«Basta col calcio da Far West» di Guglielmo Buccheri

«Basta col calcio da Far West» POLÉMICHE DÒPO UlC^ «Basta col calcio da Far West» Se ne vanno il tecnico e i giocatori aggrediti il caso Guglielmo Buccheri ROMA CINQUANTA ragazzi, o forse più, che, a volto coperto sbucano da un cancello della curva nord per gettarsi all'inseguimento di quelli che un tempo erano i propri beniamini. Il bilancio dell'aggressione ai giocatori di casa (Carmine Passalacqua il bersaglio dei teppisti e, con lui, il capitano della squadra) domenica pomeriggio al termine di LatinaTivoli, gara di C2 non racconta di feriti o contusi gravi, ma sul campo della città pontina resta la furia ultra, la voglia di dire basta con il calcio giocato di Dario Levanto, capitano dei neroazzurri del Latina e le dimissioni del tecnico Piero Santin. «Qui non c'è più niente, né società né l'affetto dei tifosi. Voglio dimenticare al più presto, lontano da questo ambiente nel rifugio di casa mia a Cava dei Tirreni», è l'amaro sfogo di un allenatore (il suo predecessore Paolo Specchia se ne andò dopo un'aggressione personale) che inseguiva ancora la permanenza (difficile) del Latina nel calcio dei professionisti con l'obiettivo della, salvezza e che esce di scena non senza lanciare un nuovo grido d'allarme. «E' impensabile - spiega Santin come qualche decina di teppisti abbiano potuto attraversare tutto il campo a fine gara e colpire con calci e pugni i nostri ragazzi davanti all'entrata degli spoghatoi. Ormai negli stadi non c'è più sicurezza, ogni partita diventa a rischio anche quando niente fa pensare alpeggio». Una denuncia che viene raccolta e rispedita al mittente da Mario Macalli, numero uno della Lega di serie C. «Adesso è fin troppo facile parlare di ima categoria allo sbando dove sui propri campi accade di tutto. La realtà - spiega Macalli - é diversa. Andatevi a rileggere le cronache degli ultimi fatti violenti e vi accorgerete che altrove c'è ancora più caos: penso soltanto ai fatti di Torino quando i granata erano in A o al campo di Avellino. Il problema è che dovremmo acquisire una mentalità all'inglese con impianti da gioco di proprietà delle società stesse. E, poi, il compito di mantenere l'ordine pubblico non spetta alle forze dell'ordine?». Il giorno dopo la violenta aggressione che si è trasformata in una vera e propria caccia all'uomo è quello della grande smobilitazione. Il capitano Dario Levanto (in camera una promozione in A con il Lecce di Mazzone) aveva prima deciso di rescindere unilateralmente il contratto che lo legava al Latina calcio e con lui sembrava deciso ad andarsene anche Passalacqua che, nelle immagini trasmesse dai telegiornali, è il giocatore colpito da pugni e calci. Poi, il resto della squadra pontina al termine di un lungo incontro fino a tarda sera in un albergo del centro per decidere la linea da adottare, lo ha convinto ad aspettare ancora due giorni prima di prendere la decisione di cambiare aria, ma, nelle prossime ore, la grande fuga potrebbe coinvolgere altri giocatori con il futuro agonistico della società destinato a finire nelle mani dei ragazzi delle giovanili. In attesa che la Digos finisca di decifrare tutti i filmati (tre gli ultra del Latina coinvolti direttamente nell'aggressione) sul banco degli imputati finisce lo stadio Franciosi. Un precedente, infatti, pesa e non poco sulla storia dell'impianto: quattro anni fa, dopo i violenti scontri fra tifosi del Latina e Sambenedettese, il comune tolse l'agibilità allo stadio e, da allora, la commissione impianti e spettàcolo di Latina non l'ha più concessa con il sindaco, Vincenzo Zaccheo, che ogni domenica firma l'ordinanza per aprire le tribune agli appassionati di casa. «Eravamo tutti impegnati per raggiungere il non facile traguardo della salvezza e con l'aiuto del nostro pubblico avremmo potuto cambiare il destino della squadra. Quello che è accaduto è davvero incredibile. Rientrando negli spogliatoi - spiega quello che resta un capitano in bilico, Dario Levanto - ho visto nell'espressione dei miei compagni più giovani il terrore». Sul pomeriggio da far-west allo stadio entra in scena anche il giallo della cancellata da dove sono passati i teppisti aperta. La Commissione della Lega calcio inviare propri rappresentanti per capire le dinamiche di quanto accaduto, il resto è nelle inchieste degli agenti della Digos. «Me ne tomo a casa. Dopo che il presidente Sciarretta aveva dato le proprie dimissioni la scorsa settimana, avevamo deciso con i ragazzi di andare avanti per l'onore della città. E' stato tutto inutile», sussurra Piero Santin, l'ex tecnico della squadra di una città che si è risvegliata senza più certezze. L'allenatore Santin: «Qui non c'è più niente, né società né l'affetto dei tifosi. Voglio dimenticare al più presto, lontano» Macalli: «La serie C non è peggio degli altri tornei» XATIHfi CALCIO Piero «Rino» Santin si è dimesso Il suo predecessore. Specchia, se ne era andato dopo aver subito un'aggressione personale

Luoghi citati: Avellino, Cava Dei Tirreni, Latina, Roma, Torino