lran, il giorno della seconda rivoluzione mancata

lran, il giorno della seconda rivoluzione mancata DOPO L'ESCLUSIONE DI UN TERZO DEGLI INNOVATORI DALLE USTE lran, il giorno della seconda rivoluzione mancata Elezioni boicottate dai riformisti, scontata vittoria del vecchio regime Mimmo Candito Sarebbe dovuto essere, questo di oggi, con le elezioni politiche, il giorno che segna la fine di un lungo tempo amaro, di sangue, di lutti, di guerre disperate e orrende, di milioni di morti perduti nella scalata mistica al paradiso dei Credenti. E però, anche, il giorno che contemporaneamente avrebbe dato inizio forte, vero, solido, al ritomo dell'Iran nella storia del nostro mondo. Una storia dalla quale questo antico e bellissimo Paese aveva scelto di escludersi con il radicalismo testimoniale dell'ayatollah Khomeini, in quel lontano febbraio del 79, e che mai più da allora aveva ricuperato, nemmeno con la morte del Grande Vecchio, nemmeno con la pace con Baghdad, nemmeno con l'impigrirsi d'una rivoluzione bigotta che ora comincia a far trasparire senza punizioni e repressioni il primo rossetto sulle labbra pallide delle belle donne d'Iran. Sarebbe dovuto essere. Invece vincerà la conservazione, la continuità, l'ossessione del fanatismo religioso, la paura d'un cambiamento che sposterebbe gh equiUbri del potere sociale. L'Iran che oggi vota sa già che la maggioranza assoluta del nuovo Parlamento (il Majlis) passerà saldamente nelle mani dei puritani, dei mullah più tradizionalisti, dei tecnocrati e degh speculatori del bazar che fanno traffici spregiudicati e guadagni all'ombra del vecchio blocco di potere. Senza rimedio alcuno. La formula di questa restaurazione sta tutta nel ruolo centrale che ha il potente ConsigUo dei Guardiani della Rivoluzione. Sono 12 «ermellini» anchilosati nella loro lettura d'un mondo che più non esiste, controllori e tutori della compatibihtà della vita pubblica del Paese con i princìpi dell'Islam. Almeno, i princìpi quali essi definiscono con un loro insindacabile giudizio dove fanatismo religioso e pratiche giurisdizionah saldano la garanzia dell'immobilismo assoluto. Compete al Consiglio stabilire se una legge votata dal Majlis possa essere promulgata (o se sia, invece, «non conforme al volere di Dio»), e compete al ConsigUo perfino l'approvazione deUa «conformità» per le candidature di coloro che vorrebbero farsi eleggere in Parlamento. Contro queste due competenze si è ora frantumata l'Qlusione di poter cambiare il corso deUa storia ufficiale. Alcuni mesi fa, infatti, i 12 Guardiani hanno respinto al Majlis una legge che intendeva sottrarre aUa loro giurisdizione l'accertamento deUa «costituzionaUtà» deUe decisioni parlamentari (ma si tratta d'una costituzionaUtà di esclusiva natura reUgiosa); e poi, in questi ultimi due mesi, hanno canceUato daUe Uste dei candidati al Majlis più d'un terzo dei nomi proposti, impedendo di fatto aUa figure più importanti del movimento riformista di concorrere a formare ima maggioranza che sembrava scontata. Perché, a fronte deUa storia «ufficiale» di questo Paese, la storia deUa Rivoluzione, deUe istituzioni, dei poteri, deUa grigha di controUo poUtico e amministrativo basata su ima struttura piramidale che ha in cima la Guida Suprema (una sorta di Papa con potere temporale), a fronte di questa storia alta, ingessata, incrostata, sta poi la storia piccola, concreta, quotidiana, dei 67 miUoni di iraniani che non hanno tonache sacerdotaU, né sciabole o manganelU, né privilegi da mezzemaniche burocratiche. E la gran maggioranza di questi 67 milioni di iraniani - o comunque dei 46 che oggi sarebbero abiUtati a votare - la propria storia la vive in modo del tutto diverso daUe Guide e dai Guardiani che di fatto tengono in mano l'Iran nel nome di AUah Potente e Misericordioso. Bism-Illah ir-Rahman ir-Rahim. I tre quarti di questi 67 miUoni di iraniani hanno meno di 24 anni d'età, cioè sono nati e cresciuti all'interno del regime khomeinista, e nuU'altro hanno vissuto come diretta esperienza pohtica. Di loro la Rivoluzione avrebbe dovuto formare r«uomo nuovo», il seguace fedele, ciecamente convinto, che ha introiettato e persegue i princìpi forti deUa miUtanza predicata dal Grande Vecchio. Ma anche in Iran, come a Mosca, all'Avana, a Praga, a Pechino, le iUusioni deUe rivoluzioni si consumano sempre aU'alba, neUa forgia vitale deUe generazioni, che sempre «degenerano» dal purismo rivoluzionario e, ignorando la mitologia deU'«uomo nuovo», fanno prevalere piuttosto le tensioni forti, U ribelUsmo, il desiderio del cambiamento, che è anima e mito dei giovani. Tanto più oggi, poi, quando Internet e la mutazione informatica aprono orizzonti che ogni regime, prima, poteva più facilmente tener serrato. Per qualche tempo è parso che la sorprendente elezione (e rielezione) del riformista Khatami, e la maggioranza del MajUs consegna¬ ta ai rinnovatori, potessero dare imo sbocco anche poUtico-istituzionale a queste tensioni d'una società in fermento. Ormai l'illusione si è però consumata: neUe aule deUe università Khatami viene chiamato «il beUeparole», le sue minacce di chiamare la piazza (U popolo, il Paese) a sostenere il progetto riformista sono rimaste sempre più chiacchiere, sempre meno credibUi, e la mobiUtazione riformatrice non ha saputo trovare un qualsiasi leader capace di guidare questa straordinaria spinta corale. I due ultimi interventi, poi, dei Guardiani deUa Rivoluzione hanno chiuso definitivamente ogni uscita praticabile, e ai riformatori non è rimasto altro spazio che chiamare il Paese aU'asten^ionismo di massa, al rifiuto di un voto non più libero. In realtà lAventino è ima scelta che la storia mostra sempre perdente. I conservatori vinceranno, il blocco di potere che congela le tensioni deUa società rafforzerà la propria presa sul tessuto culturale ed economico ; e per proseguire con spregiudicatezza la cura degU affari che già oggi gestisce doviziosamente (Rafsanjani ne è la figura emblematica) aprirà anche agU americani. Che restano sempre il Grande Satana, ma che sempre significano prospettive sicure di forti investimenti intemazionaU. L'Iran di oggi - che sarebbe dovuto essere l'Iran della modernizzazione e deUa democratizzazione culturale - s'avvia invcece ad adottare ima sorta di «modello cinese» : rigidità pohtica e istituzionale, aperture ampie ai flussi deUo sviluppo economico. NeUa lontana periferia di Teheran, un grande parco ombroso riconia i «Martiri della 'Rivoluzione». Le tombe sono aUineate l'ima all'altra, strette che quasi non c'è spazio, con piccole fotografie scolorite. C'è sempre qualcuno che porta un fiore, qualcuno ancora piange. Ma è storia che si spenge lentamente. Il presidente Khatami non ha saputo guidare fino in fondo il movimento progressista, i giovani delusi lo chiamano «il belleparole» PRESIDENTE ELETTO PER QUATTRO ANNI CONTROLLA IL PRESIDENTE GUIDA SUPREMA SCEGLIE LA GUIDA SUPREMA CONSIGLIO DEGLI ESPERTI ELETTO DAI GUARDIANI DELLA RIVOLUZIONE. IL GROVIGLIO TRA POLITICA E RELIGIONE CONSIGLIO PER DECIDERE LE SCELTE iELETTO DALLA GUIDA SUPREMA, DAL PRESIDENTE E DAL MAJLIS

Persone citate: Khatami, Khomeini, Mimmo Candito, Rafsanjani