Berlusconi stronca il vertice a tre di Berlino di Emanuele Novazio

Berlusconi stronca il vertice a tre di Berlino DOPO L'INCONTRO «ESCLUSIVO» TRA CHIRAC, SCHROEDER E BLAIR Berlusconi stronca il vertice a tre di Berlino «Non faremo passare una virgola delle proposte uscite dal summit tedesco» Emanuele Novazio inviato a ATENE «E' stato un errore che va a detrimento di chi l'ha commesso». La sentenza di Silvio Berlusconi sul vertice che martedì ha riunito a Berlino Gerhard Schroeder, Jacques Chirac e Tony Blair è netta, anche se priva dell'enfasi polemica della vigilia («un pasticcio»). Ma l'apparente sobrietà con la quale il presidente del Consiglio commenta la riunione fra i «Tre Grandi» d'Europa, e il velo d'imbarazzo con il quale assolve Blair («personalmente non ce l'ho con lui»), non bastano a nascondere l'irritazione e l'intenzione di reagire: l'Italia, avverte Berlusconi, si asterrà da «risposte» dirette ma non farà passare nemmeno una virgola uscita dal gran consulto berlinese o da altri che potrebbero seguire. Avvalendosi del diritto di veto previsto dai trattati comunitari, o alleandosi agli altri «esclusi» nel caso di voto a maggioranza ponderata secondo il sistema di Nizza: «I leader di questi Paesi sappiano che la risposta sarà pregiudizialmente un no» a qualsiasi «decisione o proposta», afferma. Prima fra tutte quella del «supercommissario» ai problemi economici (e vice Presidente della Commissione) che Schroeder vorrebbe affidare al tedesco Verheugen. E' soltanto un caso che la durissima replica di Berlusconi ai Tre - una notifica di ritorsioni e un avviso di prossime burrasche - arrivi dal vertice dei primi ministri membri del Partito popolare europeo, organizzato dal candidato di «Nea Dimokratia» alle elezioni greche del 7 marzo, Kostas Karamanlis, e in calendario da tempo. Ma la presenza ad Atene, assieme al presidente del ConsigUo, dello spagnolo Aznar, dell'olandese Balkenende, del portoghese Barroso, del maltese Adami e dello slovacco Dzurinda - due esponenti di quei «piccoli» Paesi sul cui ruolo il presidente del Consi- glio ha molto insistito, quasi ad annunciare ima strategia italiana di attenzione e coagulo aggiunge valore politico alla condanna del premier e trasforma la riunione in un vero e proprio «controvertice». Soprattutto perchè, dopo tre ore dedicate all'esame del progetto di costituzione europea e altri dossier comunitari in vista del ConsigUo europeo di marzo, i Sei concludono «unanimi» allineandosi alla sentenza di Berlusconi - che «l'Europa deve andare avanti a 25» e senza «suggeritori che forniscano soluzioni preconfezionate». L'«errore» rischia di innescare salve di veti e battaglie di principi, con pesanti ripercussioni sull'attività comunitaria? Mentre da Varsavia il ministro degli Esteri Frattini - pur conservando «i timori» che qualcuno voglia «guidare in modo esclusivo e non inclusivo il processo di integrazione europea» - non respinge il documento dei Tre perchè «ricalca quanto la presidenza italiana ha approvato al vertice europeo di dicembre», Berlusconi non offre aperture. Quando il presidente del Consiglio avverte che gli stessi protagonisti «negano» di aver dato vita a un direttorio, o sottohnea che «fra di loro si sono trovati in disaccordo su molti problemi intemi», il suo è un puro esercizio retorico: la sostanza è una spaccatura che basta un avverbio («pregiudizialmente») a consumare. Non ci saranno sconti, almeno da parte italiana, manda dunque a dire Silvio Berlusconi: perchè quella che, solo formalmente, si è aperta martedì nella capitale tedesca è ima battaglia avviata da tempo che mira a ridisegnare la mappa del potere all'interno dell'Unione europea allargata a 25. Segnali di tensione non mancano. A parte le consultazioni di ieri, alla vigilia del vertice di Berlino l'Italia e altri 5 Paesi europei - Spagna, Olanda, Polonia, Portogallo e Estonia - hanno inviato alla presidenza irlandese una lettera su temi soprattutto economici che, tra le righe, lancia un avvertimento a Schroeder, Chirac e Blair: il «G3» non ha lezioni da impartire a nessuno e nemmeno titoli per indicare la strada delle riforme strutturali. E già si profila lo scontro sul bilancio comunitario, come ieri lo stesso Berlusconi ha avvertito: «Non è giusto limitare il nostro impegno e negare aiuti ai 10 Paesi che si apprestano a entrare nell'Ue. Non lo si deve fare», ha detto parlando ancora una volta a Germania, Francia e Inghilterra, capofila dello schieramento contrario ad aumentare il bilancio dell'Unione: una decisione che oltre a ritorcersi sui «nuovi» avrebbe conseguenze negative anche per la Spagna. Ma l'interrogativo più grande resta la Costituzione: quanto peserà, su trattative già problematiche e nervose, r«errore» di Berlino e l'irritazione di Roma? «Ci asterremo da risposte dirette mai leader di quei Paesi sappiano che metteremo un no pregiudiziale a qualsiasi decisione» Il premier ha parlato alla riunione dei primi ministri del Ppe a Atene Più moderato Frattini «Il documento dei tre ricalca la linea italiana» Il cancelliere tedesco Schroeder, il premier britannico Blair e il presidente francese Chirac al vertice a tre di martedì Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al vertice del Ppe ad Atene