Il premier: mi preoccupa la crescita Ue al 2 per cento di Ugo Magri

Il premier: mi preoccupa la crescita Ue al 2 per cento DOPO IL COLLOQUIO CON L'IRLANDESE AHERN Il premier: mi preoccupa la crescita Ue al 2 per cento Timori per il confronto con il Pil Usa, previsto al 5 per cento e con quello dell'Estremo Oriente che si aggira intorno al 1507o Ugo Magri ROMA LA regola prima di Silvio Berlusconi in campagna elettorale è quella di evitare come la peste gli scontri diretti con gli avversari. Non per una ragione di fair-play: il Cavaliere è convinto che, rispondendo alle critiche, finirebbe per combattere sul terreno scelto dal rivale. Meglio annegare la polemica in uno sprezzante silenzio, e lasciare che se ne occupino gli scudieri. Così si è regolato ieri con Romano Prodi. Il presidente della Commissione Uè è stato caustico sulla sua apparizione televisiva dell'altra sera da Bruno Vespa? Da Berlusconi nessuna replica diretta. «Non è nostra abitudine replicare agli attacchi», spiega la strategia il portavoce Paolo Bonaiuti, «e poi non c'era nulla di nuovo nelle parole di Prodi». A regolare i conti hanno provveduto Sandro Pondi e Fabrizio Cicchitto, coordinatore e vice-coordinàtore d; Forza Italia. Entrambi sono fiduciari del Capo, nessuno dei due si prenderebbe la libertà di rispondere senza interpretarne gli umori. Quindi si può supporre che i loro argomenti sarebbero stati bene in bocca al premier, se avesse potuto usarU. Bondi: «E' singolare la fama del professor Prodi. Il suo ruolo infatti è tanto contestato a livello europeo quanto invocato dalla sinistra in Italia. Perciò: o le sue qualità sono misconosciute in Europa, oppure esse vengono sopravvalutate in Italia». Ma Bondi avanza anche una terza interpretazione, e cioè che Prodi «sia considerato impropriamente in Italia per quanto fatto in Europa e viceversa sia valutato impropriamente in Europa per quanto fatto in Italia». In parole povere, un equivoco vivente. Cicchitto (che insieme al coordinatore nazionale è stato ieri sera a cena dal premier) ne fa invece una questione di correttezza istituzionale. «E' grave», punta l'indice, «che il presidente della Commissione europea usi il suo ruolo per svolgere campagna elettorale contro il governo italiano. Ancora una volta», tira le somme l'esponente azzurro, «siamo di fronte a un esempio di doppiezza e di conflitto d'interessi». Qualcuno ha voluto leggere in chiave polemica una dichiarazione rilasciata da Berlusconi medesimo subito dopo un colloquio a Palazzo Chigi con Bertie Ahem, primo ministro irlandese e suo successore alla presidenza di turno LTe. «L'Europa deve ripartire con la sua economia, ma purtroppo le previsioni non sono buone», ha sostenuto il capo del governo. Lo colpisce il fatto che l'America stia correndo «e si prevede che possa fare in un anno intorno al 5 per cento di aumento del Pil, mentre gli Stati dell'Est sono al 10 per cento, e per l'Oriente è addirittura prevista una crescita del 15 per cento». Ecco perché, ha insistito, «lo sviluppo del 2 per cento in Europa ci preoccupa. Pertanto il Consigho europeo di marzo dovrà mettere al centro delle nostre discussioni e decisioni la possibilità di sostenere la competitività europea, per creare posti di lavoro e incrementare la nostra produzione complessiva». Sembrerebbe quasi che Berlusconi voglia dire al presidente della Commissione Uè: invece di criticare l'azione del mio governo, preoccupati dell'economia europea, vera palla al piede del nostro sviluppo... Tuttavia le cose, a quan¬ to pare, non stanno in questi termini. Quando dopo il pranzo ufficiale s'è presentato in conferenza stampa, il premier non aveva ancora materialmente potuto leggere le critiche di Prodi, che BOnaiuti gli ha mostrato più tardi, insieme con una dichiarazione di Marco Pollini. «E' giusto essere ottimisti e avere fiducia nella ripresa», ha detto il segretario Udc rivolto a Prodi, mostrando peraltro di non volersi appiattire sul Cavaliere poiché «certo, alcuni strati sociali sentono il peso della difficoltà». Insomma: per Pollini, a rimboccarsi le maniche debbono essere tutti e due. Romano Prodi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi