Un giorno da dimenticare per il premier di Israele di Aldo Baquis

Un giorno da dimenticare per il premier di Israele VUOLE OTTENERE L'APPOGGIO DELLA CASA BIANCA AL PROGETTO DI «DISIMPEGNO UNILATERALE» SCAVALCANDO IL PARLAMENTO Un giorno da dimenticare per il premier di Israele Contestato dai partiti alleati e dallo stesso Likud per il suo piano di ritiro Aldo Baquis TEL AVIV Nel tentativo di convincere l'amministrazione Bush a sostenere il suo progetto di disimpegno unilaterale di Israele dai palestinesi, il premier Ariel Sharon ha ieri constatatalo che questa iniziativa suscita ima forte opposizione nella sua coalizione di governo e perfino nel suo partito, il likud. Quando in serata si è presentato alla Knesset per affrontare una mozione di sfiducia presentata dal partito ortodosso Shas - contrario al suo piano di sgomberare da Gaza migliaia di coloni ebrei - Sharon ha visto la coalizione sciogliersi come neve al sole. I ministri e i deputati di due partiti (Unione nazionale e Partito nazionalreligioso) sono usciti in gruppo dall'aula, accompagnati da due deputati del Likud, fra i quab l'ex ministro degli Esteri David Levy. Un parlamentare della coalizione, Arye Eldad, ha votato contro il governo. In definitiva, il governo Sharon ha raccolto 46 voti a favore, e 45 contrari. Se anche fosse stato sconfitto, il governo non sarebbe tuttavia caduto, perché per abbatterlo l'opposizione deve presentare in Parlamento una coalizione alternativa di 61 seggi: la metà dei 120 deputati più uno. Per il premier che scopre adesso di essere schierato alla sinistra di buona parte del proprio partito - nou è stata certo una giornata ladle. Critiche e contumelie gli sono giunte ieri sia dall'estrema destra («Ma quando ti disimpegnerai dalla carica di pre¬ mier e tornerai nella tua fattoria?», gli ha chiesto un deputato nazionalista) sia da sinistra. L'ex leader del partito Meretz, Yossi Sarid, ha detto di Sharon che «spesso è rappresentato come un bulldozer, ma ora è chiaro che è comunque privo di motore». Il premier, a suo parere, «è un raro insieme di incapacità, completa confusione di idee, mancanza di risorse e goffaggine». Malgrado la fredda accoghenza della Commissione per gli affari esteri e la difesa e della Usta parlamentare del Likud, Sharon ha cercato di illustrare il suo piano di disimpegno da una parte della Cisgiordania e da Gaza. Ai suoi contestatori da destra ha rivolto parole graffianti: «Voi volete tutto, e alla fine resterete con un pugno di mosche in mano». Quindi ha rivelato il suo vero obiettivo: «Il piano di disimpegno - ha spiegato è solo la prima fase di un progetto più vasto, concepito per garantire che la maggior parte degli insediamenti ebraici in Cisgiordania restino sotto controllo israeliano». Nelle settimane scorse Sharon ha confermato in un'intervista di progettare lo sgombero da Gaza di 17 colonie in cui vivono 7.500 israeliani. Domenica il quotidiano Haaretz ha rivelato che altrettante colonie potrebbero essere sgomberate anche in Cisgiordania. L'attentato a Gerusalemme - ha proseguito Sharon - non può alterare la sua politica, perdio è fondata su un punto cardinale che domenica ha trovato ima volta di più conferma: «Che con l'attuale leadership palestinese non è possibile raggiungere, nel prossimo futuro, alcun accordo di pace». Un incontro fra un suo consigliere e un consigliere del premier palestinese Abu Ala è slittato ieri, non per la prima volta. Da tre mesi il colloquio fra i due premier appare a portata di mano, e poi sfuma sempre. «Abu Ala - ha detto Sharon in Parlamento - non sa come realizzare le riforme nelTAnp, né come affrontare la questione del terrorismo». Di conseguenza non resta a Israele che procedere per la propria strada, coordinandosi al massimo con gli Stati Uniti: cosa che Sharon conta di fare nelle prossime settimane, durante una visita alla Casa Bianca. Per placare la fronda della destra nazionalista, Sharon ha lanciato l'idea di una «consultazione nazionale» (una sorta di referendum, che non è previsto dalle leggi israeliane) da tenersi già in primavera. Ma dopo la visita a Washington, Sharon rischia di porre la coalizione di fronte a un fatto compiuto. Per questa ragione serpeggia malumore anche fra ministri del Likud (Benyamin Netanyahu, Zahi Hanegbi) identificati con la destra radicale. Queste manovre destano d'altra parte scarsa impressione fra i palestinesi. I progetti unilaterali, dice l'Anp, non hanno mai risolto alcun conflitto. Nel caso specifico, aggiunge, Sharon intende certamente mandare a picco il Tracciato di pace in cui non ha mai creduto. Gli integralisti di Hamas vedono poi nell'iniziativa di Sharon un ripiegamento israeliano di fronte alla pressione militare palestinese. Il premier palestinese Abu Ala guida una manifestazione lungo il muro ad Abu Dis, alla periferia di Gerusalemme

Persone citate: Abu Ala, Ariel Sharon, Benyamin Netanyahu, Bush, David Levy, Eldad, Yossi Sarid, Zahi Hanegbi