Il governo pone la fiducia sul decreto salva-Rete4

Il governo pone la fiducia sul decreto salva-Rete4 ri», come osserva il capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti. «Non sono più sicuri nemmeno sul salvataggio di Rete4» ironizza Marco Rizzo del Pdci. E chiede che a questo punto l'opposizione giochi tutte le sue carte per ritardare almeno il voto: «Facciamoh ballare per due giorni». ((Adesso si fermi tutto e si affronti senza viltà il problema del conflitto di interesse», invoca Sergio Bellucci di Prc, appellandosi alla «sensibilità democratica residua» di pezzi della maggioranza. Una sfida che il centronistra aveva già provato a lanciare al Senato, proponendo di approvare il ddl Frattini, fermo da mesi, prima della Gasparri e del salvareti. ((Anche una legge sdentata come quella avrebbe ostacolato Berlusconi, impedendogli di presentare un decreto del genere», spiega il senatore Luigi Zanda della Margherita, in prima fila in quella battagha. «Sicuramente gli avrebbe impedito di firmarlo...», concorda l'azzurro Donato Bruno, presidente della commissione Affari Costituzionali.«...ma poi Fini se ne andò a fare il subacqueo...», ironizza. In realtà, in quei bollenti giorni prenatalizi dopo il rinvio alle Camere L'OPPOSIZIONE A CASINI: VOTAZIONE SEGRETA. FORZA ITALIA: NON È UN ATTO DI DEBOLEZZA Il governo pone la fiducia sul decreto salva-Rete4 Alla Camera si vota alle 16.1 Ds: atto osceno Maria Grazia Bruzzone ROMA Il governo ha chiesto la fiducia sul «salvareti». Il decreto potrebbe passare in blocco già oggi pomeriggio alla Camera, diventando legge. E Rete4 potrà dormire sonni tranc[uilli fino al maggio del 2005. Il consiglio dei ministri aveva già ventilato l'ipotesi venerdì scorso. Ieri, poco dopo che la discussione generale era cominciata a Montecitorio, la richiesta formale. «Una decisione tecnica su un decreto tecnico», minimizza il capogruppo di Fi, Elio Vito. E spiega che la lunga discussione, senza i tempi contingentati, non previsti per i decreti, avrebbe rallentato i lavori dell'aula dove questa settimana approdano diversi decreti in scadenza. «Non è un atto di debolezza» gli fa eco il forzista Paolo Romani. Silenzio del resto della Cdl. A mettere le dita nel piatto è Publio Fiori: «E' la dimostrazione che la verifica non è finita. Se così fosse, l'esecutivo avrebbe potuto affrontare tranquillamente l'aula coi voti segreti». Una scelta «non positiva» e «non saggia», che secondo l'esponente di An «nasconde ima certa qual protervia di voler continuare su una strada che è quella del non confronto, della riaffermazione del solo punto di vista del premier». E' più o meno quel che va gridando ai quattro venti l'opposizione, sia pure con toni ben più pesanti nonché con riferimenti espliciti al conflitto di interessi del premier, non risolto a dispetto della promessa di farlo entro i primi 100 giorni. Luciano Violante accusa il governo di «tutelare gli interessi del presidente del Consiglio invece di occuparsi dei problemi delle famiglie e del paese» e, ricordando il ddl Gasparri appena accantonato causa presenza di 40 franchi tiratori nonché il rinvio sine die della leggina sulla grazia, rimprovera al governo di «bloccare il Parlamento» per via dei problemi intemi alla sua maggioranza: «La verifica va avanti da 263 giorni, non è una verifica, è un'agonia...» ironizza il capogruppo della Quercia. I ds sottolmano come quelli del centrosinistra non fossero emendamenti ostruzionistici ma «di merito» : «Dunque la fiducia non è contro l'opposizione», ma nasce dalla sfiducia nella stessa maggioranza. Dalla «paura del governo dei suoi stessi parlamenta¬ della Gasparri da parte di Ciampi, Fini si era alla fine rifiutato di firmare lui il decreto, appellandosi alla Costituzione. «Non può firmarlo Berlusconi, mi sembra logico aveva detto dapprima. - Allora sono disposto a firmarlo io, ma a due condizioni: che il decreto recepisca le indicazioni di Ciampi, e che ci sia l'accordo della sinistra. Altrimenti la faccia non ce la metto». Il decreto non si era poi limitato a prorogare la permanenza di Rete4 sulle frequenze terrestri (avrebbe contraddetto la Consulta) ma l'aveva subordinata alla verifica che l'Autorità Garante avrebbe compiuto, entro il 30 aprile, dell'effettivo avvio del digitale terrestre (quota di popolazione coperta dal segnale non inferiore al 500Zo, presenza di decoder e offerta di programmi, preciseranno emendamenti del Senato). Una formulazione che per il centrosinistra non rispondeva alle preoccupazioni di Ciampi sul pluralismo. Cheli presenterà la sua relazione entro il 30 maggio. Ma anche in caso negativo, anche se arrivasse a chiedere la dismissione di Rete4, Mediaset avrebbe 12 mesi di tempo per farlo. Fino al maggio 2005. CHE COS'È IL DECRETO Varato da! Consiglio dei ministri il 23 dicembre 2003, dopo il rinvio del dd! Gasparri alle Camere da parte del Presideote Ciampi /^ . ^ # Deveessere convertito in legge entro il 27 febbraio Consente a Rete 4 di evitare 11 trasloco su satellite -^ e a Raitre di continuare a racconl«»ro nuhhlirifà ^ it L'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni J^* è chiamata a verificare entro il 30 aprii© l'offerta T^ digitale terrestre, e quindi l'arricchimento pluralismo, in base a tre parametri: la quota popolazione coperta da le nuove reti che 1 ì k (ha specificato il Senato) non può essere inferiore •^ V . al 500Zo; la presenza sul mercato di decoder a prezzi \, accessìbili; ^effettiva offèrta al pubblico .h " di programmi diversi da quelli diffusi dalle reti •'' j. ' analogiche ' ^ # Entro fine maggio, l'Autorità invia v relazione a governo e Parlamento in cui dà conto dell'accertamento effettuato . sui digitale. In caso di verifica negativa, l'organo di garanzìa adotta ì provvedimenti indicati dalla legge Maccanìco per impedire il formarsi di posizioni , V \ \ dominanti o comunque lesive !'" ^ -^ del pluralismo, anche attraverso ■i,, .,' la dismissione di aziende odi rami V '^L^ d'azienda, da effettuarsi entro un termtnenon superiore a dodici mesi ì » —-1 # Pino a quando l'Autorità adotta le sue deliberazioni. Rete 4 : può continuare à trasmettere in analogico e Raitre k,. a raccogliere pubblicità

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