«Non basta la rabbia anti-Bush per farcela» di Maurizio Molinari

«Non basta la rabbia anti-Bush per farcela» MICHAEL NOVAK DELL'AMERICAN ENTERPRISE INSTITUTE. IL THINK TANK VICINO Al REPUBBLICANI «Non basta la rabbia anti-Bush per farcela» «La gente non affiderà il bilancio a un ricco di sinistra» intervista Maurizio Molinari :..\..-'::-::^.^.-^ ^^ti NEW YORK ##IVI ^N vincerà perché non "lìl ha abbastanza argomenti: la rabbia contro Bush non è un'arma sufficiente per conquistare la Casa Bianca». Dopo aver pesato pregi e difetti di John Kerry, il direttore degli studi politici e sociali all'American Enterprise Institute, Michael Novak, arriva a questa conclusione. E poi aggiunge: «Attenzione, perché la nomination non è ancora ufficiale: manca molto tempo al voto e potrebbero emergere scandali capaci di deragliarla». Visto che Kerry ha appena battuto la concorrenza democratica, cominciamo dai pregi: quali sono? «Ha una grande dignità, quasi aristocratica, che lo fa apparire al di sopra della ressa, come un politico francese o italiano». Questo gli ha permesso di conquistare la nomination? «Ha vinto perché è parso il più eleggibile. I democratici erano pronti ad accettare chiunque desse la speranza di poter competere: all'inizio hanno pensato che l'uomo giusto fosse Dean, ma poi hanno scelto Kerry. La sua grande forza è la rabbia anti Bush che unisce l'opposizione, ma la rabbia non è mai bastata a conquistare la Casa Bianca». Il fatto di essere stato un eroe di guerra in Vietnam non lo aiuta, in un'elezione dominata dalla sicurezza nazionale? «Lo ha già aiutato durante le primarie. Ma ora ambisce a guidare il paese, non un plotone, e non credo che alla fine gli americani si fideranno di lui più che di Bush». Passiamo ai difetti: quali sono le sue debolezze principali? «Kerry - risponde il consigliere della Casa Bianca - è un limousine liberal, un ricco di sinistra che vuole prendere i soldi degli altri alzando le tasse, per poi spenderli in programmi che non funzionano. E' un Dukakis con qualche centimetro in più di altezza, e non credo che gli elettori si fideranno di lui per gestire il bilancio, quando scopriranno chi è davvero. La sua figura, poi, può trasformarsi in uno svantaggio, perché è freddo e distaccato, e questa non è la stagione mighore negli Usa per i politici alla francese». I repubblicani lo attaccano sui voti espressi in Senato, accusandolo di aver cercato di tagliare i fondi della Difesa. «E' vero, e sarà un tema importante nelle elezioni. Kerry, in generale, è un flip flop, uno che cambia posizione a seconda della convenienza politica. Questo emergerà durante la campagna e lo metterà in difficoltà rispetto a Bush, che invece è determinato e coerente». Passiamo ai temi: quanto peserà la guerra in Iraq? «Poco, a meno che da qui a novembre non avvenga qual¬ che disastro. La maggioranza degli americani ha sostenuto e sostiene ancora la guerra, perché ha capito quanto fosse pericoloso e criminale Saddam. Se poi il processo all'ex dittatore cominciasse prima del voto e fosse trasmesso in televisione, avrebbe un grande impatto a favore di Bush». I democratici puntano anche sull'economia e la disoccupazione. Non sono argomenti sufficienti? «L'economia è in forte ripresa, e continuerà così. La disoccupazione c'è, ma è meno grave di quanto sembri. I dati del governo tengono conto solo delle informazioni ricevute dalle aziende, e quindi ignorano i posti creati dalla piccola imprenditoria famigliare, che si sta rilanciando grazie alla ripresa. La disoccupazione reale è più bassa di quella ufficiale, e questo si sentirà al momento di votare». Si parla molto anche della «guerra culturale», dopo l'appoggio di Bush all'emendamento costituzionale contro i matrimoni gay. Quanto conterà? «Bush vincerà il voto cattolico, soprattutto grazie alle posizioni sull'aborto, e così porterà via ai democratici un blocco decisivo di swing voters, ossia elettori di centro che cambiano posizione da ima consultazione all'altra. Questo gli permetterà di ottenere successi determinanti negli stati contesi come Pennsylvania, Ohio, lowa e Missouri, che saranno la chiave per conquistare la Casa Bianca». |C|j| In Senato votò "" per tagliare i fondi alla Difesa e questo sarà un tema importante nella campagna elettorale E' uno che muta idea a seconda della convenienza politica mentre il suo rivale alla Casa Bianca è coerente A A e determinato ^^ Michael Novak

Luoghi citati: Iraq, Missouri, New York, Ohio, Pennsylvania, Usa, Vietnam