Il conto è sempre aperto, nel nome di Tersite

Il conto è sempre aperto, nel nome di Tersite SUL MENSILE DI ADORNATO UN DIBATTITO CHE SPACCA ANCORA IN DUE IL PENSIERO POLITICO Il conto è sempre aperto, nel nome di Tersite Mano Baudino UNA poesia dopo le polemiche. Liberal, il mensile di Ferdinando Adomato, dedica al filosofo la parte monografica dell'ultimo numero, che ha per titolo «I conti con Bobbio», definendolo «uno dei più grandi maestri di pensiero dell'Italia repubblicana»; e lo saluta con una poesia di Ugo Foscolo, A Zacinto, il sonetto dell'esilio che inizia con i notissimi versi «Né più mai toccherò le sacre sponde Z ove il mio corpo fanciulletto giacque», e termina coll'addio alla terra natale irrimediabilmente lontana e perduta: «Tu non altro che il canto avrai del figlio Z o materna mia terra; a noi prescrisse Z il fato illacrimata sepoltura». Inutile cercarvi un riferimento a Tersite, il personaggio omerico arrogante e deforme nel nome del quale si consumò qualche anno fa una contrapposizione piuttosto aspra, a proposito dell'eredità del Partito d'Azione. Bobbio aveva scritto sulla Stampa che non esitava a considerare come «espressioni di un vero e proprio tersitismo culturale» gli argomenti di coloro che si impegnavano nella «demolizione del mito gobettiano e azionista», additando tra questi da un lato l'eredità del filosofo cattolico Augusto del Noce, dall'altro il «neoliberalismo» di Emesto Galli della Loggia, Dino Cofrancesco e di «alcuni collaboratori della rivista Liberal». Adomato gli aveva risposto manifestando «sorpresa nel vedere proprio Lei cadere in queste viete trappole del pensierq polemico», e ne era nata ima lunga discussione che aveva riportato il rozzo - e dimenticato - Tersite («guercio e zoppo, e di contratta Z gran gobba al petto; aguzzo il capo, e sparso Z cu raro pelo», come leggiamo nella traduzione àìèH'Iliade di Augusto Monti) al centro del confronto tra opposti schieramenti politicoculturali. Nella poesia di Foscolo vengono ricordati Omero ed Ulisse, ma niente di più. Difficile immaginare un'allusione all'orrido guerriero. C'è solo l'addio rispettoso a un italiano che doveva sentirsi, come il poeta, isolato e forse incompreso, ci spiega Massimo De Angelis il cui «dizionario critico», che inaugura il numero monografico, si conclude appunto col sonetto. Bobbio «esiliato in Patria»? Sembra una tesi curiosa, dato il grande seguito intellettuale del filosofo. Liberal lo prende di petto «Dalla parte di Tersite», come Adomato volle intitolare la risposta al suo articolo del '96, ripubblicato insieme ad essa in questo numero del mensile, ma non la chiude del tutto in questa immagine. Intanto, proprio Cofrancesco critica piuttosto aspramente molti fra coloro che vollero ricordarlo sui gioma- li, subito dopo la scomparsa. Altro che «illacrimata sepoltura», semmai «insulti alla memoria», come dal titolo del suo intervento. Nell'atto di accusa del politologo ce n'è per tutti, anche per La Stampa. Ma è proprio la sua valutazione di un Bobbio a due facce dove convivono «lucidità analitica» e (pregiudizi ideologici», a costituire il filo principale che lega i vari interventi. Così, se Sergio Romano sottolinea la tentazione che ebbero i Ds di «fare di lui il nume tutelare della nuova sinistra italiana», Gianni Baget Bozzo si spinge oltre e lo definisce «pensatore di riferimento e di legittimazione per l'autunno della sinistra», che «aiutò il socialismo riformista a pensarsi come prassi politica democratica senza costruirsi come dottrina sociale». Il Bobbio che emerge dalle riflessioni di intellettuali decisamente critici sull'azionismo come sono quelli vicini alla rivista Liberal è «antifascista ma filocomunista e dunque non antitotalitario», come sottolinea Massimo De Angelis, che gli riconosce peraltro il merito di «aver dialogato coi comunisti e in genere con la sinistra sul tema della libertà. Senza accondiscendenze e spingendoli sulla scia del revisionismo teorico». C'è un aperto riconoscimento del suo «realismo», ad esempio nello scritto di Paolo Del Debbio che si intitola significativamente «L'enigma dei diritti», perché «non lo porta alla disillusione o al pessimismo», nella serena fiducia che la ragione ha tempi lunghi; e c'è una critica piuttosto radicale al suo «illuminismo», da parte del filosofo cattolico Aldo Rizzo, che ne analizza il rapporto con Augusto Del Noce. Da sinistra, invece, un politologo come Biagio De Giovanni riconosce che il «debito» con Bobbio è assai rilevante: «ma proprio questo spinge a dire con chiarezza come si vede la questione dell'eredità che egli ci lascia». E cioè quel «giacobinismo elitista» su cui la discussione resta aperta. Ancora una volta, a dividere è il giudizio sull'azionismo «torinese», più che non quello sul maestro scomparso. Il Professore è descritto come un «esiliato in patria», un punto di riferimento per «l'autunno della sinistra»

Luoghi citati: Italia, Zacinto