AMARA LAUREA

AMARA LAUREA PEGGIORALASITUAZIONE DI CHI HA STUDIATO AMARA LAUREA Chiara Saraceno 'TiRA il 2002 e il 2003 le possibilità di trovare una A occupazione entro un anno dalla laurea sono un po' peggiorate. Nel 2003 ha trovato infatti una occupazione il 54,996 dei neolaureati, a fronte del 56,996 di un anno prima. La percentuale sarebbe ancora più bassa se si escludessero dal computo coloro che lavoravano già prima della laurea: circa un quarto degli occupati. E' peggiorato anche il livello del reddito da lavoro che gli occupati riescono ad ottenere: il reddito mensile medio di un neo-laureato è sceso da 1.015 nel 2002 a 96y euro nel 2003. In termini reali, tenuto conto di una inflazione al 2,596 nello stesso periodo, comporta un peggioramento del 796 circa. Questa diminuzione si accompagna ad una maggiore incidenza dei rapporti di lavoro atipici, che sono passati dal 40 al 4496. Non è detto che tutti si trasformino in tempi brevi in contratti standard. Tra i laureati da cinque anni il 16,596 continua a rimanere in un contratto a tempo determinato. E solo il 3596 dei co.co.co è riuscito ad ottenere un contratto a tempo indeterminato. L'indagine di «Alma Laurea» su un ampio campione di laureati di 24 atenei, comprendenti circa un terzo di tutti i laureati italiani, offre qualche elemento in più per comprendere la percezione di impoverimento da parte di una quota almeno dei cosiddetti ceti medi. Le giovani generazioni più istruite, quindi in linea di principio con migliori chance sul mercato del lavoro rispetto ai coetanei con un livello di istruzione più basso, hanno effettivamente subito un peggioramento delle proprie condizioni, che incide sulle loro strategie di medio periodo (uscire dalla casa dei genitori, mettersi in coppia, fare un figlio;. Il peggioramento colpisce anche i loro genitori, che non vedono "ripagato" il proprio investimento nel futuro dei figli (tre quarti dei laureati nel 2002 sono stati i primi della loro famiglia ad ottenere una laurea). E devono continuare a mantenerli. E' vero che la laurea continua a «pagare» in termini occupazionali e reddituali. Ma il vantaggio dei laureati rispetto ai diplomati di scuola secondaria superiore si è ridotto: da 7,4 punti percentuali nel 2002 a 5,5 nel 2003. Entro questo quadro, oltre alle consuete differenze territoriali, e al permanere di quelle, di classe sociale, colpiscono in modo particolare le differenze di genere, come era già stato messo in luce dalla Indagine ISTAT sui destini dei laureati. Nonostante le giovani donne terminino più in fretta gli studi dei loro coetanei maschi, e con voti migliori, fanno più fatica a trovare un lavoro, lo trovano meno spesso a tempo indeterminato (ha un contratto di questo genere il 43,796 degli occupati a fronte del 3396 delle occupate) e ricevono una remunerazione più bassa anche a parità di posizione, con percentuali che oscillano dal 796 per gli imprenditori al 3096 fra coloro che lavorano senza contratto. Le differenze sono aumentate soprattutto nelle posizioni più alte nel corso degli ultimi cinque anni. La parità sembra diventare più lontana

Persone citate: Chiara Saraceno