Al Qaeda: in Iraq non siamo stati noi

Al Qaeda: in Iraq non siamo stati noi SI UCCIDONO I GENITORI DI UN RAGAZZO MORTO NELLA STRAGE ALLA MOSCHEA DI KARBALA Al Qaeda: in Iraq non siamo stati noi Ma gli americani insistono sulla pista della rete di Osama Paolo Mastrolilli NEW YORK «No agli americani. No ad Israele. No ai terroristi». Washington è convinta che le stragi di martedì a Karbala e Baghdad siano opera di Abu Musab al-Zarqawi, magari con l'aiuto degli ex servizi segreti di Saddam, ma gli iracheni die ieri hanno sepolto le vittime non hanno fatto distinzione, mettendo tutti insième nelle loro grida di dolore e di protesta. La festa dell'Ashoura si è trasformata in una processione di funerali, con fedeli e famigliari dei morti avvolti nei drappi rossi, neri e verdi, che simboleggiano il martirio. I leader iracheni e quelli americani hanno fatto appelli alla calma, ma intanto non c'è accordo neppure sul numero delle vittime: il Pentagono lo ha ridotto da 143 a 117, mentre il presidente del Consigho governativo, Mohammed Bahr al-Ulloum, ha detto che è salito a 271. Una coppia di scuti, Hussein Saiman Aziz, 39 anni, e Salha Yasser Roufayil, 35, si è uccisa ieri nei pressi di Kirkuk dopo aver appreso della morte del figlio di 12 anni nell'attentato di Karbala. I genitori hanno appreso della morte del ragazzo quando il suo corpo è stato riportato al villaggio. I militari Usa hanno arrestato 15 persone sospettate di essere coinvolte negh attacchi e le stanno interrogando: almeno 5 parlano farsi e quindi potrebbero essere iraniani. Questo ha rilanciato il sospetto di alcuni analisti, come lo studioso dell'American Enterprise Institute Michael Lede- en, secondo cui gli sciiti di Teheran piangono i morti di Karbala e Baghdad, ma in realtà permettono ai teipxnisti di transitare dal loro territorio perché sono complici e vogliono il fallimento dell' occupazione americana in Iraq. Una lettera spedita da al Qaeda al giornale arabo di Londra Al-Ouds Ai-Arabi, se confermata autentica, comphea ancora di più le valutazioni. Il testo, infatti, definisce gli sciiti «infedeli», ma smentisce ogni coinvolgimento negh attaedu, scaricando la responsabilità su Washington: «Le truppe americane hanno compiuto lì massacro per uccidere innocente. Potrebbe essere un gioco delle parti, in cui l'organizzazione di Bin Laden cerca di incolpare gli Stati Uniti, oppure significa che Zarqawi e il gruppo Ansar al Islam stanno prendendo iniziative autonome. Comunque sia il generale Abizaid, capo del Comando centrale americano che controlla tutto il Medio Oriente, non ha dubbi sul coinvolgimento del terrorista giordano. Intervenendo ieri ad un'audizione in Congresso, ha parlato così: «Il livello di organizzazione e il desiderio di provocare vittime tra i fedeli innocenti è un chiaro segno della rete di Zarqawi, e noi abbiamo informazioni di intelligence che lo collegano a questi attacchi». Abizaid ha detto che forse i terroristi si sono alleati con i vecchi servizi segreti di Saddam, e ha rivelato che alcuni arresti fatti lunedì sera hanno impedito un bilancio peggiore, in cui dovevano rientrare anche gli omicidi di leader politici e religiosi sciiti. Il generale ha dichiarato di essere ancora otti- mista sul futuro democratico dell' Iraq, però ha chiarito che «non abbiamo la certezza di riuscire al cento per cento. La guerra civile non è probabile, ma è possibile. Il prossimo futuro sarà un periodo molto pericoloso, perché gli estremisti cercheranno di far deraghare i nostri sforzi». Quindi anche lui ha lanciato una frecciata all' Iran, accusandolo di aver «chiuso un occhio davanti all'infiltrazione di terroristb). A queste preoccupazioni sulla sicurezza dei confini, che poi sono le stesse espresse martedì dall'ayatollah iracheno al Sistani, ha cercato di rispondere il governatore americano Paul Premer, che ha promesso 60 milioni di dollari per potenziare i controlli lungo le frontiere, e frenare «il flusso dei terroristi stranieri intenzionati a far fallire il progetto democratico in Iraq», come lo ha definito a Londra il premier britannico Blair. Bremer comunque ha ribadito che gli Usa restano fermi nei loro propositi, e haannunciato che la firma della nuova Costituzione provvisoria, rimandata per i tre giomi di lutto proclamati dopo gli attentati, avverrà domani. Ma intanto anche la guerriglia continua i suoi attacchi. Ieri qualcuno ha lanciato razzi contro una centrale di Baghdad appena riparata, che consente le telefonate intemazionah: un iracheno è morto e le comunicazioni sono saltate. A Tikrit, invece, quattro colpi di mortaio sono caduti nella base della Quarta -divisione di fanteria, senza fare vittime, mentre in serata cinque forti esplosioni hanno scosso ancora la capitale. A Karbala, come a Baghdad, una folla immensa ha partecipato ai funerali delle vittime degli attentati di martedì