Uno spartito da Collezione
Uno spartito da Collezione 'DEL CINEMA Uno spartito da Collezione In dono al Museo Nazionale del Cinema una rarità risalente al kolossal «Cabiria» PRECEDUTA da una imponente campagna pubblicitaria, il 18 aprile 1914 viene presentata al Teatro Vittorio Emanue e di Torino (e parallelamente al Teatro Lirico di Milano) la prima assoluta del film Cabiria. Su «La Stampa» si legge: «Questa sera alle ore 20,45 Cabiria, Visione storica del IH secolo avanti Cristo; di Gabriele d'Annunzio, Edita dall'Itala film di Torino. Lo spettacolo s'inizia con l'invocazione a Moloch: Sinfonia del fuoco del Maestro Ildebrando Pizzetti. La rimanente musica fu espressamente adattata dal Maestro Manlio Mazza che dirige l'orchestra di 80 professori e 70 coristi del Teatro Regio. Baritono Giovanni Comune, operatore Giovanni Vigo». Il successo del film, un vero e proprio kolossal di quasi 3 ore, è straordinario e consacra il genio del più famoso intellettuale dell'epoca anche nel campo della cinematografia. Ma, come si sa, D'Annunzio aveva accettato di attribuirsi la paternità pubblica di Cabiria dietro lauto compenso, limitandosi a scrivere le didascalie del film. Mentre l'effettivo regista di questo capolavoro - il direttore della casa di produzione torinese Itala Film, Giovanni Pastrone - aveva deciso di sacrificare la propria firma per «imporre il cinematografo come arte» (sono parole sue) e ammortizzare i costi della più dispendiosa produzione del periodo: un milione di lireoro a fronte della cifra massima di 50.000 lire che si spendevano all'epoca per realizzare un film. Su consiglio di D'Annunzio anche il commento musicale di Cabiria - allora i film erano muti, ma prevedevano un accompagnamento «dal vivo», in sala - era stato affidato al più noto fra i musicisti, Ildebrando Pizzetti, il quale a sua volta (per un compenso, va detto, assai più contenuto di quello del «Vate») si era limitato alla stesura di un unico pezzo, la Sinfonia del fuoco, lasciando il resto al maestro Manlio Mazza. Insomma, dietro al successo intemazionale del film vi era una strategia di mercato tanto abile quanto moderna. Se si è potuto far luce sulla vera storia di Cabiria lo si deve anche ai documenti conservati dal Museo Nazionale del Cinema grazie all'opera della sua fondatrice, Maria Adriana Prolo, che ne ricevette in dono una parte proprio da Giovanni Pastrone. Il geniale artefice di una delle opere più importanti nell'evoluzione del cinema, condivise infatti con lei, fino alla morte, la difficile avventura del Museo, grato forse alla lungimirante pioniera per la caparbietà e la passione con cui sottraeva all'oblio del tempo Cabiria e la grande stagione del muto torinese. Non a caso, accanto alla copia del film, il fondo Pastrone conserva oggi quaderni di produzione, lettere del carteggio con D'Annunzio, materiab pubblicitari, fotografie di scena e di lavorazione, costumi, didascalie in più lingue e, non ultima, la partitura musicale di Pizzetti. Ma il fondo attende ancora di essere completato. Per questo, non si può che essere riconoscenti a chi, spesso con difficoltà, cerca di proseguire l'opera di Maria Adriana Prolo ed aiutare il suo Museo ad affannarsi ancora una volta come centro della memoria della cinematografia subalpina. Donata Pesenti cabrale dannunzio CABIRIA Tcifò^sa Il manifesto di «Cabiria»
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