«Noi cinquantenni un sacco in crisi» di Simonetta Robiony

«Noi cinquantenni un sacco in crisi» ESCE «L'AMORE E ETERNO FINCHE DURA» «Noi cinquantenni un sacco in crisi» Verdone racconta il malessere di coppia «Morante e Rocca ottime partner, una autorevole e ironica, l'altra effervescente» Simonetta Robiony ROMA Lei, Laura Morante, fa la psicologa di coppia per una tv locale. Lui, Carlo Verdone, è un oculista con un importante negozio di ottica a Roma. Lui la sera gioca col computer e ascolta in cuffia la musica Anni 70, lei fa la dieta e non si siede a tavola per cena. Lui in cerca di nuove emozioni se ne va a uno «speeddate», quei posti dove promettono di farti incontrare in tre minuti il partner giusto. Lei lo caccia di casa anche se le nuove emozioni le ha già trovate e da un paio d'anni ha una storia con un amico comune, Antonio Catania, nient'affatto disposto a trasformarsi da amante in marito. Comincia in questo modo «L'amore è etemo finché dura», commedia amarognola scritta da Carlo Verdone con Francesca Marciano e Pasquale Plastino intomo al tema della coppia, nel matrimonio e fuori, della fine del desiderio sessuale, della abitudine che porta alla noia, della voglia di adrenalina, del peso della solitudine, della fragilità dei nostri rapporti. Una sorta di postmoderno «Girotondo» di Schnitzer, ben scritto e ben interpretato, uno dei migliori «Verdone» d'annata, meno ridanciano ma più acuto, come «Borotalco», «Compagni di scuola» «Maledetto il giorno che t'ho incontrata». Sì perchè, a questa prima coppia, subito se ne aggiunge un'altra fresca e felice quella formata da Andrea Corsato, il socio di Verdone del negozio di ottica, e dalla sua compagna, Stefania Rocca, una agente immobiliare: sono loro due, infatti, a offrire asilo nella loro casa a Verdone ormai in via di separazione. Ma nei destini delle due coppie finiranno per infilarsi anche tre donne, inutilmente inseguite da Verdone alla ricerca dell'anima gemella: una squinzia di periieria, Elisabetta Rocchetti, quella de «L'imbalsamatore», una ginecologa di mezza età, Orsetta de Rossi, quella della «Tv delle ragazze», una seguce della new-age, Gabriella Pession, quella di «Ferdinando e Carolina» della Wertmuller, più Lucia Ceracchi, la figlia dei due separati che commenta i tormenti sentimentali dei genitori. Il film prodotto da Cecchi-Gori nonostante la crisi, ma distribuito dalla Medusa in 350 copie, sarà in sala venerdì. Carlo Verdone lo presenta con la timidezza e l'umiltà di un esordiente perchè questa è una fase dehcata della sua camera, una fase, dice, nella quale il sentiero da percorrere si fa più stretto e difficile. «L'ho molto curato, questo film. Ho voluto un gruppo di attori bravissimi scelti uno per uno. L'ho scritto e riscritto dieci volte. L'ho pensato a lungo. Mi fa malinconia vedere che sulla mia agenda la maggioranza delle coppie di amici hanno ormai due numeri di telefono. D'altra parte non tocca a me che sono separato da anni giudicare in maniera bacchettona chi rompe una unione, chi si accorge che l'amore non c'è più, chi spezza l'ipocrisia di una vita in comune e se ne va a stare da solo». Ricette? «Non ne ho. Ogni storia ha i suoi motivi. Forse per la nostra generazione dovrebbe valere la teoria dell'istrice che non si avvicina mai troppo alla compagna per non pungersi». Ma perchè i matrimoni oggi non durano? «Forse perchè viviamo in un epoca confusa. Abbiamo cinquant'anni ma con lo sport, le diete, un aiutino della chirurgia estetica e qualche pillola, non riusciamo a sentirci vecchi. Oppure perchè non sappiamo mantenere vivo il dialogo con chi ci sta accanto, abbiamo paura di impegnarci in profondità, non vegliammo ammettere di essere fragili e spaventati». Complicato, raccontano, l'incontro in una vineria con Laura Morante: lui. Verdone, prova a spiegarle il soggetto, lei fuma in silenzio, lui si impappina, lei lo guarda con severità, lui si sente in soggezione come davanti a una preside di scuola, lei rifiuta il ruolo trovandolo troppo cinico. Più semplice quello con Stefania Rocca che però, anche lei. chiede delle modifiche stanca di interpretare sempre parti da giovane ragazza ribelle e anticonformista. Verdone non si arrende e con i due compagni di lavoro riscrive il copione. Morante è più insicura. Rocca meno indipendente. Cominciano le riprese. Ma durante il girato le due intervengono ancora adattandosi addosso i loro personaggi. Verdone ascolta, corregge, prova e riprova ogni scena, cerca il ritmo giusto per le battute. Fa fatica. Ma stavolta la fatica è obbligata. Lo deve agli attori, a Cecchi-Gori, a se stesso. Lo aspetta un lungo riposo: farà solo un piccolissimo ruolo in un film a episodi di Giovanni Veronesi. Carlo Verdone e Laura Morante in «L'amore è eterno finché dura»

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