Quattro banchieri indagati per il crack Cirio di Francesco Grignetti

Quattro banchieri indagati per il crack Cirio IPOTIZZATI I REATI DI CONCORSO IN TRUFFA E BANCAROTTA FRAUDOLENTA. LA REPLICA: NULLA A CHE VEDERE CON QUANTO RILEVATO DAI MAGISTRATI Quattro banchieri indagati per il crack Cirio iscritti Masera, Maranzana, Benvenuto e Fiorani che negano ogni addebito Francesco Grignetti ROMA Era nell'aria da tempo, ieri la conferma: indagando sul crack Cirio, a fine gennaio i magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati quattro banchieri. Sono Rainer Masera e Luigi Maranzana, rispettivamente presidente e amministratore delegato del Sanpaolo-Imi, più Giovanni Benvenuto e Gianpiero Fiorani, presidente e amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi. Reati ipotizzati, concorso in truffa e in bancarotta preferenziale. Finora, oltre al clan Cragnotti, risultavano iscritti al registro degli indagati soltanto i vertici della vecchia Banca di Roma, il presidente Cesare Geronzi e l'ex direttore generale Pietro Locati. «Apprendo - questa la reazione a caldo di Masera - di voci circa una mia presunta iscrizione nel registro degli indagati dalla Procura di Roma in relazione alla vicenda Cirio, iscrizione della quale non ho alcuna evidenza. Sono assolutamente sorpreso». Uno scatto nell'inchiesta romana sul crack Cirio era, appunto, nell'aria. Da quando, la settimana scorsa, il gip Andrea VarJarp^ha.disposto la custodia in carcere jper Sergio Cragnotti, per suo figlio Andrea e il genero Filippo Fucile. In quell'ordinanl'zft, il giudice ha accettato e fatta propria ima ricostruzione del fallimento Cirio che getta ombre equivoche sul comportamen- to delle banche. Vardaro ha infatti sostenuto che la situazione della Cirio era ormai critica nel 1999 e molti banchieri ne erano al corrente. «Il gruppo si trovava già in stato di insolvenza», ..^ ,. . . Da quel momento in poi, cioè tra il 2000 e il 2002, il magistrato ritiene che le operazioni finanziarie di Cragnotti siano tutte viziate. Viziate nel senso che vi è stata «una rilevante alterazione della par condicio credito- rum». Individua anche alcune banche - vengono citati sei istituti di credito: Banca di Roma, Banca Popolare di Lodi, Mediocredito Centrale, Banca Nazionale del Lavoro, UBS e Banco di Napoli - che avrebbero beneficiato della situazione. Segnala: in quei due cruciah anni, le sei banche hanno visto rientrare in cassa «almeno 5^5 milioni di euro», pari al 530Zo dei soldi rastrellati con le obbligazioni. Dati desunti dal computer se¬ questrato a Filippo Fucile. «La riduzione dell'indebitamento verso le banche è avvenuta in un momento di sostanziale dissesto economico, ben noto ai soggetti che hanno gestito i proventi delle emissioni obbhgazionarie». E' in questo trasferimento di debiti, dalle spalle delle banche a quelle-dei risparmiatorii che si sarebbe'consumato il reato. «I rimborsi alle banche sono continuati, e in maniera più consi¬ stente, in un periodo in cui il dissesto economico diveniva sempre più evidente». Nel frattempo però i debiti crescevano. In gergo, lo si definisce «avvitamento finanziario». Nel 2001 si è arrivati a un passo dal capolinea. «Si doveva ricorrere a nuovo debito per coprire la spesa in conto interessi». Infine il default. :* A questa ricostruzione dei fatti, però, gh indagati si oppongono decisamente. Sergio Cra¬ gnotti contesta il punto di fondo e cioè che nel 1999 il suo gruppo fosse all'insolvenza. «Secondo i commissari - ha spiegato ai magistrati nella sua deposizione spontanea del novembre scorso, prima di essere arrestato Cirio era in disequilibrio economico, patrimoniale e in insolvenza. Io conosco esattamente i numeri del mio gruppo e non c'era assolutamente alcun dissesto patrimoniale». Contesta anche Cesare Geronzi, nel corso della sua audizione di ieri in Parlamento: «La liquidità destinata dal gruppo Cragnotti alla Banca di Roma in concomitanza di emissioni obbligazionarie non è mai derivata da collocamenti curati dalla stessa banca». E infine, sia pure ribadendo la «piena fiducia nell'operato degli organi inquirenti», contestano su tutta la linea i responsabili del Sanpaolo-Imi. Sostiene il presidente Masera che «il riferimento all'operatività del Banco di Napoli suscita stupore dal momento che tale banca è stata acquisita dal Sanpaolo-Imi a fine 2000 e nella stessa non ho mai ricoperto cariche di rappresentanza o operative. Sottolineo inoltre che non ho avuto alcun rapporto operativo con il gruppo Cirio». «Mi riconosco - aggiunge l'amministratore delegato, Luigi Maranzana - nelle parole del presidente Masera e trovo francamente incomprensibile quanto riportato dalle agenzie di stampa. Sanpaolo-Imi non ha mai detenuto partecipazioni nella "Cragnotti fr partners". Tale partecipazione faceva capo al Banco di Napoli e fu da questo ceduta nel '97, cioè tre anni prima dell'arrivo del Sanpaolo». La Popolare di Lodi, a sua volta, si dice «certa della bontà dell'operato dei propri amministratori e dunque dell'assoluta estraneità ai fatti di reato per i quali la procura di Roma sta procedendo». II numero uno del Sanpaololmi «Non ho alcuna evidenza del mio coinvolgimento Sono sorpreso» Dalla Popolare di Lodi la convinzione «della bontà d'operato dei propri amministratori e dell'estraneità da ciò cheafferma la Procura» L'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti