La guerra in Iraq Per Blair le accuse non finiscono mai

La guerra in Iraq Per Blair le accuse non finiscono mai NUOVE BORDATE CONTRO IL PREMIER La guerra in Iraq Per Blair le accuse non finiscono mai I procuratore generale che autorizzò l'attacco avrebbe subito «pressioni». Il governo ha rifiutato finora di divulgare il parere Maria Chiara Bonazzi LONDRA I dubbi sulla legalità della guerra in Iraq non danno tregua a Blair, che si ostina a non pubblicare per esteso il parere del procuratore generale. Lord Goldsmith, sulla base del quale il governo britannico vinse il voto cruciale in Parlamento e autorizzò il conflitto. Stando a quanto riferiscono due settimanali britannici, il procuratore, che fino a qualche tempo prima riteneva necessaria una seconda risoluzione dell'Orni per sanzionare l'uso della forza, cambiò idea poco prima dell' invasione. Inoltre si ritiene che gh alti vertici militari avessero fatto sapere che non avrebbero dato l'ordine di combattere in mancanza di un giudizio legale inequivocabile, per evitare di esporre le truppe al rischio di essere processate. Il governo continua a trincerarsi dietro la spiegazione che i pareri fomiti al governo dal procuratore generale non vengono di norma divulgati. Ma ormai onorare questa convenzione non fa che avvelenare sempre più il clima politico, dice lo stesso ex primo ministro John Major, il quale ieri è andato alla Bbc per dire che è nell'interesse di Blair pubblicare i dettagli del giudizio. Del giudizio di Lord Goldsmith si sa soltanto che è basato sulla risoluzione Onu numero 678, approvata nel 1990, in congiunzione con la risoluzione 1441 del 2002. Secondo l'wObserver», che si riferisce a «documenti legali» emersi durante il recente processo a Katherine Gun (la traduttrice del quartier generale britannico delle intercettazioni accusata di aver divulgato una email con cui la National Security Agency americana chiedeva alle spie britanniche di, tener d'occhio alcuni diplomatici dell' Onu), Goldsmith «riscrisse il suo parere legale a Tony Blair per dare alle forze armate l'assicurazione inequivocabile che la guerra non sarebbe stata illegale». Sempre stando a quanto scrive il settimanale, gh alti gradi militari britannici si rifiutarono di mobilitare le truppe già stazionate in Kuwait perché erano convinti che la guerra non sarebbe potuta incominciare finché non avessero ricevuto la garanzia che né loro stessi, né i loro uomini, avrebbero potuto essere processati. La guerra incominciò una decina di giorni dopo. Anche l'alndependent on Sunday» dice che Goldsmith nel novem¬ bre 2002 credeva che fosse necessaria una seconda risoluzione Onu. Secondo l'aObserver» il suo parere iniziale fu ((reso più stringente dopo che sir Michael Boyce, capo di Stato maggiore della Difesa, richiese una dichiarazione incontrovertibile che l'invasione era legale. Si ritiene che Boyce abbia dato la sua approvazione solo dopo aver visto il parere di Goldsmith». I critici della guerra credono che il governo britannico fosse ansioso di non divulgare i dettagh del parere di Lord Goldsmith durante il processo a Katharine Gun, la cui difesa intendeva infatti chiedere la pubblicazione del documento. Nonostante Lord Goldsmith abbia insistito che non c'erano ragioni politi¬ che dietro la decisione di archiviare il processo Gun, gh interrogativi si infittiscono, complice il fatto che l'ex ministro dello sviluppo Estero Giare Short (la stessa che aveva accusato le spie britanniche di aver tenuto sotto controllo Kofi Annan) ha accusato il governo di aver messo «sotto pressione» il procuratore generale. Contemporaneamente, la vice capo consighera legale del Foreign Office, Elizabeth Wilmhurst, ha rivelato di essersi dimessa alla vigilia della guerra perché non era d'accordo con il parere di Lord Goldsmith sulla legalità del conflitto. Anche un altro giurista. Lord Alexander of Weedon, non crede che il parere di Lord Goldsmith sia credibile: ((Probabilmente si tratta del più importante parere legale degh ultimi 50 anni ma il sommario finora non regge a un esame minuzioso». Ieri Giare Short, ormai scatenata, si è spinta oltre, metten¬ do in questione il fatto che «Lord Goldsmith è un amico di Blair, che lo ha fatto Lord e procuratore generale». Inoltre, a suo dire, Lord Goldsmith «all'ultimo momento» ha assicurato al governo che c'era l'autorità legale per dichiarare la guerra. .Un critico della guerra come Robin Cook ha smorzato i toni della polemica: «Ho il massimo rispetto per Lord Goldsmith. Non è il tipo di persona su cui si possono "fare pressioni"». Ma ha aggiunto: «Quali erano le prove date al procuratore generale per convincerlo che dell'esistenza delle armi di distruzione di massa? E il procuratore generale darebbe la stessa opinione adesso che sa che quelle armi non esistono?». Ieri infine si è appreso che i problemi cardiaci di Blair dello scorso mese di ottobre sarebbero stati più seri di quanto lasciato trapelare. A rivelarlo è stato l'ex ministro per le forze armate Lewis Moonie. Blair, 50 anni, era stato ricoverato per un battito acceleratoe irregolare. Dopo avere ricevuto un trattamento di elettro-shock, il premier era stato dimesso e mandato a casa. Secondo l'ex ministro Giare Short «è un amico del premier a cui deve riconoscenza perché lo ha nominato Lord» Gli alti gradi dell'esercito si erano rifiutati di combattere senza questa autorizzazione perché temevano di ' esporre le truppe al rischio di processo I giornali britannici continuano a sparare bordate contro il primo ministro Tony Blair

Luoghi citati: Iraq, Kuwait, Londra