Londra, new wave italiana di Mario Fortunato

Londra, new wave italiana DA CATTELAN ALLA BONVICINI, DA MERZ A KOUNELLIS ONDA D'URTO SULLA CAPITALE BRITANNICA Londra, new wave italiana Musei e gallerie si contendono i nostri artisti Mario Fortunato LONDRA VERREBBE voglia di titolare: tutti pazzi per l'arte italiana contemporanea. Oppure: l'Italia conquista Londra. Orgoglio nazionale a parte, sembra davvero questo lo zeitgeist sulle rive del Tamigi: sempre se si evitano le ovvietà più sbertucciate dalla stessa critica anglosassone, come l'orrenda Collezione Saatchi aperta ormai oltre un anno fa. I nostri artisti occupano la scena e sarà bene farci caso, se è vero che la capitale inglese è divenuta negli ultimi anni il vero centro intemazionale del mercato e del cosiddetto sistema dell'arte (merito non secondario della Tate Modem, al di là delle spiritosate, la più grande operazione culturale degh ultimi trent'anni). Ed ecco così una sfilza di mostre grandi e piccole, disseminate su tutto l'enorme territorio metropolitano in cui sono al lavoro e con successo artisti itahani talvolta molto conosciuti anche in patria, talaltra incredibilmente negletti. Si comincia da un group show, una collettiva la cui inaugurazione - pochi giorni fa - è stato l'evento mondano di inizio anno (da Elton John in su e in giù, non mancava nessuno). Si intitola State ofPlay ed è aperta alla Serpentine Gallery fino al 28 marzo. Gli artisti in mostra sono tredici (da Martin Creed a Pipilotti Rist, a Sarah Sze). Fra loro Maurizio Cattelan. Il quale però non presenta nessuna opera dentro lo spazio espositivo: il lavoro di Cattelan infatti è disseminato in giro per la città, nei suoi punti chiave (stazioni della metropolitana, spazi pùbblici, shopping mail), ed è un poster nero con sopra stampata in bianco una lettera d'amore scritta in arabo e senza traduzione. Motivo per cui più d'uno l'ha scambiata, non capendone il contenuto, per l'annuncio di un qualche minaccioso commando fondamentalista islamico. Un'altra artista italiana ha scelto la città come spazio espositivo privilegiato. Monica Bonvicini, su commissione della Tate Britain, ha così realizzato, proprio davanti al¬ la vecchia sede dell'istituzione britannica, un vero pisciatoio pubbhco che, dall'estemo, sembra un nero cubo di specchi, mentre all'intemo è un bagno accessoriatissimo da cui si gode la vista totale della strada e del cielo. Due spazi piccoli ma molto amati dai londinesi sono invece la Galleria Sprovieri, a due passi da Regent Street, e linglesissima The Agency, in pieno East End. Da pochi giorni entrambi hanno inaugurato mostre italiane. Sprovieri ospita fino al 13 marzo un gruppo di straordinari lavori recenti di quel gran maestro che è Jannis Kounellis, il quale sarà a dicembre protagonista di una grande esposizione al museo Modera Art di Oxford. Esponente di punta del movimento dell'Arte Povera, Kounellis è nel pieno di una felice maturità artistica: queste nuove opere sanno infatti rielaborare i suoi materiali d'elezione (ferro, carbone, scarpe usate, tutto un impasto dei detriti più crudi della quotidianità postindustriale), illuminandoli di una inedita leggerezza, segreta come la lama di un coltello. The Agency invece presenta coraggiosamente due artiste giovani e ancora poco conosciute: Paola Di Bello che fra l'altro mostra alcune impressionanti foto di Baghdad e Margherita Morgantin, veneziana. allieva di Marina Abramovic alla Fondazione Ratti, autrice di un dittico fotografico e di un video, in cui mescola con sanse of humour e finezza immagini digitah e delicati disegni a matita. H percorso made in Italy non si ferma nel trendy East End. Chiusa in questi giorni la bella mostra Made in Naples di Gloria Pastore (una ricognizione sui luoghi comuni delTimagerie napoletana), si annuncia dal 4 al 26 marzo l'opera di un'altra artista nostra connazionale, Cloti Ricciardi, per la prima volta a Londra con ima mostra intitolata Wessun dorma e realizzata grazie al sostegno del Dare del nostro Ministero dei Beni Culturali. Spingendosi poi fuori città, nella nuova e futuristica area di Milton Keynes, ecco The Imprint of Drawing, omaggio a un altro grande dell'Arte Povera italiana, Giuseppe Penone, ospitato dalla Milton Keynes Gallery dal 27 marzo al 9 maggio prossimi. Tutta Londra, insomma, sembra voler parlare italiano, in fatto d'arte contemporanea. E non solo le istituzioni pubbliche, ma ma anche molte gallerie private. Rappresentando in tal modo una precisa indicazione culturale ma anche (cosa da non sottovalutare) di mercato. In questo clima non stupisce che di recente la Barbara Behan Contemporary Art abbia annunciato di volersi dedicare ai soli artisti itahani, fra l'altro ospitando e lanciando in Inghilterra lErmanno Gasoli Art Prize, rivolto appunto ai nuovi talenti italici. Proprio oggi alla England S- Co, una prestigiosa galleria a Notting Hill si apre una mostra di installazioni di Elisabetta Catamo che sarà aperta fino al 28 febbraio. Dal canto loro, una coppia di collezionisti-mecenati come Paolo e Maddalena Kind hanno avviato una collaborazione con Sauro Bocchi di Blu Bramante per ospitare da aprile in poi, nei loro spazi non profit di Chelsea, alcune grandi installazioni di Mario Merz. Mentre, grazie al lavoro paziente della romana Galleria Valentina Bonomo e per la cura di Bruno Cora, approderanno alla Estorick Collection, dal 28 aprile al 13 giugno, ventiquattro straordinarie gouaches realizzate a quattro mani da Mimmo Paladino e Sol Le Witt. Dulcis in fundo, dal 29 giugno, dalla romana Villa Ada planerà nel parco di Hampstead Heath la grande installazione Lo scrittore del napoletano Giancarlo Neri. A sottolineare che davvero in ogni angolo di Londra, in fatto d'arte, si debba ormai parlare italiano. E la Barbara Behan Contemporary Art lancia in Inghilterra l'Ermanno Gasoli Art Prize rivolto ai nuovi talenti tricolori La locandina della Galleria Barbara Behan Contemporaiy Art Eyelid di Giuseppe Penone in mostra alla Milton Keynes Gallery a marzo A marzo dalla romana Villa Ada planerà nel parco londinese di Hampstead Heath la grande installazione io scrittore (in alto a destra) del napoletano Giancarlo Neri