Parmalat, resta a Milano l'indagine per aggiotaggio di Susanna Marzolla

Parmalat, resta a Milano l'indagine per aggiotaggio Parmalat, resta a Milano l'indagine per aggiotaggio No allo spostamento a Parma, dove non ci sarà rito immediato. Sette nuovi inquisiti Susanna Marzolla MILANO Aggiotaggio, ostacolo all'attività della Consob, false comunicazioni dei revisori: tutto quello che riguarda l'inganno al mercato, a Milano. Associazione a delinquere, bancarotta, false comunicazioni sociah: il disastroso crack della Parmalat, a Parma. La divisione delle indagini, decisa «d'amore e d'accordo» dalle procure delle due città, ieri ha avuto l'avallo della Cassazione. Il procuratore generale ha infatti respinto la richiesta di alcuni indagati di spostare a Parma l'intera inchiesta. E tra i motivi che l'hanno convinto a mantenere a Milano la competenza proprio il fatto che, osservano in procura, «non c'è stato alcun contrasto tra uffici del pm». Ovviamente il pg è stato convinto anche dalle osservazioni giuridiche dei magistrati milanesi, come dice il procuratore ag¬ giunto Angelo Curto: «Ritenevamo di essere competenti e i fatti ci hanno dato ragione». Nessun'altra osservazione: «Le decisioni dice - quando provengono da un organismo superiore non si commentano, si eseguono». Aplomb meneghino e schiettezza emiliana: «Siamo molto soddisfatte», dicono le due pm di Parma, Antonella loffredi e Silvia Cavallari. Indaffarati e silenti i milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusaco e Carlo Nocerino - ieri proprio a Parma per proseguire gli «interrogatori di garanzia». Presumibilmente molto soddisfatti anche loro, però, visto che l'istanza sulla competenza territoriale era il maggior ostacolo al ruolino di marcia che si sono dati; e che porta in tempi rapidi al processo con rito immediato. Teoricamente su questa strada esiste un altro ostacolo: convincere il gip dell'«evidenza della prova». Ma in procura sono convinti di poterlo superare facilmente: non solo e non tanto per le dichiarazioni degh stessi indagati, quanto per la quantità di documenti raccolti. Tutti caratterizzati dallo stesso elemento: la falsità materiale dei dati fomiti, che avevano come unico scopo fornire al mercato «rassicurazioni circa la solidità finanziaria del gruppo Parmalat, invece in crisi a far data per lo meno dal 1999, idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo dei titoli». Con questo capo d'accusa entro il 19 marzo sarà presentata la richiesta di processo. Ma per quanti indagati? Il numero totale, si è saputo ieri, è salito a cinquantaquattro, comprese una decina di «persone giuridiche» (società di revisione e istituti di credito). Ai nomi già noti se ne sono aggiunti sette, tutti definiti «di medio livello»: tra questi il direttore di Parmalat finanziaria, Andrea Petrucci, e due funzionari di Bank of America, Luis Moncada e Antonio Luzi. Questi ultimi erano già stati sentiti come testimoni, ma dopo l'interrogatorio «spontaneo» di Luca Sala, l'ex dirigente della banca poi passato alla Parmalat, la loro posizione è mutata. E Sala deve aver detto parecchie cose interessanti visto che, con i suoi verbali, le fonti di prova da 139 sono arrivate a 142. E' comunque improbabile che la richiesta di rito immediato coinvolga tutti gli indagati. Sicuramente ci saranno i ventisei della prima ora - amministratori e dirigenti della Parmalat, sindaci, revisori dei conti, l'avvocato Zini - cui potrebbero aggiungersi altri manager. Come Giovanni Ponici, ex presidente di Parmalat Venezuela, risentito ieri dal pm Fusco. Lo conferma, indirettamente, il suo avvocato: «E' stato un interrogatorio volto a capire se esistono gli estremi per un rinvio a giudizio per aggiotaggio». Difficilmente le richieste di processo riguarderanno personaggi di spicco del mondo bancario: le indagini devono essere ancora completate, però...Però a Milano un'idea in testa sembrano averla: rifare una specie di ((processo Cusani». Giusto dieci anni fa:, Sergio Cusani, formalmente, era l'unico imputato di un dibattimento che si trasformò in un processo alla «prima repubblica». Come «indagati di reato connesso» sfilarono tutti, da Craxi a Forlani e, nei fatti, furono processati e giudicati lì, davanti alle telecamere. Si vuole un replay con al cen¬ tro non più i politici, ma esponenti del mondo finanziario e bancario? Possibile. Visto che i pm di Milano stanno raccogliendo in fretta più prove possibili. Ieri, ad esempio, hanno sentito nuovamente Calisto Tanzi in carcere; sembrava una formalità, è durato cinque ore; «e venerdì si ricomincia)), fanno sapere i suoi legali. Mentre i pm di Milano si incontrano con quelli di Parma e, a sera, fanno il punto su quello che Tanzi ha detto; argomenti: la collocazione dei bond e i rapporti col mondo bancario. Gli stessi argomenti del futuro processo di Milano. Si è fatta chiarezza, ieri, anche sui tempi deh'inchiesta e del processo a Parma: dopo una riunione serale la procura ha rinunciato definitivamente all'ipotesi di chiedere il rito immediato per il crack Parmalat. La procura di Parma «ha la speranza di chiudere la partita della bancarotta di Parmaat Spa e Parmalat Finanziaria entro sei mesi». Calisto Tanzi