Montagne verdi e Adesso tu vola la serata del karaoke di Marinella Venegoni

Montagne verdi e Adesso tu vola la serata del karaoke Montagne verdi e Adesso tu vola la serata del karaoke Marinella Venegoni inviata a SANREMO Dolci ricordi e mirate nostalgie aiutano a superare i momenti difficili. Paventando forse la settimanaccia Auditel, il venerdì del Sanremone, già appannaggio della gara nella scomparsa sezione Giovani, è diventato ieri il giorno della memoria di 53 anni vissuti pericolosamente nel connubio fra musica e tv, nato come rivoluzionario e ora alla frutta. Una serata da allegro karaoke in famiglia, con i cori diretti da Simona Ventura che è un'autentica duraceli, ma dopo cotanta epopea vissuta ad alta voce dovrà curarsi a gaigarismi (anche per riprendersi dal fintissimo bacio lesbico con il quale lei e l'ottima Cortellesi hanno voluto giocare a Madonna e Britney Spears). Karaoke con la storia più remota del Festival, tessuta di fonnidabih successi popolari, che esige i cori dai tempi di Nilla Pizzi. I suoi «Papaveri e Papere» sono stati affidati a un Pappalardo scatenato, ma il vero scoop è stata la rentrée da un lungo esilio di Toto Cutugno. «L'Italiano» è tornata con un coro alla Benetton, di extracomunitari ora connazionah (il mitico Gene Iha anche aggiornata: «Buongiorno Itaha...Spaghetti al dente/Uno col lifting come presidente»). Noi ancora siamo convinti che, audience o no, questo festivalino senza divi abbia in sé i semi di una buona manifestazione, e (a parte la mappazza di Dustin Hoffinan) sia stato anche divertente. Ma che la gloria non abiti più qui, ce lo hanno ricordato cantando, come Cutugno, i veterani Albano, Marcella Bella, Bobby Solo e Mino Reitano: che hanno rimpiazzato i Ramazzotti o i Bocelli o gli Zucchero. E pensare che tanta carenza di divi (e dunque di audience) sarebbe stata forse evitata se appena la Rai si fosse resa conto delle esigen-ze di lavorazione dei discografici travagliati dalla crisi, e avesse aperto le trattative qualche mese prima. Ma anche Rai aveva'le sue pene, all'epoca, con il cambio da Sacca a Cattaneo: ed è finita così, non senza rancor. Ieri i concorrenti si sono liberati, con l'inedito, anche delle tensioni. Marco Masini ha cantato «Si può dare di più», motivetto del trio Ruggeri/Morandi/Tozzi che vinse a fine '80. Un segnalino in più die la sua stella sta montando verso la vittoria finale? Non occorre essere maghi: la canzone è orecchiabile, lui è presentabile, e non solo è stabilmente primo nella classìfica dei 709.319 televoti arrivati fino a ieri alle 22; però «L'uomo volante» è anche la prima canzone nella compilation del Festival (prodotta da Raitrade e allegata in edicola al settimanale berlusconiano «Sorrisi e canzoni»). Se vince lui, area AN e miracolato dalla sorte dopo anni bui vissuti con la nomea del porta-sfortuna, Sanremo diventa anche una favola adatta a questi giorni e a questo governo, per il quale ieri facevano presenza in platea Sirchia e Bossi, venuto forse a ringraziare Vespa che gli ha fatto cantare Van De Sfroos al Dopofestival. Il quale Bossi nel backstage ha cercato a lungo Tony Renis per salutarlo, accennando un passo di danza e dicendo con nostalgia «E' finito il tempo delle canzonette». H borsino degli ospiti è apparso in prudente ascesa. Christian De Sica, Rupert Everett e Silvio Mucchio hanno difeso i colori del cinema; Nathalie Cole ha cantato «Non dimenticar» (e ha detto a Simona «Avevo visto questo vestito: Dolce e Gabbana, no? Era molto caro»), il giovane Cafiso ha meravigliato col sax. Ma anche i colleghi di Masini si.son fatti valere: un campione il signor Fiotta, con l'elaborazione rap di «Chi non lavora non fa l'amore» riempita di slogan attuah come «In lotta io per la pagnotta» e «No politichese più imprese». Belle canzoni fanno buono il cantante, talvolta: DJ Francesco sembrava un trapano in «24 mila baci», André non è andato male con «Cuore matto» di Little Tony; Bungaro ha prima stonato e poi messo l'ovatta a «Con te partirò», Venuti ha dato aroma di caipirinha a «Vacanze romane». Abituato a mostrar le tonsille, Albano ci ha spaventati con la virulenza di «Come saprei» (Gene gli ha detto; «Con quell'acuto hai fatto crepare tutte le fiches del casinò»). Nella serata del karaoke familiar-televisivo ha sparigliato le carte Maurizio Grezza, che ha ormai scelto l'inglese sottotitolato: dopo Elton John, ecco un imperdibile Bush che non sa parlare e si attacca al foghetto e al consigliere, ma poi è pronto a sfidare John Kerry; «Non vincerai perché sei un maniaco sessuale come Bill Clinton, Rutelli, Bonolis...». Una satira di taglio intemazionale, che tocca anche i pudori a doppia velocità degli americani; digeriscono la guerra ma non tollerano gli «scandali» sessuali. marivene@tin.it

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