La FAVOLA di Telekom Serbia di Filippo Ceccarelli

La FAVOLA di Telekom Serbia GLI STRAW RAPPORTI E LE TANTE FROTTOLE COME QUELLA DEL RUBINO CINESE DA 33 MILIONI DI DOLLARI La FAVOLA di Telekom Serbia ricostruzione Filippo Ceccarelli SUTelekom-Serbia, l'inteirogativo preliminare è: ridere o piangere? Ma la favolistica, .nel senso di dottrina delle frottole, non offre purtroppo risposte immediate. Perché ormai (piasi tutto è abbastanza chiaro, e Collodi non farebbe una piega. Se il Gatto ricorda il Conte Igor (Marini, già Zalewskj), la Volpe può comodamente identificarsi in Antonio Volpe, conosciuto nel suo grazioso giro come ((Fo»). Poi ci sarebbe quell'altro strepitoso personaggio, l'Omino di Burro, anche lui un vero artista della frottola, mettiamo un Vittorio Vincenzo Zagami, che si presentava come «il signor Favaro» e da un carcere francese, ma senza dirlo, sceneggiava il percorso avventurosissimo della maxi-tangente. Lo faceva con la collaborazione del suo compagno di cella, a nome Venturelh (forse), che a scanso di equivoci offriva rivelazioni e prove pure su un'altra maxi tangente, distinta e distante da Telekom-Serbia, quella dell'Enimontalpci-pds. E allora, piccolo riepilogo contabile: tre personaggi insinceri e mezzo. Più gh anarchici deviati o devìanti cui ha accennato ieri il presidente Trantino. Questi è un galantuomo monarchico di Catania, buon penalista e grande oratore, un uomo fehce che il più triste destino ha posto alla presidenza della Commissione Parlamentare d'Inchiesta più controversa della storia repubblicana. E all'inizio era pure contento e sembrava addirittura che si pavoneggiasse. Anche lui ima figura coUodiana, con tanto di barbetta caprina da impressionare il professor Corderò. Elegante e pignolo, irresistibile alle nozze di Vittorio Emanuele dove si è presentato in frac avana: «Guarda Trantino - lo indicò allora da dietro le transenne un valoroso cronista del Giornale - è vestito come un domatore da circo». C'è poi la questione, anch'essa molto italiana e circense del «burattinaio». Se il tipo di Lucignolo, infatti, l'amico tentatore, può essere letterariamente avvicinato ah'onorevole Alfredo Vito, già «mister centomila» (preferenze), che da certi «barettì» di Via Veneto ha introdotto Volpe in Commissione a San Macuto, Mangiafuoco ancora non si sa chi sia. Fassino ha detto che questo benedetto burattinaio stava «a Palazzo Chigi». Il presidente Berlusconi si è risentito e gh ha fatto causa. L'altro giorno la magistratura ha prosciolto Fassino. Tornando dunque alla questione preliminare, se tutto questo faccia ridere o piangere, la risposta è che per stabilirlo si deve assumere il punto di vista di Pinocchio. Con l'avvertenza che quando questo è tradotto davanti alla corte, il giudice gh dice: «Il fatto che tu sia innocente, caro burattino, dimostra chiaramente la tua colpevolezza)). E così, comunque siano andate le cose su Telekom-Serbia, non solo è giusto, ma è sacrosanto che Pinocchio sia gabbato, imbrogliato e preso in giro. Impossibile, d'altra parte, compatire chi smania dalla voglia di triplicare gli zecchini d'oro. Per cui, come spesso capita in Italia, si può piangere e ridere al tempo stesso. Del rubino cinese da 33 milioni di dollari che gli amici di Volpe vantano, dalla Thailandia, a garanzia di certi crediti. Dell'incendio che bruciò i veri e originali documenti d'identità del conte Igor. Del periglioso trasbordo a Belgrado dei miliardi della «stecca», in sacchi di juta, con Zagami in carlinga che si guarda in cagnesco con il feroce guerrighero serbo «Jorgo», una deUe «tigri» di Arkan, mica scherzano quelli. Ed entrambi imbracciano un mi- traghatore e hanno il griUetto facile. Quante ne hanno sentite, e quante ne hanno dovute leggere, i poveri commissari di TelekomSerbia! Dalle anticipazioni sul Conclave ai rivolgimenti interni dell'Indonesia, dai