Polemiche italiane al forum sull'antisemitismo di Enrico Singer

Polemiche italiane al forum sull'antisemitismo Polemiche italiane al forum sull'antisemitismo Castelli a Prodi: l'odio si contrasta con la cultura, non servono le direttive Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES L'allarme lo ripropone Elie Wiesel. «Date ascolto alle vittime. Noi siamo antenne e quando sentiamo qualcosa che ci preoccupa, è il caso di ascoltarci». Parole semplici quelle del premio Nobel per la pace sopravvissuto ad Auschwitz e autore di libri sulla Shoah che hanno segnato la coscienza europea. Per Cobi Benatoff, presidente del Congresso ebraico europeo, «il pregiudizio e l'antisemitismo sono tornati: il mostro è di nuovo tra noi». Certo, l'Europa di oggi non è quella degli Anni Trenta e Quaranta, dice Romano Prodi: «Non c'è una forma organizzata di antisemitismo comparabile a ciò che si è prodotto allora. Ma se non fossimo preoccupati non saremmo qui». E il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, che un attimo prima ha confessato di provare «turbamento ed emozione» a parlare in questa sala, spiega che «se si devono proteggere le scuole frequentate dai bambini ebrei, vuol dire che le cose non vanno». Al Seminario sull'antise¬ mitismo, organizzato dopo tante polemiche dalla Commissione europea e dal Congresso ebraico, si denunciano i pericoli e si propongono i rimedi. Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, chiede un «forum permanente inter-religioso» che s'impegni a combattere ogni forma di odio e di razzismo attraverso la conoscenza e il reciproco rispetto. Tutti reclamano che dalle condanne e dagli appelli, si passi alle iniziative. E Romano Prodi elenca sei «azioni concrete» perché la «diversità culturale, etnica e religiosa» sia una forza dell' Unione e non una debolezza. Le azioni saranno condotte dai dipartimenti giustizia, affari intemi, educazione e lavoro. Il presidente della Commissione invita anche ad approvare la direttiva contro razzismo e xenofobia che è ferma dal novembre 2001. E si accende una nuova polemica. «Mi rivolgo ai Paesi che non l'hanno ancora fatto, perché bisogna distinguere le parole dalle azioni», dice Prodi. Tra i Paesi che blocjano la direttiva ci sono l'In- ghilterra e la Germania, che si dividono su un punto specificico: inserire, o no, le manifestazioni razziste «verbali» nell'elsnco dei reati. Ma è l'Italia che ha posto una riserva sull'insieme del progetto che il ministro del¬ la Giustizia, Roberto Castelli, ha più volte criticato. Durante il semestre di presidenza italiana, l'approvazione della direttiva è stata anche tolta dall'agenda dei lavori e la nuova presidenza irlandese non ha ancora deciso se reinserirla. Il presidente della Commissione non nomina l'Italia, ma il suo riferimento è chiaro. E da Roma arriva subito la replica del ministro Castelli. L'antisemitismo, dice il ministro, «va contrastato sul piano culturale e non con direttive che si prestano per essere utilizzate a fini opposti». Per Castelli «è ora che Prodi si tolga le lenti dell' ideologia e si ponga il problema dell'esistenza in Europa di una sinistra filo-islamica con evidenti venature antisemite». La direttiva europea potrebbe diventare uno strumento «per colpire chi combatte l'islamismo fanatico». Il ministro ricorda anche il caso di Oriana Fallaci «processata in alcuni Paesi europei per il suo libro "La rabbia e l'orgoglio"». Le modifiche proposte dall'Italia alla direttiva, dice Castelli, «puntano a colpire l'antisemitismo e a salvaguardare l'inalienabile liber¬ tà di opinione dei cittadini». Dal commissario europeo alla Giustizia, Antonio Vitorino, arriva invece «pieno appoggio» all'appello di Prodi per sbloccare la direttiva. E fonti comunitarie ricordano che Castelli si era opposto al progetto - nel Consiglio del Lussemburgo sotto presidenza greca - sostenendo che, così com'erano formulati, i reati di razzismo e xenofobia potevano colpire certi giudizi espressi anche dalla Lega sugli immigrati. Ma la polemica ha soltanto sfiorato il seminario contro l'antisemitismo, che si è concluso con l'impegno generale di «bandire dalla nuova Europa un cancro della vecchia Europa». E che ha affrontato anche il problema dell'antisemitismo che «si alimenta dal conflitto non risolto in Medio Oriente che provoca frustrazioni sociali di nuove minoranze», come ha notato Prodi. Ma una cosa è criticare le azioni di un governo e altra cosa è alimentare l'odio. «Quando vedo intere classi di bambini che, alla domanda "che cosa volete fare da grandi", rispondono "uccidere gli ebrei", allora temo che la pace sia lontana», ha detto Elie Wiesel. II presidente della Commissione ha fatto notare a Bruxelles che alcuni Paesi (tra cui l'Italia) non hanno ancora recepito la legge europea Il ministro della Giustizia «E' ora che ci si ponga il problema di una sinistra filo-islamica con evidenti venature anti-ebraiche» Romano Prodi con il Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel