Blair e Berlusconi: continueremo il lavoro in Iraq

Blair e Berlusconi: continueremo il lavoro in Iraq VISITA LAMPO DEL PRIMO MINISTRO BRITANNICO A ROMA: «MAI COSÌ STRETTI I RAPPORTI FRA I NOSTRI PAESI» Blair e Berlusconi: continueremo il lavoro in Iraq due premier promettono: rispettare ii calendario per il passaggio dei poteri ROMA «Ringraziamo l'Italia per la forza e la leadership dimostrata in Iraq, molto importante negli ultimi mesi non soltanto per la popolazione iracherna ma anche per la coalizione e la comunità intemazionale». Al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi - un'ora di colloquio seguita da una colazione di lavoro a Palazzo Chigi - Tony Blair sceglie il tono suadente dell'elogio per sgombrare pubblicamente il campo dalle tensioni che l'incontro di Berlino fra Germania, Gran Bretagna e Francia, due settimane fa, aveva sollevato fra Roma e Londra. Quell'incontro, chiarisce Blair all'ospite italiano, non mirava a costituire alleanze privilegiate a tre, che «non ci sono e non ci saranno mai»: non a caso ambienti britannici fanno notare che l'agenda dei colloqui di Berlino - incentrata su Iraq, Medio Oriente e riforme necessarie al rilancio dell'economia europea - è la stessa dei colloqui di ieri a Roma. L'elenco delle sintonie constatate nelle due ore trascorse insieme è ampio. L'Iraq, prima di tutto, al quale Berlusconi tiene particolai nente anche, per le sue ricadute interne, mentre a sinistra sono in corso laceranti discussioni sul rifinanziamento della missione italiana: «Ho avuto il piacere di confermare a Blair che la Camera dei deputati ha dato, in larga maggioranza, la sua approvazione sulla continuazione dell'opera delle nostre truppe in Iraq e negli altri Paesi nei quali siamo impegnati», annuncia Berlusconi anticipando il calendario parlamentare (sono stati votati soltanto gli emendamenti al decreto del governo e ne è stata respinta la richiesta di l'incostituzionalità, mentre il voto sul decreto è previsto la settimana prossima). L'Italia, conferma il presidente del Consiglio, continuerà a svolgere «senza ondeggiamenti» questa azione «a supporto della democrazia, per diffondere la libertà e difendere i diritti civili». Blair si associa: «Dobbiamo fare il nostro lavoro e portarlo avanti fino in fondo, consapevoli che la stragrande maggioranza degli iracheni è con noi». Tutto il resto è contenuto in una lunga dichiarazione congiunta siglata dai due leader e in una lettera inviata al premier irlandese Ahern, presidente di turno dell'Unione europea, e al presidente della Commissione europea. Prodi. L'intesa anglo italiana spazia dalla necessità di approvare in tempi brevi la Costituzione europea all'attuazione della strate¬ gia di difesa comune, messa a punto al Consiglio europeo di dicembre che ha chiuso la presidenza italiana. Dalle relazioni transatlantiche al ruolo centrale della Nato. Dalla presenza alleata in Afghanistan alla promozione di investimenti internazionali in Libia, dalle preoccupazioni per il programma nucleare iraniano alle politiche migratorie comuni, dalla crisi mediorientale al rilancio della strategia economica di Lisbona. Berlusconi ipotizza anzi un intervento dell'Unione europea a sostegno dell'economia: «C'è una collaborazione fra le nostre aziende su cui è ancora presente la mano pubblica, e vogliamo dare impulso a queste iniziative», sottolinea il presidente del Consiglio annunciando che nel settore dell'elettronica «Finmeccanica» e «Bae System» sono «vicine all'accordo finale» per la costituzione di «Eurosystem», un polo dell'elettronica per la difesa che occuperebbe il quinto posto nel mondo. L'annuncio cancella le voci di un possibile interesse del colosso francese «Thales» a scalzare la holding italiana controllata dal Tesoro. E dimostra, è il compiaciuto sottinteso di Silvio Berlusconi, che l'alleanza fra Italia e Gran Bretagna non è stata scalfita dal vertice a tre di Berlino. [e.nov.l Il primo ministro britannico Tony Blair a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Persone citate: Ahern, Berlusconi, Silvio Berlusconi, Tony Blair