rifiuti tossici (non nucleari) ai ricorsi al Tar, dalla Dea alla legge poi non andata in porto su Roma Capitale. Tutto ha fatto brodo, neUa speranza che scottasse e insozzasse gh avversari. ' Triste vicenda che certo offende la dignità del Parlamento, invero già abbastanza manomessa. E' grave infatti che si continuino a spendere soldi per conoscere una verità che non si saprà mai. E' grave che i presidenti di Commissione nominati dalla maggioranza si creino la loro mten^gence, specie quando questa si dimostra tutt'altro che intelhgente. Grave che si distribuiscano consulenze; e che si perda tempo prezioso, o lo si sottragga ad altre più utili incombenze. Ancora più triste è che si accusino degli innocenti. O megho che sia dia credito e vetrina, com'è nello stile istituzionale del maggioritario all'italiana, a chi accusa degli innocenti. Ma quando poi questi innocenti sono tutti e tre capi del centrosinistra, per giunta indicati come «Mortadella», «Cicogna)) e «Ranocchio» (che poi semmai era «Rospo»); e quando a Prodi, Fassino, Dini e signora si aggiungono, per maggior sicurezza, anche Rutelli e Mastella, beh, insomma: oltre che grave è anche da ingenui. E qui, dopo tante lacrime, scappa da ridere. Perché non c'è dubbio: Telekom-Serbia non fu un buon affare. Né Milosevic fu il miglior partner. Ma il punto vero è che lo sdegno per i soldi perduti si dimentica presto. Cóme pure, addirittura, passano in secondo piano le sofferenze degh accusati. E la vis comico, l'energia del ridicolo, inesorabilmente si concentra potentissima sui fabulatori e sui creduloni. Sui sublimi bricconi e sugli onorevoh gonzi. I primi travolti, oggi, dalla loro stesse creazioni; i secondi non ancora definitivamente atterriti dal- sospetto di essere caduti nella più efferata deUe trappole. Vai a sapere se c'è stata davvero una pianificazione del discredito, una trappola, un complotto. Forse sì, in parte. Le ragioni politiche tornano tutte. I personaggi pure. Chi, lodevolmente, ha provato a districare la trama si è fatto questa ragionevole idea. E tuttavia l'impressione è anche quella di una grande e fantastica truffa che non è riuscita. Di una «stangata» andata storta. Un Pinocchio del XXI secolo, ma anche una evoluta commedia all'italiana. 0 almeno: tornano in mente certe immagini fulminanti. Le foto del matrimonio del conte Igor, per dire, certi suoi servizi in costume settecentesco e in carrozza, roba da book, come si dice. Oppure gh amici di Marini ripresi a Bangkok, accaldati e perplessi, sotto un enorme ritratto di Budda. 0 le foto che compaiono nel sito Internet di Volpe, sito dedicato al suo personale Ordine Benefico e CavaUeresco che s'ispira al Sudamerica, mostre di pittura, premi, artisti un po' così, mesti buffet. La Repubblica ha avuto tanti misteri e tante commissioni d'inchiesta. E l'occasione di dare addosso alla minoranza era stavolta assai evidente. Ma in nessuna commissione, a memoria di cronista, è apparso più spiccato l'allevamento degh allocchi e degh zimbelli. Nessuna inchiesta parlamentare ha trascurato, più di Telekom-Serbia, la profonda tecnica della civetta sul trespolo, l'emblematica teoria dei nodi con cui sono legati i laccioli delle trappole, i riflessi ottici degh specchietti per le allodole, l'acustica degh zufoli da richiamo. Altro che ricerca della verità. Pure un «traffichetto d'urànio» era disposto a rivelare, ZagamiFavaro. E Marini, finito facchino all'orto-frutta, ripetuti attentati. E' strano come gente di enorme esperienza, primo fra tutti l'avvocato Trantino, che pure ha avuto le sue foto a colori con intervistona su Sette, ecco, è quasi incredibile che personaggi come lui non abbiano subito avvertito segnale di allarme rosso davanti a certi figuri, a certi discorsi, a certi documenti, a certi ritmi che sapevano d'inganno, o di gioco delle tre carte. E insieme