedicate solo a film d'autore, cinema da festival e retrospettive di capolavori dal muto ai giorni nostri, un cinema-sushi bar con anime erotici e un drive-in che apre i battenti ogni sera nonostante nevicate dinvemo e il tramonto alle 10 di sera d'estate. E per i ricchi che non vogliono mischiarsi alla folla di studenti e famiglie con bambini è stato appena inaugurato Romanov-Vip che si pubblicizza come «il cinema del nostro ambiente»: i bigliecti costano 1000 rubli (circa 30 euro) indipendentemente dall'orario e durante la proiezione gli spettatori possono ordinare ostriche e aragoste al ristorante. I vecchi cinema sovietici hanno subito un restyling che li rende irriconoscibili, con il dolby surround, poltrone a dondolo, pop corn, bagni puliti e bar eleganti. Ma la vera nuova frontiera sono i multisala, che stanno aprendo ormai in ogni centro commerciale, con ristoranti, sale giochi per bambini, videoteche fornitissime e design aweni- ristico. Dopo aver lasciato il cappotto in guardaroba, essersi perso nel menù dei the cinesi ecologicamente puri e aver raggiunto una delle cinque sale del 5 zviozd attraverso un ponte di metallo gettato sull'atrio dominato da una cascata artificiale e un'elica gigante che gira senza sosta, Luke March, sovietologo inglese in stage a Mosca, si stupisce: «A Londra non ne abbiamo di così belli, al massimo ti danno birra e pop corn». «Noi russi amiamo strafare», sorride Leonid Ogorodnikov, capo della principale società di distribuzione Karo-film. Un business cominciato quasi per caso con l'acquisto della mega sala Pushkinskij, numero 1 nella Mosca sovietica. «Ma volevamo farne un teatro», racconta Ogorodnikov, «il proiettore l'avevamo messo convinti che non l'avremmo mai usato». Era il 1997 e a 100 metri aveva appena aperto il primo cinema moderno, il Kodak, che faceva il tutto esaurito. Per due anni le due sale si sono spartite una città di 10 milioni di spettatori e il Pushkinskij è entrato nel Guiness dei primati incassando da solo un milione di dollari con il litanie. Ma per capire che il cinema è un business ci sono voluti anni: nel 1999 il fatturato della distribuzione cinematografica di tutta l'ex. Urss era di 18 milioni di dollari, nel 2003 la Russia da sola ha fatto 200 mihoni, raddoppiando il risultato del 2002 e diventando un mercato interessante per Hollywood, che spesso manda i suoi film qui prima che in Europa. Non che negli anni bui Mosca fosse rimasta digiuna di novità: al mercato della mitica Gorbushka si trovavano - e si trovano tuttora - cassette e Dvd pirata con le ultimissime. Ma ostriche e champagne o più semplicemente pop corn e coca, il cinema è diventato un modo nuovo di uscire, passare la serata, «mettersi in mostra e vedere gente», come dicono i moscoviti. Nonostante il prezzo alto, 300-400 rubli (9-12 euro, ma nei cinema di periferia e nelle proiezioni mattutine si scende fino a 50 rubli), le sale sono piene, soprattutto di ragazzi, vestiti bene, spigliati, aggiornati, perfettamente a loro agio negli ambienti al neon delle nuove sale come nella cinematografia occidentale. Il loro «pizza e film» non ha nulla a che vedere con le esperienze da spettatori dei loro genitori, nonostante i sovietici fossero grandi divoratori di film. Una platea di 200 milioni rendeva l'industria cinematografica sovietica la più redditizia dopo quella della vodka, e la rete di distribuzione era capillare: cinema, ma anche case di cultura, dopolavoro, scuole, villaggi vacanze, caserme, r«arte più importante» (soprattutto film di produzione propria più indiani e qualche rara pellicola occidentale giudicata «sovieticamente corretta») arrivava dovunque. Ma lo squallore dei cinema (e del cinema) rendeva l'andarci un gesto quotidiano come accendersi la tv. Oggi i padri e i figli hanno gusti e cult diversi: gh over 40 consumano fiction russa e film sovietici alla tv, i ragazzi non sanno chi è Bondarciuk, ma recitano a memoria le filmografie di Quentin Tarantino e Tim Burton e il 40 per cento di loro, secondo un sondaggio delle Izvestia, non andrebbe a vedere un film russo neanche a pagamento. I campioni di incassi sono quelli globali: il 2003 è stato vinto da Terminator-3 con 13 milioni di dollari, il 2002 dal primo Signore degli anelli con 7, il 2004 è iniziato con il record del Ritorno del re, e a seguire nella classifica ci sono Matrix e Harry Potter assortiti. Ma i biglietti sono esauriti anche Takeshi Kitano e Kim Ki Due, per Francois Ozon e Lars fon Trier che ogni studentessa che vuole fare buona figura è obbligata a vedere da riviste e critici. Per i film russi bisogna scendere al trentaquattresimo posto in classifica per trovare l'action di Antikiller-2 di Egor Koncialovskij. Ma è solo l'inizio: in tutta la Russia ci sono solo 350 cinema moderni (35 mila negli Usa) e l'abitudine di andarci è fresca di pochi anni. «Il mercato è smisurato», dice Leonid Ogorodnikov, «c'è posto per tutti». Quasi tutte le vecchie sale erano state trasformate in concessionarie di auto o negozi di mobili La rinascita nel 1997 con il modernissimo Kodak che fa subito il tutto esaurito. «litanie» sbanca il botteghino superando da solo il milione di dollari Oggi funzionano 70 locali di cui la metà inaugurati nel 2003 e gli incassi della stagione nella capitale ex sovietica hanno superato quelli di tutta la Scandinavia