Puglia, ultimo lembo del consociativismo

Puglia, ultimo lembo del consociativismo MA ORA L'AVViCINARSI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE E GLI ULTIMI DURISSIMI SCAMBI D'ACCUSE TRA FITTO E D'ALEMA FANNO TRABALLARE L'INTESA Puglia, ultimo lembo del consociativismo Tra centrodestra e centrosinistra un patto per dividersi il potere retroscena Fabio-Martini ROMA IN Puglia, terra bizantina e barocca, tutto si tiene e tutto si intreccia e così può capitare che l'ex presidente della Banca 121 Lorenzo Gorgoni sia cugino del presidente della Regione Raffaele Fitto, mentre l'ex direttore generale della banca sotto inchiesta, Vincenzo De Bustis, sia buon amico dì Massimo D'Alema al punto che durante le elezioni del 2001 si trasferì in quel dì Gallipoli per dare una mano all'ex premier. Intrecci, amicìzie, parentele non sono sinonimi di favori illeciti, anche se la labirìntica vicenda della 121 è l'ennesimo frammento della storia dì Puglia, una terra nella quale doppiezza e consociazione sono spesso una scelta di vita. Quando Pinuccio Tatarella tornava nella sua Bari, trascorreva lunghe nottate a far bisboccia con gli amici e una volta pronunciò una battuta indimenticabile: «Gallipoli? Lì dobbiamo perdere sempre!». Come dire: levatevi dalla testa che nel collegio di Massimo D'Alema presentiamo un candidato che «rischi» di vincere. E quando Tatarella morì, fu proprio D'Alema a sollevare dehca- tamente il velo su 20 anni di invisibìli cortesie tra i due, raccontando nell'aula dì Montecitorio dì essere legato a Pinuccio «da un rapporto dì complicità se non di simpatìa umana». Una battuta, quella di Tatarella, che sì è poi rivelata profetica, visto che il 13 maggio del 2001 in quell'angolo di Oriente in Italia che è Gallipoli accadde un fenomeno curioso: Massimo D'Alema viene eletto deputato, mentre il Comune viene conquistato dal centro-destra col candidato benvoluto dal presidente della Regione Fìtto. E proprio in queste ore, men¬ tre si dipana l'indagine sulla Banca 121 anche la singoiar contesa che si agita per la conquista del Comune di Bari racconta dì che impasto sìa fatta la terra di Puglia. Bari è l'unica grande città itahana nella quale la sinistra non ha mai governato, D'Alema ci punta forte e per conquistarla ha sponsorizzato la candidatura eli Michele Emiliano, un magistrato che fino a pochi mesi fa ha indagato sui Ds nell'ambito dell'inchiesta Arcobaleno e che a indagine aperta fece diffondere un suo «manifesto politico». Un gesto che indusse Francesco Saverio Borrelh a dire: «Il magistrato deve poter contare sulla fiducia di tutti ì cittadini. Cosa che viene offuscata se il magistrato lascia la toga per entrare nell'agone polìtico». , E se la Quercia sì prepara a candidare un magistrato che li ha indagati, il centro-destra è sul punto di lanciare in pista Pino Pisicchio che fino a poche settimane fa è stato capogruppo dell'Udeur a Montecitorio, cioè dì uno dei partiti del centro-sinistra. L'unica differenza è che mentre Pisicchio ha rinunciato al «pennacchio» del capogruppo. Emiliano è in aspettati- va e in caso di sconfitta potrebbe rientrare nei ranghi della magistratura. Terra di trasformismi frenetici: in vista delle elezioni del 13 giugno, il presidente uscente della Provincia Marcello Vemola, della Margherita, ha avuto abboccamenti col presidente della Regione Fitto e con Pisicchio. E a Bari nessuno è a pronto a giurare che Vemola resterà con l'Ulivo, proprio mentre un solido ex missino come il consighere comunale di An Sergio Ventrella ha fatto sapere che sì prepara a passare col centro-sinistra. In Puglia per lunghi anni ha dominato il de Vito Lattanzio prima da solo e poi in condomìnio col socialista Rino Formica - ma da più dì 10 anni la sinistra-di D'Alema e la destra (prima con Tatarella ora con Fitto) sembravano aver trovato un modus vivendi. Anche alla «Banca 121». Ma rinfittirsi della campagna acquisti e i durissimi scambi di accuse delle ultime settimane tra Fìtto e D'Alema potrebbero essere ì primi sintomi della fine dì una lunga stagione consociativa. Soprattutto per un motivo: Massimo D'Alema sembra tentato dall'idea dì trasferire il suo centro di gravità da Gallipoli a Bari. Luì smentisce («Sconcertante esercitarsi in gossip politici con anni dì anticipo») ma su Fitto, D'Alema esprime giudizi diventati taglienti: «Non era berlusconiano, era la sua qualità. Sapeva esercitare il potere senza inutili arroganze. Paradossalmente sta diventando berlusconiano nel periodo del declino e stupisce che un uomo giovane ma scafato come lui rischi di salire su un autobus verso il deposito». Ma anche se ì due litigano, c'è chi è pronto a scommettere: se a giugno sindaco di Bari sarà Pino Pisicchio, vicesindaco Salvatore Tatarella e presidente della Provìncia l'imprenditore Vincenzo Divella sostenuto dall'Ulivo, vorrà dire che il patto D'Alema-Fìtto è vìvo e vegeto. Bari è l'unica grande città nella quale la sinistra non ha mai governato: il leader dei Ds punta su Michele Emiliano, il presidente forzista mette in campo l'ex capogruppo Udeur a Montecitorio Pisicchio Pino Tatarella Il governatore della Puglia, Fitto Massimo D'Alema Una veduta dall'alto della città di Bari