Operai e sindaco d'accordo «Più industrie a Miraf lori» di Marina Cassi

Operai e sindaco d'accordo «Più industrie a Miraf lori» L'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI LAVORATORI Operai e sindaco d'accordo «Più industrie a Miraf lori» Marina Cassi Non c'è luogo migliore di una ex fabbrica meccanica come Lingotto nella città che è ancora il cuore manifatturiero del paese per la conferenza nazionale dei democratici di sinistra sul lavoro. Quello classico, magari a rischio, e quello di oggi destrutturato, precario, instabile. E non a caso i momenti emotivi più forti della giornata della conferenza ds sono stati quelli degli interventi di un giovane operaio Fiat sul futuro di Mirafiori, di una ragazza ex co.co. co e di un lavoratore della Ferrania in crisi. Fabio Di Gioia racconta che il sindacato metalmeccanico ha ritrovato l'unità per chiedere alla Fiat che dia a Mirafiori più modelli di auto e un nuovo motore. E' duro quando dice rivolto alle istituzioni: «Ci aspettiamo che si discuta di produzioni e non di aree mentre ci sono i lavoratori dentro. Non siamo fantasmi e non intendiamo diventarlo». La risposta del sindaco Sergio Chiamparino, molto applaudita e che ha trovato il consenso anche del segretario della Fiom Airaudo, è altrettanto netta: «Finalmente c'è una posizione unitaria del sindacato che è la base di una proposta della città alla Fiat che punti allo sviluppo di Mirafiori. Per questo servono qui qualche modello nuovo e un motore». Ribadisce: «Dobbiamo discutere delle aree libere di Mirafiori perché questa situazione o la governiamo noi o si afferma la logica del mercato che porta case e supermecati. So che si può dire di no e lo faremo, ma l'alternativa è un buco e invece noi voghamo che lì si insedino attività manifatturiere». E a Di Gioia dice: «Non siete fantasmi, ma persone con cui fare un percorso comune. In un incontro possiamo definire impegni comuni; così credo che i lavoratori della Fiat potranno essere per Torino l'asse portante dello sviluppo e della coesione sociale». Il racconto di Gessica Concas che narra come un co.co.co che opera in un cali center possa guadagnare 4,90 euro lordi l'ora per una disponibilità 7-24, con orario deciso dall'azienda di setti¬ mana in settimana e variabile dalle 9 alle 40 ore settimanali, senza diritto a ferie, malattia e maternità - diviene la traduzione in realtà degli interventi dei dirigenti ds - da Cesare Damiano che ha introdotto la conferenza a Salvi, Mussi, Bersani, Violante a Fassino - che hanno ribadito come la flessibilità non possa tradursi in precarietà a vita. E i ds hanno presentato una serie di proposte di legge per evitare questa triste condizione: dal reddito garantito ai precari tra un lavoro e l'altro alla ricomposizione delle posizione contributiva fino alla carta dei diritti per ogni tipo di lavoratore. Gli interventi disegnano una realtà difficile per chi lavora e il segretario Piero Fassino - che in mattinata aveva partecipato commosso al ricordo di Domenico Carpanini - infila in una collana di dati e proposte i singoli episodi di vita. Dice che il 3507o degli italiani (e il 650Zo dei pensionati) guadagna meno di mille euro al mese, il 75 meno di 1.500, il 7507o delle famiglie non risparmia più e spesso intacca i risparmi precedenti. Spiega che l'occupazione ha smesso di crescere, che i dati che parlano di incremento sono drogati dalla regolarizzazione degli stranieri, che il 90'}4 dei nuovi posti è precario. Racconta anche che la pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati è aumentata, facendo 100111999, a 106 nel2001. Ili nel 2002,115 nel 2003 e sarò 118 nel 2004. E aggiunge: «E intanto nell'erario entrano meno soldi perché le reiterate politiche di condono fiscale inducono i contribuenti a non pagare e aspettare un altro condono». Ricorda le molte crisi di grandi aziende e le difficoltà delle piccole e medie e dice; «L'Italia è a rischio di declino perchè sebbene il paese sia grande, chi lo governa è piccolo e non è in grado di mettere in campo politiche adeguate». . Ironizza su Berlusconi che si è attribuito meriti nel risanamento della Fiat: «Peccato però che l'abbia detto mentre sahva su im'Audi. Peccato che quando si fece il vertice nei giorni drammatici della crisi, a casa sua, perchè il senso dello Stato lo portò a non farlo nel palazzo del governo, sia anche arrivato con due ore di ritardo e su una Mercedes». E sul presidente del consiglio aggiunge «Berlusconi carica a testa bassa perché è un uomo disperato; a noi conviene lasciarlo alla disperazione e occuparci dei problemi del paese». Definisce un quadro di proposte di interventi che vanno dalle politiche redistributive - che «tutelino i redditi riferendo la dinamica salariale all'inflazione reale, da definire anche ridisegnando il paniere dell'Istat in modo che tenga conto dei consumi dei redditi più bassi» - all'innalzamento della quota di reddito esente dalle tasse al recupero di progressività fiscale per «evitare che a pagare più tasse siano, come adesso, quelli che hanno di meno». Poi Fassino ricorda la necessità di politiche si sviluppo per il sostegno della dell'innovazione e della internazionalizzazione delle imprese oggi sole di fronte alla globalizzaizone considerando che il 950Zo delle aziende italiane ha meno di 50 addetti. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ieri all'assemblea nazionale dei lavoratori: «L'Italia è a rischio di declino perché sebbene il paese sia grande, chi lo governa è piccolo e non è in grado di mettere in campo politiche adeguate»

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