Miei cari amici vicini e lontani... BUONASERA

Miei cari amici vicini e lontani... BUONASERA SUL FILO DELLA MEMORIA: QUANDO SANREMO ERA SANREMO Miei cari amici vicini e lontani... BUONASERA «Ricordo l'anno in cui si esibì Tonina Tornelli Tutte noi ragazze ci identificavamo in lei» C | ELENA DEI SANTO . | 'ERA. una volta il Festival. Quello che «per la gente era tutto perché all'epoca non si aveva niente», nemmeno la tivù. Così, per vederlo, i torinesi si riunivano nei (pochi) bar cittadini dotati di piccolo schermo, unico «palco» popolare che consentiva di assistere allo show di Sanremo. In bianco e nero. «Era un po' come andare al cinema - racconta la SBenne Francesca S. - solo che nel bar di piazza della Repubblica dove si riunivano le famiglie del quartie- re, non si pagava nulla. Al massimo, consumavi una gassosa». I più fortunati, quelli che la televisione l'avevano in casa, organizzavano serate, aprivano le porte a vicini e parenti: tutti zitti, occhi sgranati, bibite e companatico a volontà. «C'era un grande fermento - confida Angela Lanzilao, classe 1939 - sia per ascoltare le canzoni, sia per vedere gb abiti indossati dalle dive di allora. E rammento. che il giorno dopo, ognuno di noi aveva fissi in mente i ritornelli delle canzoni, che sarebbero poi diventate la colonna sonora dell'anno. Li ricordo perfettamente ancora adesso». Sanremo come fabbrica di sogni, una sorta di fiction d'altri tempi. «Ricordo l'anno era il 1956 - in cui cantò Tonina Tornelli, soprannominata la "caramellala di Novi Ligure" perché lavorava in una fabbrica di dolciumi - aggiunge Angela tutte noi ragazze ci identificavamo in lei, forse perché era timida, forse perché nata da una famiglia modesta. Rappresentava, insomma, ima favola, una Cenerentola diventata regina». Prima dell'avvento della tivù? In casa di nonna Gina, 72 anni, due stanze in Borgo Vittoria, l'intera famiglia si riuniva intorno alla radio. Dice che «le donne cucivano o lavoravano a maglia, gli uomini fumavano la pipa, nessuno si perdeva una nota o un commento. Anzi, si elogiavano le capacità vocali e persino si discuteva sui testi deUe canzoni». Le telecamere della Rai, collegate col Casinò il 27 gennaio del 1955, ne moltiplicarono il successo. Un fenomeno in ascesa. Gli interpreti avevano finalmente un volto, i brani trasmettevano emozioni: Nilla Pizzi, Gino Latilla, Carla Boni, il duo Fasano, Claudio Villa..., appassionavano le masse, la città dei fiori sanciva la loro fortuna, quei motivi divenivano subito trionfi discografici e le vendite salivano alle stelle. «Oggi è diverso, a differenza del passato, le canzoni di Sanremo non segnano più un'epoca, io nemmeno lo guardo più il festival» commenta Luciano Rovera. Nel Cinquanta-Sessanta, per seguire la manifestazione sanremese «dalla campagna, le persone giungevano apposta in città. La scusa era di venire a trovare i parenti, il motivo era in realtà il Festival. Da quando comprammo la tivù, mia cugina non si perse una puntata, ospite fissa per 4-5 giorni all'anno» scherza Giuseppe Ferrerò, 65 anni. Accenna a «Grazie dei fiori», memorabile titoki vincitore della prima edizione; e a «Nel blu dipinto di blu», prima classificata nel '58 con Domenico Modugno e Johnny Dorelli, «tota» Angela che di mestiere fa la portinaia in imo stabile della Crocetta. «Le melodie che non dimenticherò mai sono soprattutto quelle degli Anni 60, c'era Celentano con "24.000 mila baci", e poi "Ciao amore ciao" cantata da Luigi Tenco in coppia con Dalida, la cantante scalza. Io, avevo 25 anni, e la domenica pomeriggio, quando si andava a ballare, venivano suonate in tutte le sale».

Luoghi citati: Fasano, Novi Ligure, Sanremo