Semilibertà per Carretta NelI'89 sterminò la famiglia

Semilibertà per Carretta NelI'89 sterminò la famiglia DA CINQUE ANNI ERA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO Semilibertà per Carretta NelI'89 sterminò la famiglia MILANO Ferdinando Carretta è quasi libero. Dopo aver passato sei anni nell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione dello Stiviere, il quarantaduenne di Parma che quindici anni fa massacrò tutta la famiglia prima di fuggire a Londra, ha ottenuto la semilibertà dal Tribunale di sorveglianza di Brescia. «Ferdinando è contento e soddisfatto», fa sapere il suo legale, l'avvocato Gianluca Paglia. «Questa è una tappa importante nel programma di recupero che Ferdinando sta seguendo», spiega il difensore, che spera di ottenere nell'udienza già fissata per il prossimo giugno la completa liberazione del suo assistito. Fino ad allora Ferdinando Carretta dovrà continuare a pernottare nell'ospedale psichiatrico vicino a Mantova. Ma di giorno potrà frequentare un corso Enaip di informatica a Mantova, dove Carretta si reca già dal novembre scorso, un paio di volte la settimana. La concessione della semilibertà, alla quale avevano dato parere favorevole i sanitari dell'ospedale psichiatrico, è solo UU.PrimQ passo per la revoca retta, ^ che non : é mai stato com^g^&^'pf^'lW strage dei suoi famigliari per totale incapacità di intendere e di volere. In att;esa della decisione che verrà presa a giugno, Ferdman- do Carrétta dovrà trovare un lavoro e una sistemazione. «E' escluso però che tomi a Parma. Lui non ha manifestato l'intenzione . di tornare nella sua città». Da Parma Ferdinando Carretta manca dal 4 agosto 1989. Quando per motivi che non ha mai voluto spiegare né ai giudici né agli psichiatri che lo hanno esaminato in questi anni, l'allora ventisettenne ammazzò a colpi di pistola, i suoi famigliari. Prima il padfe-Giuseppe, in pensióne da poco dopo una vita da contabile alla Bormioli. Poi sua madre Marta e alla fine il fratello Nicola. «Non so cosa mi è preso ma dovevo farlo. E' stato più forte di me», l'unica spiegazione in tanti anni. Ammesso che sia una giustificazione e non la lucida follia di un ragazzo normale, forse un po' chiuso, che aveva preparato quella sera' per mesi. Studiando ogni dettaglio. Non improvvisando niente. Riuscendo a scappare e a rimanere nascosto a Londra per dieci anni. I cadaveri dei suoi famigliari non furono mai ritrovati. Ferdinando Carretta disse di averli gettati in una discarica appena fuori città. Il camper con cui i suoi genitori intendevano andare in Marocco in vacanza lo parcheggiò in una strada qualsiasi di Milano, per simulare la loro partenza. E invece fu solo lui a lasciare Parma. Prima a Parigi, poi Londra, il Canada, New York e ancora la capitale britannica. «Mi sembrava fosse più facile nascondermi lì». Carretta è rimasto nascosto dieci anni, per vivere faceva il pony express. Non nascondeva nemmeno il suo nome, tanto nessuno lo conosceva. Solo un banale incidente e la caparbietà di alcuni poliziotti di Parma riuscirono ad individuarlo: lui non fece una piega. A «Chi l'ha visto» raccontò tutto, degli omicidi e della fuga, di più e meglio che in Tribunale, dove alla fine venne dichiarato non colpevole ma costretto a cinque anni di Ospedale psichiatrico e poi ad altri sei mesi. Adesso che è quasi libero Ferdinando Carretta potrebbe entrare in possesso dell'eredità di famiglia, poco più di un paio di miliardi di vecchie lire in immobili. C'è una causa davanti al Tribunale di Parma. Si oppone sua zia Paola, sorella di suo padre: «Se. ereditasse tutto sarebbe una vergogna». Per lei - si capisce 7, non è solo una questione di soldi. Lui era il suo nipote preferito: «Non so ancora darmi pace ler quello che Ferdinando ha fatto». [f.pol.] Ferdinando Carretta a «Chi l'ha visto», nel 1998