Corporate: non sono tutte uguali occhio al rating e al grado di rischio

Corporate: non sono tutte uguali occhio al rating e al grado di rischio LA POSTA DI MAGGI Corporate: non sono tutte uguali occhio al rating e al grado di rischio Le chiedo un parere su due obbligazioni che ho comprato a maggio 2002. I titoli sono Lucchini Tasso Variabile 02/05, prezzo di acquisto 100,25 per 20.000 euro e Bonaparte Finance 7,250Zo, prezzo di acquisto 98,19 per 15.000 euro. E' meglio vendere subito i due titoli incassando immediatamente una perdita in conto capitale visti i prezzi decisamente inferiori a quelli da me pagati, o aspettare le scadenze, entrambe tra circa un anno, con un eventuale rischio default. Faccio presente che l'importo dei due bond equivale a circa un quinto del mio patrimonio per il resto investito in fondi comuni. Inoltre avrò bisogno di questi soldi al massimo entro la naturale scadenza dei titoli per l'acquisto della casa e che quindi hanno per la mia famiglia grande rilevanza. Carlo P. (Asti) Le obbligazioni corporate sono sotto l'attenzione dei risparmiatori dopo i casi nefasti della Cirio e della Parmalat. Finalmente, viene da dire, con la preoccupazione che deve essere riservata a questa categoria di titoli. Finora le obbligazioni aziendali (come quelle degli emittenti statali dei Paesi Emergenti, vedi Argentina) sono entrate nei portafogli dei risparmiatori come un' alternativa ai titoli di Stato «che rende un po' di più». Invece sono molto più vicine alle azioni, quanto a rischio e liquidabilità, che non ai Btp. Si è sempre data, agli sportelli, enfasi sul «rendimento cedolare» e si è sempre di fatto minimizzato il rischio. Non è stata fatta da parte delle banche un'adeguata opera di informazione sulla distinzione tra bond con rating (il voto di affidabilità delle società di analisi) e bond senza rating. In secondo luogo, tra i bond con rating, non si è spiegato il grado diverso di rischio ad avere un voto «da investimento» ed un voto «da speculazione». Infine, non si è detta la cosa più importante: che i rating possono cambiare nel tempo e che gli slittamenti all'ingiù o le promozioni all'insù sono la norma sui mercati obbligazionari. Parmalat è una eccezione solo nella velocità fulminea con la quale è stata fatta precipitare dal voto BBB- (il minimo «da investimento») alla D della situazione fallimentare. I giornali, il nostro da tempo, hanno cercato e cercano di spiegare i vari pericoli insiti nei prodotti finanziari, ma è logico che i messaggi sugli investimenti arrivino (o non arrivino) più facilmente alle famiglie dagli sportelli. Con i bond del lettore, Lucchini e Bonaparte, siamo al primo allarme, quello che non è stato fatto scattare dal bancario, al momento dei collocamenti, per il fatto di essere prestiti senza Rating. Ciò non vuol dire necessariamente che la loro sorte sarà quella dei bond Cirio, ma l'angoscia del lettore è la prova che l'acquisto fu fatto senza l'auspicabile consapevolezza, se ora egli mette in conto di perdere una forte somma in conto capitale pur di non finire con un pugno di mosche in mano. Previsioni sulla futura possibilità della Lucchini, azienda per la produzione di acciaio, e della Bonaparte, società del business immobiliare, di rispettare le proprie scadenze debitorie noi non ne facciamo. Così come non azzardiamo trend di singole azioni di aziende. Questo è il lavoro degli analisti finanziari, e questo è lo scopo dei Rating, dove l'insieme delle informazioni dirette dei dirigenti, dei bilanci e dei certificatori confluiscono in quel giudizio in lettere di Moodys o di Standard&Poor's che è sempre più familiare ai risparmiatori. Gli investitori, e tantomeno i giornalisti, è bene quindi non si improvvisino analisti. Per scartare i bond senza Rating dal novero delle scelte basta del resto sapere che non sono quotati, quindi sono rivendibili a fatica e, come ha scoperto il lettore, con gravi sacrifici di prezzo. Noi li abbiamo rilevati il 24 febbraio, a mo' di esempio, per illustrare la distanza tra le quotazioni di chi acquista e quelle di chi vende rilevate da alcuni operatori sui tabulati di Bloomberg, l'agenzia che riporta gli affari «extraborsa». Il bond Lucchini variabile costava 89 in acquisto ma rendeva 78 a chi lo voleva vendere per UBM; 89 e 76 per Caboto; 88 e 76 per Mediobanca. Il bond Bonaparte 7 V40Zo aveva questi spread: 93/90,5 per Caboto, 93/90,35 per Akros e 94/90 per UBM. Sbalzi che dimostrano come, una volta comprati, i corporate senza rating non quotati cadono di prezzo per la scarsa liquidità, a prescindere da eventuali scivoloni dovuti a cause connesse con l'andamento dell'azienda, o di riflesso per vicende come Cirio o Parmalat che colpiscono il settore