Moggi contro Moggi: uno solo è «vero»
Moggi contro Moggi: uno solo è «vero» IN TRIBUNALE UN OMONIMO CHE SI E FATTO INTERVISTARE SPACCIANDOSI PER IL FIGLIO DEL DG Moggi contro Moggi: uno solo è «vero» Giorgio Ballarlo TORINO AL tribunale di Torino va in scena la «guerra dei Moggi». Luciano contro Alessandro, a suon di querele e carte bollate. Nessun litigio in famigUa, però. Il Moggi Alessandro che siede sul banco degli imputati non è il fighe del direttore generale della Juventus, noto anche come socio della Gea. Bensì un omonimo fiorentino di 47 anni accusato di sostituzione di persona: in un'intervista concessa le scorse anno a un giornale sportivo giapponese si sarebbe spacciate per Ù figlie di Luciano Moggi, conesciutissimo anche nel Paese del Sol Levante per il suo molo dirigenziale nella squadra di Del Piero. Davanti al giudice Fernanda Cervetti viene sventolata una fotocopia del settimanale nipponico «Sports Graphic Number», deve in un articolo sul calcio italiano, di fianco a un'istantanea del noto nazionale giapponese Nakata, compare la foto di Alessandro Moggi (il fiorentino). Traduzione dagli ideogrammi giapponesi: «Il mio lavoro principale consiste nel f^re il consulente nel calciemercato... Per farlo ci vuole un'autorizzazione rilasciata dalla Fifa... Io he creato un lavoro nuovo che nessuno aveva fatte prima... Io però non lavoro con mio padre, Luciano Moggi, direttore generale della Juventus». Per il legale di Luciano e Alessandro Moggi (quello della Gea), l'avvocato Fulvio Gianaria, si tratta di una chiara sostituzione di persona: «Di per sé non si tratta di un episodio grave - spiega Gianaria - però i miei clienti hanno presentato una querela a scopo preventivo, non vorremmo che l'equivoco si ripetesse». Per i legali di Alessandro Moggi (il fiorentino). Luigi Tartaglino e Luca Cianferoni, l'errore va invece cercato nella traduzione dall'italiane al giapponese. Insomma, un banale svarione del giornalista orientale, forse poco avvezze alle sottigliezze del calcio e della lingua di Dante. Il vero ma false Alessandro Moggi si difende con passione: «Io sono solidale con Luciano, capisce che possa essersi imbufalito quando ha viste una cesa simile. Ma deve prendersela con il colpevole dell'errore, io non c'entro nulla». Moggi, che vive a Firenze ma lavora a Prato, deve di recente ha fondato una sorta di «confindustria» delle imprese artigiane gestite da cinesi, racconta che il giornalista nipponico l'ha intervistato nell'apnle dello scorso anno a Viareggio, dove s'era portato die¬ tro anche un'interprete giapponese che però l'italiano le conosceva maluccio. «Io he sempre lavorato nel monde dell'indetto del calcio sottolinea - pubblicità, promozioni, cartellonistica e anche rappresentanza di calciatori. In quest'ultimo caso con poca fortuna, però». Insomma, trattandosi un po' dello stesso ambiente l'equivoco era quasi d'obbligo. «E che, devo essere io a cambiare nome? Io mi chiamo Alessandro Moggi e mio padre è originario di Monticciano, le stesso paese in provincia di Siena dev'è nate Luciano. Forse siamo anche parenti alla lontana». Intanto il giudice torinese ha trasmesse gli atti ai celleghi del tribunale di Firenze, competenti per territorio. La «guerra dei Moggi» è solo rinviata, anche se già si prefila all'orizzonte un accordo amichevole fra le parti.
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