Qui si fanno i libri stupidi e brutti, ma necessari

Qui si fanno i libri stupidi e brutti, ma necessari Qui si fanno i libri stupidi e brutti, ma necessari Piersandro Pallavicini QUALCOSA di strano: un romanzo epistolare a quattro mani, intitolato Storia della Russia e dell'Italia, inaugura, per Femandel, una cohana che porta la sigla Ldm, acronimo dichiarato di libri Di Merda. Lo strano sta nel fatto che la casa editrice ravennate è nota per la sua sobrietà e la sua qualità, in una prospettiva di ricerca sulla nuova narrativa itahana che Iha portata a pubblicare autori che poi hanno trovato la loro strada nelle major. Il più noto dei ( [uali. Paolo Nori, è non solo autore (li questo libro (insieme a Marco Baffaini, musicista con lui ne I Bogoncelh), ma è anche ideatore e curatore della collana Ldm. E anche qui c'è dello «strano». Perché Nori è uno scrittore che è stato caso letterario (all'epoca di Bassotuba non c'è, del contratto con Einaudi e della piccola valanga di libri che ne sono seguiti), è uno scrittore che ha venduto bene e molto bene è stato trattato dalla critica. Uno scrittore che ha appena lasciato Einaudi per un'altra major, Feltrinelli, e che insomma ha quella che si potrebbe chiamare un'immacolata reputazione da difendere. E questo tipo di scrittore si prende una pausa con l'editore che lo fece esordire (Le cose non sono le cose, Femandel 1999), per occuparsi di una cohana che si chiama Libri Di Merda... strano davvero, considerato il terrore che la maggior parte degli scrittori itahani giovani quanto o più di Nori, e meno affermati di lui, ha di non essere presa sul serio. Ma ecco: forse proprio per questo, per farsi prendere sul serio. Storia della Russia e dell'Italia arriva armato di un apparato teorico. Spaccarsi la testa, saggio-appendice sulla «letteratura rovinata», spiega che c'è chi scrive perché si è «spaccato la testa», chi scrive cioè per bisogno, per sfogo irrinunciabiie e curativo di un animo devastato, e che scrittori di questo tipo possono anche fare libri stupidi, che ai più possono sembrare brutti, ma che, invece, dentro hanno una loro intima necessità. libri che - dice Nori - troveranno ospitalità in Ldm. Lecito dunque aspettarsi da questo primo volume qualcosa di disturbante, o magari sgradevole, ma qualcosa dove verità e necessità esplodono in faccia al lettore. Invece niente di tutto questo: Storia della Russia e dell'Italiaè un lungo scambio di e-mail tra gh alter ego di Nori e Raffaini, con la lingua-nonlingua cui Nori ci ha abituati, e con un Raffaini (qui all'esordio su volume) che gh va dietro, scrivendo in modo che vien da chiamare clonato. C'è una specie di trama-spunto un po' traballante (un contratto firmato da ubriachi, da onorare stendendo proprio questo libro epistolare), e poi ci sono divagazioni stralunate, demenziali, ironiche, sui trascorsi dei due alter-ego in Russia. Con richiami a eventi e personaggi storici sia russi che italiani, tanto per tener vivo l'embrione di trama, ma, per la maggiore, con l'attenzione focalizzata sulle proprie bevute, «fiondate», crisi esistenziali, idiosincrasie, entusiasmi... Va detto: pur sbandando talvolta verso il goliardico, questo romanzo tiene compagnia, fa sorridere, ha qualche trovata brillante e, nel suo insieme, risulta non pecoreccio ma garbato. Un tipico libro Femandel. Un libro simpatico, insomma, anziché rovinato, spaccato, esplosivo o necessario. Un libro che per Nori, probabilmente, rappresenta una specie di vacanza un po' sbracata tra amici: cui risulta inutile sia l'apparato teorico (che suona posticcio) sia l'appartenenza alla scatologica collana. Per la quale, un po' scettici, vien da chiedersi chi avrà vogha di farsi scientemente pubblicare. Paolo Nori e Marco Raffaini Storia della Russia e dell'Italia Femandel. pp. 188,2.12 ROMANZO

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