Le trasparenze della passerella nemoco

Le trasparenze della passerella nemoco DOVE VA LA NARRATIVA: ORME ROMANTICAMENTE SOCCHIUSE O SPALANCATE AL PIACERE Le trasparenze della passerella nemoco Bruno Quaranta E' finito il desiderio? E' svanito l'eros? Cinema, televisione, pubblicità, moda, come oggi sono, sì mostrano, pulsano, solleciterebbero il sì. A color che sanno, l'onore e l'onere di imbastire seminari, inchieste, tavole rotonde, le variegate vìe che conducono (che dovrebbero condurre) al verdetto. Altra la letteratura, non avara, almeno non orfana, così pare, di orme romanticamente socchiuse o spalancate al piacere. La passione mite che è l'amore, secondo il Bardo, alias Shakespeare, e l'arte dì giacere. Perché non ogni opera discende per li rami di Pauline Réage, alias «Histoire d'O», ovvero come stabilì Jean Paulhan «quel che le donne non hanno mai ammesso (...). Quello che gli uomini hanno sempre rimproverato loro: che sono schiave dei loro istinti; die in loro tutto è sesso, anche lo spirito». «L'amante conduce un giorno 0 a passeggiare in un quartiere dove non sono andati mai...». E così sì discende all'inferno (dei sensi). Con Emanuel Carrère - «Facciamo un gioco», besteller in Francia, in Italia'per i tipi di Einaudi si sale in treno: «Hai comprato 'Le Monde' all'edicola della stazione (...). E' oggi che esce il mio racconto, te rho ricordato stamattina al telefono...». Da Parigi a La Rochelle, un viaggio sul filo dell'immaginazione. Una donna e il suo amante in attesa dì congiungersi. Lei che scorre (che spugneggia) la lettera intima di lui: «Voglio farti una proposta. A partire da questo moménto, tu farai tutto quello che dico», di tanto in tanto chiedendoti dove voglio andare a parare». Un saggio, un frammento, un grano di queste meticolose istruzioni che nùn scordano di suggerire la «moda» («...sarei favorevole a un abitino estivo, di quelli che lasciano braccia e gambe nude...»? Eccolo: «Hai pensato alle mie mani sul tuo seno? Io non ho pensato ad altro. A dire il vero non alle mie mani sul tuo seno, alle mie mani vicino al tuo seno. Lo sai, il palmo che lo avviluppa e ne sposa la curva, un quarto dì millitnetro più in là e lo sfiorerebbe, ma per l'appunto non lo sfiora». Sedurre ed essere sedotti, dalla parola. La parola che annuncia, che forgia, che ispira il gesto, i gesti, il misterico convegno. Dì trouvaille in trouvaille. «C'è una storia così che mi piace molto, la storia del tizio a cui un mago promette di esaudire ogni suo desidèrio,' ma a una sola condizione: che per cinque minuti lui riesca a non pensare a un elefante rosa. Se non gliel'avesse detto non gh sarebbe mai venuto in mente, è ovvio, ma ora che gliel'ha suggerito, e proibito, come potrebbe pensare a qualcos'altro?». Il fascino del confine varcato, del tabù violato (l'età)...E' «The mother», il film di Roger Micheli ora sugli schehni, sceneggiatura di Hàni Kureishi, pubblicata da Bompiani. Una donna ultrasessantenne, vedova, s'innamora dell'amante di sua figlia, infine - come dire? folgorandolo, se lui, Darren, l'avvolgerà in una metaforica cintura di castità: .«Nessuno potrà mai piacerti più di me»...«Vedi - scaturisce da una visione il copione di Kureishi una donna che va a fare la spesa, si occupa di giardinaggio, bada a suo marito, insomma segui la vita di un vecchia coppia. Poi, più avanti nella storia, vedi come la donna è stata trasformata dalla morte di suo marito, e dalla sua relazione con l'operaio, Darren. Ho visto tutto questo: ho visto Darren entrare in casa, e poi via tutta la storia. E l'ho visto in immagini piuttosto che con le parole, cosa che a volte accade». Matura, May, al cinema Anne Reid. Mature le donne elogiate da Stephen Vìzinczey in - va da sé - «Elogio delle donne mature» (Marsilio editore). Ungherese, quindi esule in Canada, l'estimatore delle nonne (oppure solo zìe) di Lolita sceghe come epigrafe del suo romanzo un consiglio dì Benjamin Franklin: «Ih tutti vostri amori dovreste preferire le donne mature alle giovani.,.poiché esse conoscono meglio il mondo». Chi ha avuto il dono di conoscere le donne, donne che hanno voluto - qui il segreto del frutto colto - conoscere e farsi conoscere...«Il suo corpo rappresentava nella carne il dualismo occidentale: con il suo viso morbido, le labbra sottili e le spalle esili, sembrava una creatura eterea e sublime (probabilmente questo è il motivo per cui mi ci volle tanto tempo per cominciare a guardarla come una dorma)...». (Altre le giovani che, invece di «sporgersi all'amore», secondo il verso dì Fabrizio De André, sì scaricano «in ima sessualità promìscua e smemorata, fulminante come un colpo di revolver», come l'Angelica di Isabella Santacroce, fra le femmine devastate di - appunto - «Revolver», come, ancora in «Revolver», Veronica, vocata a farsi sbattere «come un ovetto dentro la ciotola». Piccole donne crescevano. Cresceranno? Sapranno disegnare e conquistare un privatissimo eden, dimenticheranno lo sfregio, l'ingiuria, la melma, «la colluttazione dei corpi»?). «ELOGIO DELLE DONNE i» DI VIZINgEY «FACCIAMO UN GIOCO» DI CARRÈRE

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