L'ultima carica di cavalleria contro i guerriglieri di Tito

L'ultima carica di cavalleria contro i guerriglieri di Tito UN LIBRO AL GIORNO L'ultima carica di cavalleria contro i guerriglieri di Tito Domenico Quirico LA storia dei combattenti non ha epoca: che si tratti degh achei che arrancano sotto Troia con i loro scudi di bronzo o dei marines nel pantano vietnamita sono sempre giovani che cercano di sopravvivere. In quel crepuscolo del 17 ottobre del 1942, in una valle oscura della Croazia chiamata Poloj settecento ragazzi italiani sentirono che stava per scoccare l'ora drammatica, i due minuti prima della battaglia. Montavano cavalli smagriti dall'«energon», il sostituto autarchico della biada, ma anche li irò respiravano l'odore dello scontro, scalpitavano inquieti. Ci eravamo impantanati, per bene, in quel terreno grasso dei Balcani, concimato con il sangue. Tedeschi, itahani, partigiani si azzannavano in una mischia senza gloria e spesso senza onore. Si battevano con un rancore, con uno sprezzo della morte, una crudeltà e una furia eccezionah. La guerrigMa si mescolava con le minuzie nazionalistiche e la metodica ferocia di antiche faide montanare e brigantesche: le prove generali di conti che sarebbero stati saldati mezzo secolo dopo. Non c'era nulla di più estraneo a quella audacia gioiosa e brillante che ha accompagnato la storia della cavalleria: soldati che portavano al fianco ancora la sciabola e nel cuore le cariche di Custoza come se fosse storia di ieri, che facevano la guerra in squadroni compatti come gli uomini di Ney a Waterloo. La cavalleria è davvero un destino, non una specialità militare. Fulvio Fumis racconta con i toni piani della tragedia eschilea una scagha dimenticata di questo destino, l'ultima carica della cavalleria italiana. Eran passati due mesi da quando gli squadroni avevano caricato in un tripudio di polvere nelle pianure insanguinate di Russia. La storia crudele impose agli uomini del reggimento «cavalleggeri di Alessandria» di recitare lo stesso copione. Quando gli inglesi di lord Cardigan caricarono, quasi un secolo prima, con folle entusiasmo i cannoni russi a Balaklava il tempo dei cavalli era già finito da tempo. Un ufficiale francese che contemplava allibito da ima collina quella gloriosa e irrimediabile iniquità, esclamò: «E' magnifico ma questa non è la guerra». Non era la guerra neppure a Poloj; ma non perchè la cavalleria non servisse più. Contro i guerrigheri l'hanno utilizzata rodesiani e sudafricani solo pochi anni fa. Sono saliti a cavallo anche i marines Usa per dare la caccia a Bin Laden tra le puntute montagne afgane. La follia, come a balaklava, era nei comandi affidati a generali da tavolino, nelle comunicazioni affidate a radio che restavano mute, nelle divisioni «celeri» solo per la carta bollata ma dove i cavalieri aspettavano gli altri sciaguratamente a piedi. Poloj è una storia del coraggio che da sempre è appiccicato alle divise degh itahani: impastato con il lievito della pazienza, il talento di abituarsi a tutto nel bene e nel male. La gloria umile dei poveri, a piedi o a cavallo. Il libro sarà presentato oggi ore 17,30 all'Istituto di studi militari di Torino, in corso Matteotti Fulvio Fumis Le ultime sciabole Edizioni rivista di cavalleria 170 pagine S.i.p. Fulvio Fumis Le ultime sciabole Edizioni rivista di cavalleria 170 pagine S.i.p.

Persone citate: Bin Laden, Fulvio Fumis, Tito Domenico Quirico, Troia

Luoghi citati: Alessandria, Croazia, Poloj, Russia, Torino