Hanno ucciso per 140 euro di Gianni Giacomino

Hanno ucciso per 140 euro DOPO LE COLTELLATE I DUE CUGINI MAROCCHINI HANNO INFILATO NEL BAULE LA VITTIMA ANCORA VIVA Hanno ucciso per 140 euro Presi i due killer dell'operaio di Balangero Giacomo Bramardo Gianni Giacomino Attratto in una trappola sessuale, Sergio Susbenso è stato ucciso da due marocchini che pensavano ai suoi soldi. Soldi, va detto subito, che non aveva. I due criminah hanno affondato per 4 volte la lama del coltello nell'addome del carrellista di Balangero per 140 euro. Spesi in due felpe ed un paio di occhiali. Una storia drammatica, persino feroce (con la vittima caricata nel baule dell'auto ancora viva e lasciata morire lì), da leggere con tristezza anche in chiave sociale: uno degli assassini è minorenne, entrambi appartengono ad una famiglia maghrebina da 15 anni in Italia, solo parzialmente integrata in quel di Mathi. Tarik Zatar, 20 anni, muratore, aveva già precedenti per furto e stupefacenti e gran fama di bullo nei bar del paese. S'era già distinto alle elementari, picchiando la maestra. Il suo «complice», il cugino Youness Z., 17 anni, aveva invece brillantemente frequentato l'istituto tecnico di Ciriè ed era stato assunto in una ditta metalmeccanica di Balangero. Nell'inchiesta sull'omicidio Susbenso era comunque entrato, per un attimo, anche un fratello di Tarik, Mohammed: i carabinieri lo avevano infatti controllato, due anni fa, mentre si trovava in compagnia della vittima. Ma per il defitto aveva un alibi di ferro: era in carcere per una brutta rapina. I carabinieri del Reparto Operativo, che hanno effettuato gh arresti fra martedì notte e mercoledì mattina, hanno puntualmente ricostruito la vicenda. Ecco il loro racconto. Sergio Susbenso la sera di mercoledì 4 febbraio esce di casa poco dopo le 21 e trascorre gran parte della serata a Torino, al Caffè Leri di corso Vittorio Emanuele. Quando è sulla strada del rientro, alle 2,10 chiama con il cellulare uno dei suoi assassini, Tarik. I due, nell'ultimo mese, si sono già sentiti (forse incontrati) già altre volte. Finiscouo per concordare un rendez-vous a Mathi, tre quarti d'ora più tardi. Ma quando Susbenso arriva all'incontro, viene aggredito quasi subito. I due extracomunitari pensano che il carrellista abbia in tasca molti soldi. Susbenso reagisce: il medico legale Testi gli troverà le nocche deUe dita tumefatte per i pugni sferrati in una disperata difesa. Partono quattro fendenti all'addome. Chi abbia in mano il coltello non si sa: i cugini si accusano a vicenda. Sono le 3,10. Sergio Susbenso si accascia. Viene caricato nel bagaghaio della sua auto, ancora agonizzante. I marocchini gli sfilano portafoglio e cellulare. La Lybra riparte in direzione di La Mandria. Susbenso, che intanto è morto, viene scaricato in un fosso, nel punto in cui verrà trovato giovedì mattina, cioè una decina d'ore più tardi. Lo identificano giovedì pomeriggio i parenti, che ne hanno già denunciato la scomparsa ai carabinieri di Mathi. Nel frattempo la Lybra station wagon della vittima viene immortalata dalle telecamere a circuito chiuso del parcheggio sotterraneo di via Lagrange. Gli assassini spendono il denaro rapinato in due negozi di abbighamento, uno intemo e l'altro estemo al centro commerciale. Le commesse ricordano quei due maghrebini che si muovono con una certa fretta. Incuranti dei rischi, gh extracomunitari continuano a spostarsi con l'auto di Susbenso. La mattina di venerdì 6, tra le 7 e le 9 del mattino, abbandonano la Lybra in un vicolo di Villanova Canavese. E nel pomeriggio, in un bar di Mathi, vendono per 50 euro il cellulare Nokia di Susbenso (che passerà di mano altre quattro volte). Sabato mattina La Stampa pubblica la targa dell'auto della vittima. Una signora che vive in via Villa, a Villanova Canavese, legge il giornale e chiama i carabinieri: «E' qui, sotto casa mia». E' la svolta più importante nelle indagini. Nella Lybra grigia vengono trovati uno scontrino del centro commerciale Rinascente ed una busta di plastica con la marca di un negozio adiacente, sempre in via Lagrange. Per i due maghrebini è l'inizio della fine. Sergio Susbenso LA VITTIMA Sergio Susbenso, 40 anni, carrellista alla cartiera Ahlstrom di Mathi, da circa tre anni viveva intensamente nel mondo dei gay. Controllato in compagnia di giovani maghrebini, frequentava i più noti locali di tendenza di Torino. Aveva trovato la forza di dichiarare la sua omosessualità dopo essere guarito da una grave forma tumorale. In passato aveva avuto, per qualche anno, anche una fidanzata, che l'aveva lasciato in modo traumatico. A Balangero viveva con gli anziani genitori. Amava le gite in montagna, la fotografia artistica, i vestiti griffati ed i viaggi in località alla moda della Costa Azzurra. Il punto dove è stato ritrovato il corpo senza vita del giovane operaio di Balangero, ucciso con quattro coltellate