Il fattore Osama nella corsa per la Casa Bianca di Maurizio Molinari

Il fattore Osama nella corsa per la Casa Bianca MA L'IMPATTO DEI SUCCESSI MILITARI SULLE PRESIDENZIALI NON E' SCONTATO. COME DIMOSTRA LA SCONFITTA DI GEORGE PADRE NEL '92 Il fattore Osama nella corsa per la Casa Bianca Anche per il gossip di Washington Bush darà l'annuncio prima del 2 novembre analisi Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK ATLANTA è nostra, abbiamo indiscutibilmente vinto». Il telegramma inviato dal generale William Sherman nell'agosto del 1864 sorprese il presidente Abramo Lincoln e gh fece vincere nel novembre seguente elezioni che già dava per perse a causa dei rovesci militari subiti in agosto dalle forze nordiste. L'impatto delle operazioni militari sulla campagna presidenziale non è scontato - George Bush padre perse nel 1992 contro Bill Clinton dopo aver vinto la Guerra del Golfo - ma è una variabile che pesa nella storia degh Stati Uniti: Lyndon B. Johnson rinunciò a cercare la rielezione, a campagna ormai iniziata, per colpa degh imprendibili vietcong, e Jimmy Carter pagò con la sconfitta il fallimento di «Desert One», il blitz per liberare gli ostaggi detenuti nell'ambasciata di Teheran. L'ipotesi che George W. Bush possa giovarsi in novembre della cattura di Osama bin Laden, mandante e ideatore dell'attacco terroristico dell'I I settembre 2001, nasce da quanto dichiarato il 4 febbraio al settimanale di Washington «The Hill» dal senatore repubblicano dell'Iowa, Chuck Grassley. Noto a Capitol Hill per le battaghe sul commercio e in difesa degh allevatori di bestiame, Grassley debuttò sulla sicurezza nazionale azzardando una previsione: «Osama sarà ovviamente catturato fra questo momento e le elezioni». Aggiungendo che le truppe speciali «sono sulle sue tracce come non lo sono mai state nell'ultimo anno», e questo perché conclusa la campagna militare in Iraq ((possono fare ricorso a maggiori risorse per catturarlo». Il riferimento è alla Task Force 121 - l'unità d'elite creata in settembre dal capo del Comando centrale delle truppe Usa, generale Abizaid - già protagonista deUa cattura di Saddam Hussein e ora inviata sul teatro afghano per chiudere la partita con Osama e il mullah Omar. La «121» è costituita da elementi presi dalle differenti truppe speciali Usa - Delta Force, Seals della Us Navy, Berretti Verdi per dare la caccia ai super-ricercati della guerra al terrorismo, i nemici deh'America di cui Bush ha ordinato l'eliminazione. Le parole di Grassley hanno fatto scattare nei corridoi del Congres- so il tam tam di gossip sull'imminente cattura dello sceicco anche perché erano state precedute da una serie di indizi: il capo degh Stati Maggiori congiunti aveva parlato di cattura possibile, alcuni deputati repubblicani avevano proposto di portare a 50 milioni di dollari la taglia, il comandante deUe truppe in Afghanistan David Bamo si era lanciato nella previsione che l'arresto o l'eliminazione sarebbero avvenuti «entro pochi mesi», e da Islamahad era rimbalzata la notizia di un'imminente operazione congiunta tra forze americane e pakistane nel Wazi¬ ristan. Da qui la decisione di Tim Russert, conduttore di «Meet the Press», di chiedere personalmente a Bush - durante la recente intervista televisiva - un giudizio sulla previsione fatta dal poco noto senatore dell'Iowa. ((Apprezzo il suo ottimismo, non ho idea se lo cattureremo o lo consegneremo alla giustizia - è stata la risposta - ciò che so è che gli stiamo dando la caccia, che è un killer sanguinario e che rappresenta la natura stessa del nemico che ci troviamo ad affrontare». E al successivo affondo di Russert: «Ma avete idea di dove sia Osama?», Bush ribattè che su questo non avrebbe «fatto commenti». La somma fra l'azzardo di Grassley e le risposte di Bush a «Meet the Press» ha portato il fronte democratico a cavalcare l'ipotesi che l'Amministrazione voglia giocare la carta di Osama bin Laden per risohevare le proprie sorti pohtiche, alla luce del fatto che quando venne catturato Saddam Hussein la popolarità di Bush si impennò. I primi a muoversi sono stati i siti internet come «Takeleft.com» ospitando forum online nei quali tengono banco i fan di Howard Dean e John Edwards, accusando il Presidente di essere già da tempo a conoscenza del rifugio del leader di Al Qaeda ma di aver scelto di aspettare, per catturarlo il più possibile a ridosso del 2 novembre, data delle elezioni. Poi è stato il turno della stampa liberal. Come ha fatto ad esempio il «San Francisco Chronicle», ospitando un' anahsi dello stratega John Ar quilla - docente alla Scuola navale di Monterey - nella quale ci si chiede: «Will Osama rock the vote?», sarà Osama a travolgere le elezioni? Due le ipotesi di Arquilla: Bin Laden potrebbe condizionare il voto riuscendo a mettere a segno un nuovo devastante attentato contro gh Stati Uniti, o finendo in manette. Di fronte alla ridda di voci e previsioni gli analisti più accreditati, sia liberal sia conservatori, preferiscono prendere le distanze, nella consapevolezza che per l'elettorato l'economia conta sempre più delle questioni militari e che assai raramente nella storia americana un presidente è riuscito a ingannare il Paese. «Stanno cercando di prendere o eliminare Bin Laden dall' indomani dell'I 1 settembre osserva Robert Kaplan, inviato di "Atlantic Monthly" - e se potessero farlo subito non aspetterebbero certo l'arrivo delle elezioni». Nel tentativo di mettere in difficoltà il Presidente senza però lasciarsi trascinare dalla dietrologia, il candidato democratico John Kerry ieri ci ha messo del suo: «Se Osama fosse catturato sarebbe una vittoria nella guerra al terrore, ma questo conflitto non può essere ridotto a una caccia all'uomo». Come dire: sbagherebbe Bush se riuscendo a mettere le mani su Osama si affrettasse a dichiarare vittoria. A inizio mese il senatore repubblicano Grassley innescò le voci dicendo: «Ovviamente sarà preso tra oggi e il voto». Kerry cauto: questa guerra non è solo una caccia all'uomo La cattura dello sceicco potrebbe influenzare la rielezione di Bush