Riforme, rinvio in vista per le regionali di Antonella Rampino

Riforme, rinvio in vista per le regionali ANCORA UNO STOP ALLA NUOVA COSTITUZIONE: LUNEDI' UN VERTICE DELLA CASA DELLE LIBERTA' Riforme, rinvio in vista per le regionali Bossi minaccia le dimissioni, poi smentisce tutto Antonella Rampino ROMA «Siamo dinanzi alla costruzione di un modello più che incerto per sostituire il modello costituzionale che abbiamo. Il collega D'Onofrio non vuole che si parli di nuova Costituzione, però se voi cambiate 35 articoli fondamentali, perché non è una nuova Costituzione? Forse è un fatto semantico. Ma comunque, per una riforma di questa portata ci vorrebbe concordia. Sarebbe megho non fame una questione di maggioranza e di prestigio». L'appello, ironico ma accorato di Giulio Andreotti, che fu membro della Costituente, ieri è risuonato nuovamente nell'Aula di Palazzo Madama. Il terzo appello andreottiano in meno di una settimana, perché sul nuovo modello di Senato federale il centrodestra è ancora una volta in alto mare. Per motivi di sostanza, e per motivi politici. Era stata tentata da Marcello Pera una mediazione: riportare alla discussione in commissione l'articolo 3 che definisce il Senato federale futuro come permanente ed eletto contestualmente ai presidenti di Regione. Una proposta che aveva fatto andare su tutte le furie Umberto Bossi, al punto, riferiscono alcune fonti, da spingerlo a minacciare le dimissioni e a rivolgersi in nottata allo stesso Silvio Berlusconi. Il premier oltretutto nella puntata di «Porta a Porta» aveva fatto sapere di non apprezzare l'ipotesi dell'«elezione contestuale» di senatori e governatori, per il buon motivo che, essendo il mandato dei presidenti di Regione in scadenza in date diverse, ciò avrebbe comportato una campagna elettorale all'anno. Meglio, molto meglio, «l'allineamento», ovvero riuscire a portare ad una stessa data le due elezioni. Lo scontro, o per usare le sue stesse parole «le diverse opinioni» nel centrodestra adesso sarebbe su come raggiungere quel risultato, fa sapere Domenico Nania di An. Ma ciò non toglie che Bossi abbia sentito di dover reagire. «Berlusconi non vuole che ci sia un'elezione l'anno perché così lui di elezioni ne perderebbe troppe». Poi, quando la minaccia di dimissioni ha sortito il risultato di calendarizzare comunque il voto in Senato sull'articolo 3 per martedì prossimo, si è nuovamente presentato ai giornalisti: «Minacciare le dimissioni io? Mai successo». Commento del ministro Buttiglione : «Noi a Bossi vogliamo bene, la vita di govemo senza di lui sarebbe così noiosa... ». In questa situazione, il partito che appare più irritato è quello del premier: lo stesso Renato Schifani avrebbe chiesto alla senatrice Alberti Casellari di rappresentarlo alla capigruppo proprio per non dare troppo peso alla cosa. Forza Italia vuole tenere dritta la barra delle riforme istituzionali, dando a Bossi quel che è di Bossi, ma tenendo in considerazioni le preoccupazioni del presidente del Senato, e lavorando a un vero accordo politico nella maggioranza. Che sarà trovato in un vertice della Cdl lunedì, ma che in tutta evidenza dovrà essere intessuto anche utilizzando il prossimo week end. Le ipotesi allo studio sono tre: un Senato con membri di diritto non solo i governatori ma anche un membro dell'opposizione per ogni Regione, ma è un'idea che ha già registrato le perplessità di Bossi. L'elezione contestuale di senatori e govematori, garantendo agli attuali senatori che le prossime elezioni del 2006 avverranno come le attuali, e in questo caso si scenderebbe da 315 a 200 membri del Senato solo dal 2011. Oppure l'allineamento della data di elezione regionale con quella del Senato, che ha il gradimento di Bossi, da varare con legge successiva alla riforma costituzionale. Ma questo renderebbe necessario prorogare il mandato dei governatori: per avere un'idea dell'ampiezza del problema, basti ricordare che nel 2005 vanno in scadenza ben 15 Regioni. Le altre, da qui al 2008. Non solo per la complessità della questione, ma anche perché le ipotesi allo studio sono diverse, anche nel centrosinistra non c'era sino ad ieri accordo sul modello di Senato federale. Poi l'Ulivo ha trovato «la quadra» depositando ieri un emendamento (Bassanini, Amato, Mancino ed altri) che prevede un Senato federale di 200 senatori eletti in cùcoscrizione unica regionale. Ogni regione ha diritto a cinque seggi, due alla Valle d'Aosta e a Trento e Bolzano. I rimanenti seggi dovrebbero poi essere ripartiti in proporzione alla popolazione, mentre i presidenti delle Regioni sarebbero membri di diritto. Adesso, si aspetta di vedere come reagirà la maggioranza. Ma chissà, la risposta potrebbe anche essere positiva, perché applicando l'emendamento della Cdl, con 7 senatori per Regione, più due al Molise e uno alla Val d'Aosta, quel che veniva fuori dalla redistribuzione proporzionale alla popolazione delle varie Regioni dei restanti 107 seggi è che alla Val d'Aosta sarebbe spettato solo mezzo senatore. Il ministro per le Riforme, Umberto Bossi

Luoghi citati: Bolzano, Molise, Roma, Trento, Val D'aosta, Valle D'aosta