Il Premio Nobel e la creazione

Il Premio Nobel e la creazione IERI ALL'UNIVERSITÀ' LA LEZIONE MAGISTRALE DEL FISICO INSIGNITO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA Il Premio Nobel e la creazione Carlo Rubbia: l'universo non è frutto del caso Giovanna Favro L'universo è stato creato dal nulla in un istante. E' l'assunto intomo a cui è ruotata la «lectio magistralis» del Nobel Carlo Rubbia alla cerimonia in cui ieri, nell'aula magna dell'Università, è stato insignito dal rettore Rinaldo Bertolino della laurea honoris causa: una lectio dedicata di fatto più alla metafisica che alla fisica, in un pomeriggio in cui altri due sono stati gli illustri studiosi laureati ad honorem: in Chimica sir John Meurig Thomas, che, ha ricordato Salvatore Coluccia nel pronunciare la «laudatio», ha dato il suo nome a un minerale, la «meurigite»; in Lingue e letterature straniere il filosofo del linguaggio ungherese Janos Sandor Petofi (laudatio di Carla Marello), che ha ricordato la sua speciale affezione per la città: «Lajos Kossuth, personaggio centrale nella lotta degli ungheresi per la libertà, fu costretto a emigrare e trovò rifugio nel 1865 a Torino. Qui, al parco del Valentino, tenne il suo ultimo grande discorso». Nella sua lunga carriera Rubbia ha ricevuto così tanti premi, onorificenze internazionali e lauree ad honorem che, ha ricordato il preside di Scienze Enrico Predazzi, è impossibile elencarli. E' stato lungamente applaudito quando ha difeso l'assoluta libertà della ricerca: «Il progresso scientifico è il risultato del libero gioco di liberi intelletti che lavorano su temi di loro scelta nei modi dettati dalla loro curiosità». Poi lo scienziato s'è tuffato nell'astrofisica partendo dall'«evidenza oggi assolutamente conclusiva dell'esistenza dell'inizio dello spazio e del tempo, il big bang, 15 miliardi di anni fa. Né spazio né tempo avevano significato prima. Esiste quindi un momento preciso a partire dal quale l'universo è stato creato. Nulla esisteva prima di esso. La creazione dell'universo tutto intero avvenne in un brevissimo istante». Pur senza mai nominare la mano di un «creatore», sul concetto di «creazione» Rubbia ha insistito una decina di volte, sottolineando che l'universo non è frutto del caso: «Le osservazioni sperimentali ci permettono oggi di conoscere direttamente, sperimentalmente e nel dettaglio ciò che avvenne 15 miliardi di anni fa. La luce emessa dal big bang fu straordinaria, riempì lo spazio cosmico viaggiando inalterata fino ad oggi. Osservando con potenti rivelatori questa luce oggi possiamo ricostruire all'indietro l'immagine tracciata in partenza, e vedere l'immagine iniziale dell'universo al tempo della creazione». «La natura dell'universo non è casuale, ma il risultato di un evento irripetibile e straordinario». E ancora: «Oggi possiamo ripetere in laboratorio le fasi iniziah dell'evoluzione della materia cosmica partendo da qualche miliardesimo di secondo dopo il bigbang. Anche in questi straordinari istanti il cosmo si comporta come un evento già completato. La creazione iniziale è già un fatto compiuto bpn prima di tali istanti così vicini nel tempo e nello spazio. L'uomo di scienza non può non sentirsi umile, commosso e affascinato di fronte a questo immenso atto creativo così perfetto e così immenso, e generato nella sua interezza in istanti così brevi dall'inizio dello spazio e del tempo». Oggi si sa anche che «la materia di cui siamo fatti fu prodotta tre minuti dopo il big-bang». Molte sono le sfide che invece appassionano i fisici su ipotesi ancora da verificare: «Nuove, grandissime scoperte ci attendono», e riguardano due filoni. «L'energia del vuoto» e «la materia oscura»: «Siamo sicuri che la materia ordinaria non è l'elemento dominante dell'universo». S" tale rivoluzionaria scoperta è oggi al lavoro Rubbia: «Sarebbe uno straordinario risultato, dell'importanza della rivoluzione copernicana grazie alla quale si comprese che la Terra non era al centro dell'universo». Cario Rubbia (ultimo a destra) con II rettore Rinaldo Bertolino, John Meurig Thomas e Sandor Petofi dopo la cerimonia

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