a quehe icone così eloquenti, viene anche da pensare alle ingloriose trasferte all'estero di questo sciaguratissimo organismo parlamentare. I commissari deputati che, trascinati in Svizzera dalle ((rivelazioni» del conte Igor, rischiano perfino l'arresto. Fino alla surreale conferenza stampa convocata dal presidente deUa commissione all'hotel «Hyatt» di Belgrado, con Trantino costretto a divincolarsi tra gh ukase dell'opposizione itahana e il più legittimo sgomento dei giornalisti serbi. Molti dei quah oltretutto convinti, come ha ben spiegato sulla Stampa Giuseppe Zaccaria, che la Telekom Serbia venne, dal loro punto di vista, svenduta agli italiani. E di nuovo si ride, e si piange. Così, a far da ponte tra i 257 milioni di euro bruciati daUTtalia sotto i bombardamenti e la farsa che va in scena in questi giorni, non resta che un grande romanzo d'impostura, un pastiche truffaldino e nazionale adeguato al 2004. E perciò globale, flessibile, immediato, immateriale e grottesco nella sua indubbia spettacolarità. Figlio di un'attrice e di un uomo di teatro, marito di un'attrice e aspirante attore lui stesso, non senza aver sbarcato il lunario come stunt-man, Igor Marini sembra un tecno-testimone perfetto in una società ormai fatta di telespettatori. E il centrodestra se lo teneva stretto. Eppure, come si dimostrerà, egh arriva a dar vita a personaggi che esistono. Dal nulla crea il cavaher Palermini, funzionario dello lor, e anche il suo aiutante padre Astolfo. Non solo, ma h colloca in luoghi del tutto immaginari e li fa interagire intomo alla maxitangente in uno straordinario contesto di telefonate, disvelamento di segreti, visite in caveau, perfino vacanze. Roba da ((Alta Patacca» direbbe Andreotti. Megho di Donatella Di Rosa, «Lady Golpe», che a suo tempo fece riaprire deUe tombe e saltare la catena di comando degh Stati Maggiori. Megho pure di Eho Ciolini, mago del depistaggio dietrologico e deU'allarme elettorale, fantasista della rivelazione ritrattata e della ritrattazione rivelata. Ma non bastava, evidentemente. Marini. Per cui ecco a voi Volpe-Fox. Lui reca in dote, se voghamo, la tradizione. Ed è più rassicurante, a suo modo, ma è anche impressionante come la sua comparsa si accompagni al tipico armamentario deUe vicende italiane meno commendevoh: massonerie, servizi segreti, più i gesuiti che non spuntavano più dai tempi deh'affare Montesi. E neofascisti, bambini malati, certificati di deposito forse falsi, forse no, la Cassa di Risparmio di San Marino, la Malesia. Tutto insomma. E per chi ci casca, di sohto hon è gratis. La Repubblica ha avuto tanti misteri e tante commissioni d'inchiesta E l'occasione di dare addosso alla minoranza era stavolta assai evidente Ma in nessuna era apparso più spiccato l'allevamento degli allocchi e degli zimbelli In questa storia collodiana il Gatto ricorda il Conte Igor (Marini, già Zalewskj) la Volpe può identificarsi in Antonio Volpe conosciuto nel suo giro come «Fox» Se tutto questo faccia ridere o piangere la risposta è che per stabilirlo si deve assumere il punto di vista di Pinocchio Resta ancora aperta la questione del «burattinaio» Se il tipo di Lucignolo, l'amico tentatore, può essere letterariamente avvicinato all'onorevole Alfredo Vito che da certi «baretti» di Via Veneto ha introdotto Volpe a San Macuto, Mangiafuoco ancora non si sa chi sia II presidente della Commissione Telekom Serbia Enzo Trantino Igor Marini, primo accusatore di Prodi, Fassino, Rutelli e Mastella nel 1989 in compagnia dell'ex moglie Isabel Russinova ift^^^^^^^Kfe' - ^«ifc .^"f^.:3E~"à:^3»rr.-, Resta ancora aperta la questione del «burattinaio» Se il tipo di Lucignolo, l'amico tentatore, può essere letterariamente avvicinato all'onorevole Alfredo Vito che da certi «baretti» di Via Veneto ha introdotto Volpe a San Macuto, Mangiafuoco ancora non si sa chi sia