I liberatori: idealisti, narcos e «cannibali»

I liberatori: idealisti, narcos e «cannibali» UNA RIVOLUZIONE CON MOLTI PUNTI INTERROGATIVI I liberatori: idealisti, narcos e «cannibali» I capo dei vincitori ricercato negli Usa per traffico di droga personaggi Domenico Quirico CI sono cose che gh haitiani possono perdonare: la miseria ai limiti della carestia, le pestilenziali bidonvilles come Cité Soleil, autentico inferno in terra, l'Aids che impazza come nelle statistiche più devastanti dell'Africa, un regime basato sul furto, il traffico di droga, i delitti e la violazione dei diritti umani. Perfino decine di miliardi di aiuti umanitari trasformati in conti di Aristide nelle banche dei paradisi fiscali del Caribe potrebbero finire nel dimenticatoio. Questa è gente che da secoli è abituata a esercitare ima mansueta pazienza al cospet¬ to di satrapi avidi e crudeli. Dopo i trentanni del fascismo-voodoo di Papà Doc nulla la spaventa. Quello che non potranno mai perdonare all'ex salesiano spretato e irretito dall'ebrezza del potere è aver rubato loro la speranza, l'unico dettaglio che ogni giorno fa sciamare per le strade immondezzaio di Port-au-Prince per cercare di sopravvivere. Non potranno mai perdonargli di averli ingannati con perfidia: perchè credevano di aver trovato finalmente un politico-profeta jche aveva scelto come motto lo slogan «ogni uomo è un uomo e ha U diritto al rispetto», parole mai sentite da almeno trecento anni, da quando gli schiavi si ribellarono, per la prima volta in questo continente, ai loro padroni. Chi sono i buoni ad Haiti? L'opposizione che lo ha cacciato, come spesso accade nei regimi marci, è impastata con il lievito di tutti i veleni che l'ex prete ha sparso a piene mani in questi anni di fiirtocrazia, come detriti di una alluvione dopo il ritiro delle acque. Il «Fronte di resistenza de l'Artbonite», che ha acceso la miccia della ((rivoluzione» a les Gonàives, è una armata di criminali inseguiti dagli sbirri, dai debiti ma non dai rimorsi. Si facevano chiamare, con elegante ironia, «i cannibali» e Aristide li pagava per picchiare, torturare e uccidere tutti coloro che osavano protestare contro il regime. Poi il capo banda, Amiot Mètayer, fu ucciso e i killer a pagamento si sono trasformati in rivoluzionari per la democrazia. Perchè il fratello deh'assassinato, Butteur, ha accusato ilpresidenteboss di essere il mandante: secondo la legge delle dittature i complici che sanno troppi segreti diventano più pericolosi degh avversari. Al fianco dell'armata cannibale naviga sulla cresta del caos un giovanotto con certi occhi da basilisco che si è fatto rapidamente largo tra questi facinorosi fino a essere promosso sul campo generale: Guy Philippe. Gh americani lo conoscono bene, basta che consultino le biografie stilate dalla Dea dedicate ai capi del narcotraffico. Fighe di un gerarca della dittatura di Duvalier, Guy ricco, arrogante e spregiudicato ha coltivato un sogno che non è riuscito a soddisfare: diventare un soldato Per questo ha sgobbato per tre anni nell'accademia militare di Quito in Equador. Nel frattempo però Aristide aveva demagogicamente abolito l'esercito (sostituendolo con milizie di assassini liberati dalle galere e arruolate negh slum della capitale, le «chimere»); e Philippe ha dovuto ripiegare sulla polizia. La divisa e i soldati non erano certo formidabili prussiani; in compenso aver diritto di vita e di morte a Cap Haitien, il porto del nord, lo ha reso padrone del lucroso traffico degh stupefacenti. Haiti e i suoi governi banditeschi, infatti, sono diventati soci di riguardo dei narcos colombiani e l'isola è il punto di passaggio verso gli Stati Uniti. Qui i boss dei Cartelli sono di casa, il quartiere di Port-au-Prince dove si sono installati, «Delmas 33», parla órmai spagnolo. Ma quel giovanotto gallonato era troppo avido per il presidente che dal narcotraffico ricavava rendite e pensioni. Così Philippe, che ha sposato una americana (che i sussurri dell'isola dicono legata alla Cia) fuggì nella Bepubhca Dominicana dove ha continuato ad arricchirsi (naturalmente con gh stessi mezzi) e ha subito anche un breve periodo di prigione. E' uscito giusto in tempo per mettere a profitto le sue antiche conoscenze militari e guidare come un Garibaldi caraibico la marcia dei pestilenziali cannibali verso la capitale. Adesso giura che vuole ritirarsi nella sua città natale soddisfatto di aver dato una mano ai connazionali. Pochi gh credono, nemmeno gh americani, che lo hanno condannato per ((pericolosità sociale» a non mettere piede negh Usa. L'unico esperanto comprensìbile a questi briganti, il denaro, lo lega con l'altro liberatore, Louis Jodel Chamblain. Una volta era il vice comandante di una sigla che nessuno ad Haiti può pronunciare senza brividi: il Fronte rivoluzionario per il progresso haitiano. Di progresso non ha lasciato tracce, ha però riempito i cimiteri della bidonville di Baboteau a Gonàives quando, dopo il colpo di stato militare del '91, gh appaltarono la repressione. Di fironte ai «cannibali» l'opposizione pacifica, «Convergenza democratica» e «il gruppo dei 184», formato da studenti, donne, intellettuali, affaristi che in questi anni hanno tenuto vivo il fuoco della speranza, sembra un gruppuscolo di patetici illusi. Che non fanno fatica a riconoscere negh «alleati» l'odore del Male.

Persone citate: Amiot Mètayer, Delmas, Domenico Quirico, Duvalier, Guy Philippe, Louis Jodel Chamblain, Port

Luoghi citati: Africa, Equador, Haiti, Quito, Stati Uniti, Usa