NEL NOME DEI FIGLI

NEL NOME DEI FIGLI LA QUARESIMA DEDICATA Al BAMBINI ViniME NEL NOME DEI FIGLI Leonardo Zega C' ERA una volta la quaresima. Metteva simbolicamente fine alle follie del carnevale per spostare l'attenzione sul senso ultimo della vita attraverso la preghiera, il digiuno, la penitenza e l'elemosina. Era la preparazione prossima alla Pasqua, che segnava il ritorno ai ritmi normali della vita cristiana. Cominciava con il rito delle Ceneri e il suo inequivocabile messaggio: «Ricordati, uomo, che sei terra e alla terra tornerai», e finiva il mattino del Sabato Santo, quando «si scioglievano le campane» per salutare la risurrezione di Cristo e il risveglio della natura, e noi ragazzi si usciva dalle case per rotolarci insieme nei prati verde smeraldo dell'incipiente primavera. Ben poco è rimasto di questi usi nella nostra società secolarizzata, non si sa più nemmeno quando cominci e finisca il carnevale, non c'è verso di attutire il frastuono delle chiacchiere inutili, la tv ci rintrona con le sue risse o ci trascina nel nulla del Grande Frate/lo e delle sue meschine varianti. Alla «realtà» rumorosa dello spettacolo si contrappone tutt'al più il lamento sui tempi bui che ci tocca vivere, tra gli orrori del presente e le paure per il futuro. Addio dunque quaresima, che sembrava una punizione ed era invece un ricostituente per il corpo e per l'anima. Nonostante tutto, Papa e vescovi tengono però duro, tentando aggiornamenti di forma e contenuti per mantenere vivo il senso religioso dei «quaranta giorni». Ogni anno il pontefice in persona si incarica di ricordarlo ai fedeli, come ha fatto domenica scorsa all'Angelus, e di suggerire un tema di riflessione che rappresenti anche un impegno collettivo. L'argomento proposto per la quaresima del 2004, che inizia oggi, è sintetizzato in una domanda, che assomiglia a quella rivolta da Dio a Caino nell'Eden: «Caino, Caino, che cosa ne hai fatto di tuo fratello Abele?». La domanda del Papa è: «Come sono trattati i bambini nelle nostre famiglie, nella società e nella Chiesa?» E spiega: «Ci sono minori che sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti: abusi sessuali, avviamento alla prostituzione, coinvolgimento nello spaccio e nell'uso della droga; bambini obbligati a lavorare o arruolati per combattere; innocenti segnati per sempre dalla degradazione familiare; piccoli travolti da turpe traffico di organi e di persone. E che dire deUa tragedia dell'Aids con conseguenze devastanti in Africa? Si parla ormai di milioni di persone colpite da questo flagello, e di queste tantissime sono contagiate sin dalla nascita. L'umanità non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante!». E' come se Cristo rinnovasse la sua «maledizione»: guai a chi scandalizza, sfrutta, violenta un bambino; «meglio sarebbe per lui che gli sia messa al collo una macina da mulino e venga gettato in mare... State attenti a voi stessi» (Luca 17.1). E' l'unica condanna che sembra non ammettere scampo: meglio scomparire dalla faccia della terra che profanare l'innocenza indifesa. Eccolo dunque l'invito concreto per la prossima quaresima; rivolto a tutti, perché la sorte dei bambini riguarda tutti e l'indifferenza equivale a connivenza e complicità. leonardo.zega@stpauls.it

Persone citate: Cristo, Leonardo Zega

Luoghi citati: Africa