Amore e tradimenti airombra di Palazzo Fleury

Amore e tradimenti airombra di Palazzo Fleury LA SECONDA TAVOLA ILLUSTRATA DEL «THEATRUM SABAUDIAE» DOMANI IN EDICOLA CON LA STAMPA Amore e tradimenti airombra di Palazzo Fleury Così piazza San Carlo a metà del Seicento divenne scenario di una tragica storia Maurizio Lupo Piazza San Carlo, iUustrata dalla seconda tavola del «Theatrum Sabaudiae» che «La Stampa» propone domani ai suoi lettori grazie ah'Archivio Storico del Comune, è ritratta al tempo in cui diventa tragico scenario di una storia di sesso, tradimento e morte. Ne è protagonista una «ragazzona bionda e pallida, di taglia molto infelice, con occhi piccoh, la bocca affatto bella, che non ha che la gioventù come richiamo». Così MademoiseUe de Montpensier giudica nel 1658 Jeanne de Trécesson, una giovane ambiziosa, giunta a Torino al seguito di Madama Reale Cristina cfi Francia. Bella o no, la lattea e ubertosa Trécesson sa spendere bene il fascino dei suoi verdi anni e si fa notare dal giovane duca Carlo Emanuele II. Ne diventa l'amante e gh dà tre figh: Cristina, sposata nel 1686 al principe Carlo Ferrerò di Masserano, Giuseppe, abate di Lucedio, morto verso il 1736, Luisa Adelaide, monaca ad Aosta. Nonostante ciò il Duca, per non compromettersi troppo, decide d'accasare Jeanne con un altro uomo. Le offre una gran dote e la fa sposare nel 1659 con il marchese Pompilio Benso, figlio di Michele Antonio, infeudato di Cavour nel 1649. Il marchese deve accettare, anche se la mogliettina non ha nessuna intenzione di troncare i rapporti con il Duca. Finché, appesantita dalle maternità, Jeanne incomincia a perdere i favori del sovrano, che ha messo gh occhi su un'adolescente. Si chiama Gabriella Mesmes di MaroUes e ha pure una sorella minore. Le due fanno del loro megho per emarginare la Trécesson, quando ad aiutarle giunge uno scandalo. La trama si consuma proprio in piazza San Carlo, all'odiemo numero 160, allora «Palazzo Fleury». Vi abita un giovane e avvenente colonnello delle Guardie del Corpo del Re. E' biondo, alto e briUante. Si chiama Francesco di Fleury. Jeanne lo nota subito, perché il palazzo dei marchesi di Cavour è contiguo. I due incominciano a civettare, poi la passione h prende. Per darvi sfogo fanno aprire una porta nel muro che separa i due palazzi. Il varco è nascosto con un armadio- che funge da porta segreta per incontri sempre più intimi e pericolosi. Perché il Duca è molto geloso. Della tresca si accorge uno staffiere della marchesa, un tal Comavin, che va a spifferare il «tradimento» a corte, nella speranza di guadagnare qualche compenso dal Duca. Invece trova la morte. Il 6 lugho 1666 il corpo di Comavin, con il volto sfigurato a colpi di falcetto, è rinvenuto in riva al fiume Stura, ucciso da un colpo di pistola. Il Duca non può far finta di niente e fa aprire un'inchiesta. Si viene a sapere che Comavin, la sera prima del delitto, era stato arre¬ stato in piazza San Carlo da Francesco di Fleury, che con l'aiuto dei suoi uomini lo aveva sequestrato «nella Cascinetta che Fleury possiede in regione Maddalene». Gli assassini materiali dell'omicidio vengono presi e condannati al capestro. Il bel Francesco, ritenuto il mandante, viene avvisato per tempo e riesce a fuggire. Il 17 ottobre, come riporta lo storico Francesco Cibrario, Fleury scrive al Duca una lettera nella quale ammette l'omicidio. La missiva vuole apparire umile, ma irrita il sovrano, perché gh offre centomila scudi in cambio deUa grazia. Non viene concessa, ma la condanna a morte è convertita in esilio perpetuo. Francesco lo sconta combattendo da corsaro contro i saraceni. Anche Jeanne lascia Torino, ma per fare bella vita a Parigi. Si rende ormai conto che non può più competere con le «soreUe MaroUes», definite «le piùbeUe ragazze di Torino». Piazza San Carlo, èia seconda tavola del «Theatrum Sabaudiae» che «La Stampa» propone domani ai suoi lettori

Luoghi citati: Aosta, Francia, Masserano, Parigi, Torino