«Minacciata di morte, non mi fermerò» di Marco Accossato
«Minacciata di morte, non mi fermerò» IL MEDICO CHE DENUNCIO IL NEPOTISMO A MEDICINA: NON INTENDO ABBANDONARE L'UNIVERSITÀ «Minacciata di morte, non mi fermerò» il caso Marco Accossato UN mese fa aveva denunciato al rettore Bertolino e sulle colonne de La Stampa il nepotismo nella Facoltà di Medicina: «Mi hanno esclusa dal concorso per Professore associato di Nefrologia dov'è candidata anche la figlia dell'attuale primario e preside di Facoltà». La dottoressa Caterina Canavese, medico assunto nel 75 nella Nefrologia universitaria delle Molinette, oggi prima nella graduatoria di reparto fra i colleghi ospedalieri per numero di pubblicazioni scientifiche e «Impact factor» dopo i professori Segoloni e Stratta, aveva anche segnalato che sul sito Internet istituzionale della Cattedra di Nefrologia non era citata neppure una delle sue numerose pubblicazioni. Ora, dopo il ricorso al Tar col quale ha impugnato quel concorso, è stata minacciata di morte, si rifiuta di vivere nella paura ma per un breve periodo sarà costretta a lasciare Torino e lavorare a Novara, fino al giorno del concorso, «che sosterrò senza tiranni assolutamente indietro». Dottoressa, quando sono iniziate le minacce? «Pochi giorni dopo l'uscita dell'articolo su La Stampa. Ho ricevuto una telefonata a casa. Era una voce maschile; "Adesso il tuo gesto clamoroso l'hai fatto", ha detto. "Hai ottenuto ciò che volevi. Dimmi cosa vuoi ancora: di/entare primario? Cattedratico? Io ho risposto che volevo solo denunciare un'ingiustizia. Che se anche non vincerò quel concorso al quale non mi hanno invitata sarò comunque soddisfatta per aver portato alla luce un'ingiustizia». E che cosa le ha risposto l'uomo? «Che con me non era possibile trattare, "e se non si può trattare ha concluso - allora sei solo da uccidere"». Si è rivolta subito ai carabinieri? «Non subito. Tornata da un convegno, il primo febbraio, ho trovato sul tavolo di casa una busta in nylon da corriere. Una busta riutilizzata, lasciata da qualcuno nella buca delle lettere. Conteneva il libro di Angelo Caroli, "Brahms Opera 77", sottotilolo "Doppia morte in agguato", la storia di un medico torinese che viene ammazzato con un colpo di pistola in fronte proprio vicino a dove abito io». Un chiaro avvertimento... «Così dicono in procura. Il riferimento a me è evidente, forse anche per il titolo: "Brahms Òpera 77". Chi lo ha lasciato nella mia buca delle lettere sa che suono un po' il pianoforte. In procura sostengono sia una "minaccia colta", quindi credibile». Hapaura? «Non posso credere che le intimidazioni vadano al di là di questo, e comunque sarò protetta da qualcuno». Abbandonerà l'Università di Torino? «Assolutamente no. Né ritirerò il ricorso. Diciamo che, per preparami serenamente, andrò un po' di tempo a Novara dove sta crescendo una gemma della Nefrologia. Aiuterò il professor Stratta e aspetterò il concorso. A maggior ragione, è una battaglia di giustizia che devo e voglio combattere". La dottoressa Caterina Canavese mostra la copertina del libro-minaccia
Persone citate: Angelo Caroli, Bertolino, Brahms, Caterina Canavese, Segoloni, Stratta
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