Al cinema come a messa GB americani piangono massacrato di Maurizio Molinari

Al cinema come a messa GB americani piangono massacrato MENO TRA FEDE E SPETTACOLO Al cinema come a messa GB americani piangono massacrato Grande folla alla prima del film di Mei Gibson. Una donna muore di infarto I rabbini Usa: «E' un'esperienza religiosa, non scatenerà l'antisemitismo» reportage Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK MEL Gibson mette sullo schermo l'accusa di deicidio ma la maggioranza degli ebrei americani non teme un'ondata di antisemitismo, ritenendo gli Stati Uniti. immuni da questo germe. E' una storia tutta americana, forse' incomprensibile per molti europei, quella che si sta consumando in migliaia di cinema. In piedi per applaudire a scena aperta, seduti immobili ed in lacrime, in estasi con gli occhi sbarrati oppure ammutoliti: la reazione, differenziata ma comunque estrema, del pubblico della sala 9 del cinema Loews al 570 della Second Avenue al film «Passion of the Christ» è il frutto delle immagini sulle ultime 12 ore vita di Gesù che stanno mettendo a dura prova gli spettatori. Gesù muore sulla croce cori l'intero corpo ridotto ad una maschera di sangue, dopo essere stato flagellato da frustate che asportano pezzi di carne, martoriato da chiodi che trafiggono mani e piedi, colpito con ogni sorta di oggetti contundenti e trafitto in testa da una corona di spine che i romani hanno reso molto aderente. La sofferenza ed il sangue dominano sullo schermo facendo scattare in molti fede- li un meccanismo di autoidentificàzione. L'entusiasmo della fede che distingue milioni di evangelici è stato l'indiscusso protagonista del debutto del film nelle sale, portando anche a conseguenze drammatiche come la morte a Wichita, in Kansas, di una donna di 57 anni colta da malore dopo aver vissuto la flagellazione di Gesù come se fosse avvenuta sulla sua carne. «Rivivere la passione di Gesù è ciò che spinge i cristiani ad andare a vedere in massa il film di Gibson» spiega Bob Wenz, vicepresidente dell'Associazione nazionale degli evangelici. Per le centinaia di migliaia di protestanti che hanno salvato Gibson dal crack economico acquistando tonnellate di biglietti la scelta di andare al cinema ripete quella di andare in Chiesa. Un fenomeno di massa in una nazione dove il TG'ft dei cri¬ stiani è praticante. Dietro il sangue di Gesù il film contiene il messaggio esplicito sulle responsabihtàoella morte: è il grande sacerdote del Tempio Caifa a volere la crocifissione e non il governatore romano Ponzio Pilato, che tenta di evitarla e cede solo per timore che gli ebrei scatenino una ribellione. Caifa e gli altri sacerdoti ebrei odiano visceralmente Gesù, lo offendono e sbeffeggiano e ne ottengono la morte piegando Pilato, la cui moghe è la più ostile alla condanna. Difficile immaginare una rappresentazione più chiara dell'accusa di deicidio nei confronti degli ebrei, all'origine di duemila anni di persecuzioni e per questo oggetto della condanna del Concilio Vaticano n. Non a caso la Chiesa cattolica americana è molto cauta sul film di Gibson, membro di una setta pre-conciliare. Il cardinale di New York, Edward Egan, ha scritto una lettera che verrà letta domenica in tutte le Chiese cittadine per ammonire contro i rigurgiti di antisemitismo, precisando che «Gesù diede la sua vita e ' nessuno gliela tolse». Ed il padre gesuita James Martin rimprovera Gibson sùir«American Magazine» per due errori: ha perso un'opportunità per rafforzare il dialogo inter-religioso e per riflettere sulla predicazione di Gesù. L'arrivo di un film sul deicidio nel Paese con la maggiore popolazione ebraica al mondo è di per sé un evento. Ma la notizia, per gli europei, è che non coincide con un diffuso timore di antisemitismo. Le comunità ebraiche reagiscono con due approcci diversi. Là voci di chi condanna il film come «antisemita» - citando anche le frasi del padre di Gibson sugli «ebrei che non perirono nella Shoà ma vennero in America» sono di Abraham Foxman/presidente della Lega Ahti-Diffamazione, e del Centro Wiesenthal mentre la grande maggioranza tace, preferisce ignorare. «I cristiani vanno a vedere il film per vivere un'esperienza religiosa non perché ci odiano, l'antisemitismo fa parte della storia europea non degli Stati Uniti, gli errori commessi da Gibson non avranno impatto sui sentimenti collettivi)) assicura il rabbino Gerald Meister, protagonista del dialogo in¬ terreligioso in Nordamerica, rappresentando l'opinione prevalente. «Fra due mesi gli americani avranno dimenticato il film ed il dialogo interreligioso procederà sui suoi binari» concorda Arthur Scheneier, rabbino della sinagoga di Park East. La fiducia degli ebrei americani nell'immunità del loro Paese al germe dell'antisemitismo è tale da far apparire isolata la battaglia anti-Gibson condotta da Foxman. «Gli ebrei non hanno paura di un'ondata di intolleranza perché sanno che nessuno più degli evangelici - sottolinea Bob Wenz - è contro l'antisemitismo ed a favore di Israele». Ma sulle reazioni che si avranno in Europa nessuno si lancia in previsioni. «Temo che alla fine gli unici a usare il film contro gli ebrei saranno gli estremisti islamici)) azzarda Meister. Centinaia di migliaia di evangelici hanno salvato l'attore-regista dal crack economico acquistando tonnellate di biglietti Il Gesù di Gibson ha sconvolto migliaia e migliaia di spettatori

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