Vagabondi in una stralunata Parigi

Vagabondi in una stralunata Parigi Vagabondi in una stralunata Parigi Chiara Simonetti CI sono libri che attraversano il tempo in cui sono stati scritti senza farsene scalfire, creando un mondo ovattato, a sé stante, i cui rari riferimenti temporali sono ininfluenti rispetto alle vicende narrate. E' quello che succede con questo lento, ipnotico e asfittico romanzo (il quindicesimo degh attuali ventidue, scritti tra il 1981 e il 2003) della settantaseienne scrittrice e critico d'arte londinese Anita Brookner, che l'editore lombardo Giano propone dopo aver pubblicato La prossima avventura nel 2003 e Guardatemi nel 2002 (ma era stato Mondadori a pubblicare nel 1986 il quarto romanzo dell' autrice. Hotel du hoc, con il quale due anni prima aveva vinto il prestigioso premio inglese Booker). La storia, un dramma borghese di stampo ottocentesco scritto però nel 1995, racconta di un matrimonio riparatore (ambientato, contro qualsiasi ragionevole aspettativa, nel 1971 ), tra l'algida ma in fondo appassionata diciottenne francese Maud Gonthier, figlia unica di una vedova altera quanto sola e l'ignavo e sognatore Edward Harrison, fre- sco di studi a Cambridge, che amerebbe viaggiare il mondo e invece eredita suo malgprado una libreria per coUezionisti nel cuore di Londra. La cornice narrativa, non così necessaria, prevede che il romanzo sia frutto dì una ricostruzione a posteriori da par- , te della figlia della coppia. Marie Frangoise detta Maffy, in seguito al suo ritrovamento di un libriccino della madre, su cui sono annotate alcune parole chiave. "(...) mi sembrava (...) che nel passato, molto prima che io li conoscessi, dovesse esserci stato un litigio colossale." Edward e Maud si incontrano impestate eccezionale. (...) gh alberi, pesanti di fogliame, stavano immobili, come sospesi in attesa di un segno, sempre procrastinato, che fosse giunto il momento di spargere le foghe". Teatro dell'incontro, una casa di campagna francese, dove Maud e la madre Nadine sono ospiti della facoltosa zia Gennaine. Nadine vorreb¬ be che Maud si fidanzasse "i soldi non sarebbero durati per sempre (...), Maud avrebbe dovuto sposarsi, e sposarsi bene" con il cugino Xavier che, va da sé, proprio non ci pensa. In quella situazione capita Edward, invitato quasi per caso da uno degh ospiti del cugino Xavier, il disinvolto David Tyler. L'impeccabile, chiusa e taciturna Maud, "indifferente alla maggior parte degh uomini" nutre "uno struggimento atavico e profondo per il più comune degh stereotipi" e cade, inevitabilmente, nelle grinfie dell'irresistibile Tyler. Che, non pago, attira Edward e Maud in una spirale di eventi senza sbocco, in un vagabondare a tre per una Parigi stralunata e tra le mura di un appartamento in prestito (in Rue Laugier, appunto). Di questa passione consumata troppo in fretta, poi stemperata in una vita coniugale opprimente e formalmente perfetta, al lettore resta l'incredulità per la verosimigli anz a dei complessi risvolti psicologici tratteggiati con eleganza démodé, non disgiunti da un'amarezza e un cinismo di fondo che tradiscono non solo l'età - e la saggezza - dell'autrice, ma anche le letture più significative (da Flaubert a Proust, da Edith Warton a Diderot) della nostra cultura. Anita Brookner Rue Laugier traduzione di Elena Dal Fra Giano Editore, pp. 269, e 75 ROMANZO

Luoghi citati: Cambridge, Londra, Parigi