Tra Papandreu e Karamanlis, vince la nuova Grecia di Aldo Rizzo

Tra Papandreu e Karamanlis, vince la nuova Grecia Tra Papandreu e Karamanlis, vince la nuova Grecia Aldo Rizzo TEMPO di elezioni, in Europa. Il 14 marzo si vota in Spagna e in Russia. Ma, prima ancora, viene la Grecia. Tra sei giorni, centrodestra contro centrosinistra, Kostas Karamanlis, leader di «Nuova Democrazia», contro Gheorghios Papandreu, nuovo capo del Partito sociahsta paneUenico, o «Pasok». I sondaggi dicono centrodestra e Karamanlis, ma il divario col centrosinistra si è ridotto e Papandreu spera che si ripeta il «miracolo» del 2000, quando persino gh «exit poh» davano vincente «Nuova Democrazia» e il conteggio ufficiale assegnò per pochi voti la vittoria al Pasok, allora guidato da TCostas Simitis. Ma è difficile, dicono gh uomini di Karamanlis, che i miracoli si ripetano. Nomi come Karamanlis e Papandreu fanno pensare alla vecchia Grecia, instabile e rissosa, non a caso «punita» da sette anni di duro regime militare, prima di recuperare la democrazia (lei che l'aveva «inventata», 2500 anni fa). Recuperandola, nel 1974, capì finalmente che doveva gestirla con saggezza. modernizzandosi negli schieramenti pohtici e nelle strutture economico-sociali, e per questo puntò subito all'integrazione in Europa. Diede un grosso contributo il vecchio Konstantin Karamanlis, zio di Kostas, rientrando da un lungo e comodo esiho a Parigi, un po' meno Andreas Papandreu, padre di Gheorghios, che portò dalle università americane e dai loro circoli di sinistra un'astrattezza ideologica, che cumulò con fattori genetici levantini. Tutt'altro discorso per il figlio, che si è rivelato un politico corretto e pragmatico, forsie il mighore oggi in Grècia, con la volontaria uscita di scena di Simitis. Ma si dice molto bène anche di Karamanlis junior. Cambiano le generazioni e cambiano i tempi. Dal 1981 la Grecia è nella Comunità, poi Unione, europea. Ha saputo fare buon uso degli aiuti comunitari ed è riuscita a far propri i severi parametri di Maastricht, entrando nella zona dell'euro. La sua economia cresce a un ritmo superiore a quello medio dell' Uè, ha un Pil «prò capite» di circa 12 mila dollari, di poco inferiore a quello della Spagna, un po' superiore a quello del Portogallo (cito tre paesi integratisi in Europa, nel segno della democrazia e dello sviluppo, uscendo da tre cupe dittature: anche per dire che cosa significhi nei fatti la forza di attrazione del «processo» europeo). Ha infine saputo razionalizzare la sua politica intema, parlamentare, dando forza a due grandi partiti, in concorrenza tra loro in imo spirito di alternanza, ed emarginando i gruppi radicali e destabilizzanti. Così, che vinca Karamanlis o Papandreu, la democrazia e la nuova modernità della Grecia non corrono rischi (senza dimenticare il grande «test» di efficienza rappresentato, in agosto, dalle Olimpiadi). Naturalmente, questo non significa che non ci siano differenze (è ovvio che ci siano anche tra conservatori moderati e progressisti moderati) e che queste elezioni non pongano interrogativi. Tra le differenze, cito quella sui rapporti tra il potere civile e quello rehgioso: la Chiesa ortodossa continua a esercitare un'influenza forse troppo grande, i socialisti vorrebbero contenerla, mentre i conservatori ne vedono i vantaggi, specie sotto le elezioni. Tra gh interrogativi. il più importante mi pare riguardi la pohtica estera, che poi vuol dire la politica verso la Turchia e verso Cipro, due grandi temi, o due grandi nodi, per l'Europa intera. Come ministro degh Esteri di Simitis, dal 2000, Papandreu ha preso una posizione molto coraggiosa sulla candidatura turca all'Ue, giudicandola vantaggiosa per tutti, naturalmente a condizione che Ankara assolva fino in fondo il compito di diventare ima piena e laica democrazia. E, quanto a Cipro, ne ha incoraggiato una solidale ed equa riunificazione, prima che sia solo la parte greca (anche se è quella intemazionalmente riconosciuta) a entrare neU'Ue il 1 "maggio. Puòcambia- l re qualcosa se vince Karamanlis? Probabilmente non su Cipro, visto che ormai, e finalmente, c'è una formidabile pressione intemazionale, con l'Onu in testa. In conclusione auguri a tutti per queste elezioni greche, sperando che un analogo «fair play» si ritrovi in altre elezioni, comprese quehe nostre, italo-europee, del 12 e 13 giugno. Le premesse, purtroppo, non sono incoraggianti. Per noi. Dal 1981 il paese è in Europa, la sua economia cresce a un ritmo superiore a quello medio dell'Ile, ha dato vita a un sistema politico di alternanza, emarginando i gruppi radicali e destabilizzanti