Vegas: l'uomo che portò Picasso alla slot machine

Vegas: l'uomo che portò Picasso alla slot machine L'INCREDIBILE STORIA DEL FIGLIO DI UN GIOCATORE D'AZZARDO CHE INVENTO' HOTEL E MUSEO A CINQUE STELLE Vegas: l'uomo che portò Picasso alla slot machine Fiamma Arditi LAS Vegas: lampioni decò costeggiano la camminata lungo questa specie di lago su cui zampillano giochi d'acqua e di luci al ritmo della Barcarolle di Offenbach, i cespugli del giardino all'italiana tutt'intomo sono potati alla perfezione, due leoni in stile ming accolgono chi arriva sotto la cupola tipo Grand Palais e un portiere in livrea nera e tuba va incontro agh ospiti, mentre appollaiato nella porta girevole un piccolo cinese con guanti di gomma gialla lustra gh ottoni. Nella hall lampadari di cristallo di Murano pendono dal soffitto, trofei di fiori tropicali zampillano dalle colonne con capitelli dorici mentre i gorgheggi di Andrea Bocelli imperversano. Al banco di accoghenza venti ragazze di ogni razza e paese, ma tutte con un sorriso a 360 gradi stampato sul viso assegnano con voce suadente una delle tremila stanze o suites ai nuovi arrivati. Sono le sei del pomerigigio, ma potrebbe essère qualsiasi altra ora del giorno o della notte di qualsiasi stagione perché l'aria condizionata è a temperatura costante e la luce artificiale illumina a giorno questo porto di mare in pieno deserto del Nevada. E' l'Hotel Bellagio di Las Vegas, aperto pochi anni fa per la megalomania di un solo uomo, Steve Wynn, figlio di un giocatore d'azzardo del Connecticut. In soli quattro anni Wynn aveva speso quattrocentocinquanta milioni di dollari alle aste di Sotheby, Christie's e dal mercante Bill AcquaveUa di New York per radunare una coUezione di quadri antichi, tra cui un Rubens e un Rembrandt, moderni, compresi alcuni Matisse, Monet, Renoir, Brancusi, Giacometti, Picasso e contemporanei firmati anche da Pollock, de Kooning, Roy Lichtenstein, Cy Twombly e Jasper Johns per esporli nella galleria creata apposta nel suo nuovo albergo a cinque stelle. Così avrebbe potuto condividerli, previo biglietto d'ingresso, con le miriadi di ospiti di passaggio dal suo albergo. La galleria d'arte di Winn, curata dallo storico Libby Lumpkin, è un pretesto per nobilitare il vero scopo di tutta l'operazione. Quello che attrae il pubblico sono le duemila e cinquecento slot-machines, le centocinquanta roulettes e i tavoli di baccarà sparsi negli 11 mila metri quadrati di casinò aperto, come negli altri centocinquanta alberghi di Las Vegas, ventiquattro ore su ventiquattro. All'esterno il caldo secco del deserto, soprattutto nei mesi estivi, toghe il fiato, mentre l'aria condizionata a bomba dell'albergo invoglia chiunque a non mettere fuori nemmeno un piede. Se uno non si è giocato al tavolo verde anche la camicia, può andare a fare qualche spesa nella "promenade" dell'ala nord, dove, in fila una dietro l'altra, ci sono le boutique di Hermes, Tiffany, Saint Laurent, Prada, Chanel, Gucci, Armani, oppure può cenare a Le Cirque, lo stesso di New York, aperto da Sirio Maccioni. Le Cirque è solo uno dei quindici ristoranti all'interno del Bellagio, ma l'unico, che offre insalate di aragosta o tartare di salmone selvaggio al caviale. Per entrarci è necessario avere giacca, cravatta, ma niente sigarette e cellulari. Winn è il discendente ideale di Bugsy Siegel, un gangster coUegato a Lucky Luciano, che pensava in grande. Arrivato, subito dopo la guerra a Las Vegas, che all'epoca era,una cittadina sperduta di frontiera, aveva avuto una visione: aprire un albergo-paradiso, il Flamingo, che offrisse agh ospiti gioco, sesso e aria condizionata e crearci intomo un'intera città con tanto di scuole, chiese e sinagoghe, giardini di rose, che facessero concorrenza a quelli di VersaiUes, interi viali di palme e fontane. Bugsy investì nell'operazione 6 milioni di dollari, che alla fine degh Anni Quaranta era una cifra stellare, ma il Flamingo di oggi vale cento miliardi di dollari. Non fece in