Robin Williams accusa «Siamo tutti schedati»

Robin Williams accusa «Siamo tutti schedati» INCONTRO CON L'ATTORE A BERLINO PER PRESENTARE «THE FINAL CUT» Robin Williams accusa «Siamo tutti schedati» «Per questo ho accettato questo film su un mondo futuro in cui la memoria umana è sotto controllo costante»; in programma ieri anche «My Father» di Eronico, sul figlio del nazista Mengele Fulvia Caprara inviata a BERLINO Sullo schermo, da qualche tempo, preferisce apparire nei panni di personaggi torbidi e inquietanti, ma dal vivo, per fortuna, è ancora il Robin Williams di sempre: scatenato, fluviale, irriverente. Un fiume in piena dibattute, voci, vocine, accenti dei più diversi Paesi del mondo, smorfie irresistibilmente buffe. Protagonista di «Final cut», un'avventura di cupa fantascienza firmata da Omar Naim e interpretata da Mira Sorvino e Jim CaviezeI, l'attore spiega di essere entrato in una fase nuova della carriera in cui, finalmente, non è più costretto ad accettare solo ruoli biillanti, ma può permettersi di affrontare storie che lo interessano per i motivi più vari: «Riesco a pagare tutti i conti di casa, così posso fare quello che mi pare, cercare copioni stimolanti, cambiare». Certo, la capacità di far ridere è un dono a cui non rinuncia, non a caso sta preparando uno show in cui potrà parlare di politica, «quindi anche di Bush e di tutto quel "io so che tu sai che io so"», ma anche di altri argomenti d'attualità, dal «Botox» che serve a spianare le rughe ma fa somigliare le persone a immo- bili maschere prive di espressione al ben noto Viagra; dalla vicenda della cantante Janet Jackson, al centro dell'ultimo grande caso americano, per via di un seno involontariamente mostrato in diretta tv, alle più recenti scoperte tecnologiche, un ai-gomento che ha parecchio a che vedere con «The Final cut». Se il film parla di un universo futuribile in cui la vita e la memoria degh individui è schedata e controllata, fino alle conseguenze più estreme, è anche vero, sostiene Robin Williams, che non siamo tanto lontani da una simile realtà: «Gli show televisivi con le telecamere in camera da letto dimostrano che siamo più o meno a questo punto e tutto va in quella direzione. Tutti veniamo continuamente osservati; con le macchine fotografiche digitah possiamo scattare foto e catalogarle sul nostro sito, dove chiunque può avere accesso in qualunque momento». Il motivo per cui l'attore ha accettato il film con entusiasmo sta proprio nella «possibilità di riflettere sull'impatto che certe innovazioni hanno, e avranno sempre di più nel futuro, sull'umanità». E poi anche sul carattere soggettivo e oggettivo della memoria, ovvero quella cosa per cui «i filmini che abbiamo girato sulla nostra famiglia, sulle nostre vacanze, per noi sono sempre interessantissimi ma, quando invitiamo gli amici a vederli, notiamo che dopo un po' cascano dal sonno». Lo squillo di un cellulare in sala spinge Williams ad abbandonare in un attimo l'aria seria: fa finta di rispondere, parla in francese, si scopre il braccio molto peloso e spiega a un giornalista il motivo del suo fascino. «Molte persone, per sembrare attraenti - dice - indossano pellicce, io, come vedete, "sono" una pelliccia». Eppure, ammette l'attore, c'è chi non apprezza: «Il mio critico peggiore è mia moghe, specialmente quando sono nudo». Al fianco di Williams, Mira Sorvino, in gran forma, fa fatica a riprendersi dalle risate e a raccontare quanto è stata bella l'esperienza di lavoro sul set: «Robin è un genio, un attore estremamente generoso con cui mi sono trovata benissimo anche se, spesso e volentieri, mi ha fatto ridere fino alle lacrime, insieme con tutta la troupe». Al FilmFest, ieri, si è anche parlato molto di un singolare film italiano, intitolato «My father», diretto dal regista quarantottenne Egidio Eronico e tratto da un testo di Peter Schneider in oh si racconta di un figlio e della sua terribile scoperta: il padre è il criminale nazista Josef Mengele. «Ogni figlio - spiega Eronico - riceve in eredità i propri genitori. Che cosa può accadere quando si scopre che il proprio padre è stato un assassiono di massa? Come ci si comporta di fronte al dubbio tra il denunciarlo e il proteggerlo? E che cosa si fa se il genitore accusa l'erede di non comprendere le ragioni di quello che ha fatto?». Eronico racconta di aver letto il libro nell'89 e di esseme rimasto profondamente colpito «forse anche perchè avevo perso mio padre da pochi giorni». Le riprese, iniziate nel 2001, hanno avuto vita travagliata anche per via dei problemi di salute del protagonista Charlton Heston: «Non condivido la sua idelogia, né le sue scelte politiche - chiarisce l'autore -, ma devo dire che sulla sua professionalità non ci sono dubbi». Così come sul coraggio: «Siamo stati a lungo in difficoltà, perchè non riuscivamo a trovare un attore europeo che accettase di interpretare il ruolo». Robin Williams in una immagine di «The Final cut»

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