intero. Useremo quindi, per il consiglio finale, lo stessa schema dì ragionamento che seguiamo con chi chiede pareri su singoli titoli azionari: a prescindere dalla qualità e dal momento della società, l'avere uno o due bond è per noi un rischio sempre eccessivo per i risparmiatori. Se costui intende puntare a un rendimento (forse) più elevato con i corporate bond, variabile ma contemporaneamente senza il rischio di default, ha la strada del ricorso a un fondo in corporate bond o a un Etf su indici di bond aziendali, già quotati a Parigi o Francoforte e disponibili agli investitori italiani attraverso le banche (soprattutto quelle online). M La finanza creativa e le banche Mi permetto di sottoporre una mia considerazione relativamente agli avvenimenti Pannalat. A fronte delle giustificazioni del Sistema Bancario, che, peraltro conettamente, si rifa alle responsabilità delle società di revisione e di rating, che dovrebbero garantire le informazioni fomite dalle Società, nessuno, sinora, ha contestato il fatto che la vera responsabilità del sistema è di non essere entrato nel merito delle operazioni, e delle motivazioni industriali, per cui l'azienda chiede al mercato i finanziamenti. La concessione di finanziamenti o la collocazione sul mercato di obbligazioni, perpermettere operazioni di «Finanza Creativa», e non industriali, sono la vera re¬ sponsabilità, su cui si dovrebbe riflettere. Guido Rispoli (vice Presidente di ANASF, Associazione Nazionale dei Promotori Finanziari) Il lettore ha ragione ad individuare la finanza creativa come il punto debole, peraltro non impossibile da scoprire, nella vicenda dei finanziamenti concessi a Parmalat. Non è vero infatti che nessuno abbia mai contestato le richieste di fondi di Parmalat alle banche e non sia entrato nel merito industriale di tali richieste. Tra altri, che hanno provveduto a giudicare negativamente gli approcci della Parmalat al sistema del credito internazionale sostenendo che le richieste di denaro da parte di società improbabili domiciliate in paradisi fiscali per scopi misteriosi erano un segnale più che sospetto, ricordiamo la Merrill Lynch. In un suo report, reiterò l'indicazione «sell», vendere, sul titolo Parmalat ancora nel marzo scorso, mesi prima dello scoppio dello scandalo. E Sconti fiscali per la prima casa Mi spiega quali sono le agevolazioni Iva sull'acquisto dei materiali e sulla mano d'opera per la costruzione della prima casa. Fra un mese ritiro la licenza edilizia e brancolo nel buio. Magliotto Giovanni I contratti di appalto per la costruzione della prima casa su terreno proprio scontano l'Iva al 47o. Stesso discorso per i materiali, se acquistati dalla ditta che esegue la loro posa in opera. E' bene rilasciare dichiarazioni che riguardino il diritto a godere delle agevolazioni. I requisiti per avere tale diritto sono contenuti nella tabella allegata al testo unico dell'imposta di registro, a cui la legge sull'lva si richiama. M L'affitto e la divisione delle spese Affitto un alloggio in una casa di tre piani, con un alloggio per piano, di un unico proprietario. A breve due dei tre alloggi saranno liberi per motivi vari ed in attesa dei nuovi locatari come ci si comporta con le spese in oggetto pur azzerando i termostati e chiudendo i rubinetti generali dell'acqua calda? Qual è la quota a carico del padrone di casa? Giovanni Heffler (e-mail) Anche se si tratta di una casa di un unico titolare e non un condominio, il conduttore deve essere posto nelle condizioni di verificare le spese, tanto è vero che l'art. 10 L. 392/78 dispone che, nelle case non in condomìnio, il proprietario debba convocare apposita assemblea dei conduttori che avranno diritto di voto sull'approvazione delle spese di riscaldamento. L'edificio deve essere munito di apposite tabelle di ripartizione. Il principio è quello secondo cui qualora l'immobile resti lìbero sia il proprietario a pagare le spese di riscaldamento. Bl Precisazione: i mutui e le condizioni Nell'articolo sui mutui apparso su Tuttosoldi del 16 febbraio scorso è stata indicata per errore la holding Capitana anziché il Banco di Roma. Inoltre le condizioni dei mutui di banca Ucb sono le seguenti: il tasso variabile è indicizzato a Euribor 3 mesi -f-l,4007o sia per i 10 che per i 15 anni; il tasso misto ha tasso fisso per 5 anni del 4,250Zo. Hanno collaborato: FLAVIO CHIODINI segretario nazionale Confappi PAOLO GATTO consulente legale Appc ROBERTO BELLA, Presidente Ircat Chi desidera risposte in tema di risparmio e investimenti, banca, casa, fisco, pensioni e previdenza scriva a: Tuttosoldi via Marenco 32 10126 Torino Acura di GLAUCO MAGGI E-mail: glauco.maggi@lastampa.it

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