Da Carlo Alberto a Umberto I
Da Carlo Alberto a Umberto I Da Carlo Alberto a Umberto I Mezzo secolo di storia sabauda contenuto in due pezzi da Cinque Lire Umberto D'Arrò QUESTA settimana la fascinosa cavalcata fra cultura e collezionismo, che «La Stampa» propone attraverso «La Lira e la sua Storia», offre la moneta da 5 lire posta in circolazione dal re di Sardegna Carlo Alberto nel 1842 (domani) e quella di uguale valore coniata nel 1896 per il re d'Italia Umberto I (sabato prossimo). Nell'arco temporale compreso tra le due date ci sono tutto il Risorgimento e l'unificazione politica della Penisola sotto l'egida di Casa Savoia; e nell'iconografia delle due monete se ne riscontrava teatimonianza. Attorno al profilo di Carlo Alberto, in quella del 1842, si legge, in lingua latina, il titolo di re di Sardegna accanto a quelli «nominali» di re di Cipro e di Gerusalemme; attorno alla testa di suo nipote Umberto I figura, in italiano, un lapidario «re d'Italia». La moneta di Carlo Alberto venne coniata sia nella Zecca di Torino sia in quella di Genova in circa 37 mila esemplari nella capitale sabauda e in quantità molto superiore (oltre 140 mila pezzi) nella città ligure. A comin- Evoca sul politico l'aancora incdel Piemoa porsi alladella «riscnazionale» della Penis piano spirazione erta nte guida ossa ola ciare dall'ascesa al trono di Umberto I, invece, tutta la produzione monetaria venne concentrata nella Zecca di Roma. La moneta di Carlo Alberto evoca sul piano politico l'aspirazione ancora incerta del Piemonte (e dello «Italico Amleto» tratteggiato da Carducci) a porsi alla guida della «riscossa nazionale» della Penisola. Quella di Umberto I, a sua volta, rappresenta già uno Stato che non solo ha appagato la propria definizione territoriale nazionale, ma addirittura, annectendosi nel 1890 la Colonia Eritrea, si è autopromosso al rango di Potenza coloniale, un titolo che alla fine dell'Ottocento equivaleva all'attuale -vatvto di far parte del gruppo dei Paesi più industrializzati del mondo. Ma il nuovo «status» ha anche le sue insidie e, difatti, proprio contemporaneamente alla nuova moneta di Umberto I arriva anche, il primo marzo del 1896, la disastrosa sconfitta militare di Adua, che segnerà la fine politica del «colonialista» Francesco Crispi e della sua epoca. Si avvicina per l'Italia a grandi falcate la drammatica «crisi di fine secolo». servizi giornalistici Bolaffi Evoca sul piano politico l'aspirazione ancora incerta del Piemonte a porsi alla guida della «riscossa nazionale» della Penisola
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