tempo, però, a vedere il successo della sua operazione, perché fu ammazzato prima. Se possibile Winn pensa ancora più in grande del suo predecessore. Nel Bellagio, che ha venduto da poco alla Metro Goldwin Meyer, per costruire un altro albergo ancora più fastoso, "Le Beve", come il quadro di Picasso di sua proprietà, ha creato un teatro speciale per accoghere lo spettacolo "O" ( come "eau", in francese acqua) del "Cirque du Soleil", il circo senza animali, nato per strada nel 1982 a Baie-Saint-Paul in Quebec. In meno di vent'anni gh artisti del marciapiede si sono riuniti in una vera compagnia, con 2 mila e cento dipendenti di quaranta paesi diversi, tra cui cinquecento tra giocolieri, ballerini, musicisti e trapezisti, che si esibiscono in sette spettacoh in giro perpetuo per il mondo e stuzzicano coi loro numeri la fantasia del pubblico. All'altezza, dunque, del sogno megalomane di Winn questo Cirque du Soleil. Per accoghere il loro spettacolo il coUezionista-imprenditore ha creato aU'intemo del suo albergo un teatro attrezzato di qualsiasi tecnologia e un palcoscenico, anzi una piscina profonda otto metri e lunga sessanta. Tutte le sere il sipario si scl'eva due volte, alle sette e alle dieci, e per due ore filate, senza intervallo, mille e ottocento spettatori assistono col fiato sospeso ai numeri di ottantuno artisti, tra cui campionesse di nuoto sincronizzato e clown, che si esibiscono nell'acqua e sull'acqua. «Il mio è un omaggio al teatro, perché è a teatro che l'umanità cerca di capire se stessa», spiega Franco Dragone il regista e autore di tutti gh spettacoh di questo circo. Acqua, terra, aria, fuoco e vento servono a Dragone per giocare e fare volare il suo pubblico lontano. «Sono convinto, dice, che "O" esiste già in qualche forma da qualche parte neUo spazio. Il mio lavoro consiste solo nel trovare il cammino per rievocarlo». "O", che si può' vedere solo al Bellagio, vale la pena di una spedizione fino a qui. Non è necessario essere un giocatore d'azzardo per programmare un viaggio in questa città sperduta nel deserto e diventata la mecca del gioco d'azzardo. I milioni di turisti, che già da quando arrivano all'aeroporto si fanno calamitare dalle slot-machines sparse lungo tutto il percorso per arrivare a ritirare i bagagh, sono diventati un pubblico attraente per il più avventuroso dei direttori di musei americani. Thomas Krens, che decide la pioggia e il bel tempo del Guggenheim, infatti, lo scorso anno ha accettato l'invito di Sheldon Adelson, proprietario deU'Hotel Venetian ed è venuto fin quaggiù ad aprire un ramo del suo tentacolare museo. Anzi due rami: uno dedicato all'arte antica, soprannominato «the jewelbox» e creato in collaborazione con l'Ermitage di San Pietroburgo, l'altro il Guggenheim Las Vegas, dedicato all'arte contemporanea, dove si è appena inaugurata e durerà fino ad aprile del 2004 la mostra «Da Renoir a Rothko». Krens è un giocatore d'azzardo nato, ma questa volta ha rischiato poco. Se solo l'uno per cento degh ospiti di Las Vegas, in un momento di pausa, va a rinfrescarsi gh occhi nei suoi musei, questo già basta ad affollarli. «Parte della nostra strategia è di espandere il nostro programma al di là della pittura e della scultura», spiega Krens tutto vestito di nero dalla testa ai piedi, «per raggiungere architettura, film, video, design, multimedia». Nel futuro ci sarà anche la roulette? Steve Wynn, proprietario del Bellagio, ha speso 450 milioni di dollari per mettere insieme una stupenda collezione di Rubens, Rembrandt, Matisse, Monet, Renoir, Picasso, Pollock, e Lichtenstein ed esporla in una galleria creata tra roulettes e baccarà negli 11 mila metri quadrati del suo casino Un tìpico «urlo» di Las Vegas e (sotto) l'Hotel Bellagio: la galleria d'arte è curata dallo storico Libby Lumpkin. ri 1 li ® Il 8; «li ìllì m l'I st su i m i « «ss l« il li il ii«t iiìi l*«t » u M « I» .. t ' - n 'SS * w* « » «B-tt. mta a a b « a a a a -ss a a » n b 3* a s u ,SS 2 21814.1:8 "sa s « « ss «i