«Il 70% dei bond utilizzato per pagare banche e Lazio» di Federico Monga

«Il 70% dei bond utilizzato per pagare banche e Lazio» LA RICOSTRUZiONE DEL FALLIMENTO NELL'ORDINANZA DI ARRESTO DI CRAGNOTTI «Il 70% dei bond utilizzato per pagare banche e Lazio» Il Gip: crediti interni e somme dovute agli ex soci all'origine del dissesto Bonus e compensi personali ingiustificati. Troppe distrazioni patrimoniali documento Federico Monga GLI istituti che hanno curato l'emissione dei bond Cirio conoscevano i conti in rosso di Cragnotti già due anni e mezzo prima del 13 novembre 2002. Quel giorno fu chiaro a tutti che il gruppo della pummarola non poteva onorare i suoi debiti, 1,125 miliardi di euro finiti nei portafogli di 30 mila risparmiatori. «Le banche sapevano fin dall'inizio del 1999». Il giudice per le indagini preliminari Andrea Vardaro lo scrive nell'ordinanza che motiva l'arresto del «clan Cragnotti». L'ORIGINE DEL BUCO. All'inizio della storia, era il 1991, Cragnotti deteneva solo il 40Zo della Cragnotti fr Partners la testa finanziaria della Cirio. I giudici la chiamano «la parte alta». Comprende anche la FinCo che stava sopra alla C&P e la Bei (Bombril Cirio Internationall. In dieci anni la quota di partecipazione dell'ex patron della Lazio in C&P sale però da 20 a 500 miliardi di lire. Perché? Come? Perché i suoi soci, o meglio i suoi finanziatori della prima ora, di fronte a investimenti non remunerativi chiedono di uscire. E Serginho ha dovuto riacquistare le azioni, sborsando in tutto 763 miliardi di lire. A rate, con scadenze «sempre più lunghe o tassi di interesse elevati». Ma ha dovuto farsi prestare quei soldi. Entrando «in un classico avvitamento finanziario». Una serie di documenti, molti dei quali «ritrovati in una cassapanca» del buen retiro toscano, consentono di calcolare il conto per chiudere ogni rapporto: 133 miliardi alla famiglia brasiliana Ferreira, 86,1 alla Swiss Bank Corporation «dopo precise minacce di far fallire la società», altri 23,6 alla Crd Partecipations. E ancora 29 alla Societé Partecipations Mobilières. Il Monte dei Paschi di Siena, invece, ottiene 30,7 miliardi di lire per la cessione a Cragnotti di azioni Centrofinanziaria. Il Banco di Napoli pur di liquidare l'investimento nel 1998 sceglie di finanziare con un mutuo di 25,3 miliardi che Cragnotti usa per riacquistare le azioni FinCo. La Sirti invece ne incassa 26 per la restituzione al finanziere di azioni Bei. La famiglia Falck ottiene 15,3 miliardi. Il gruppo Tinelli, invece, incamera 27,3 mrliardi per la sua quota FinCo. Per i giudici è l'inizio della fine. LA DISTRAZIONE PER BANCA DI ROMA. Anche Banca di Roma ottiene 35,2 miliardi per rivendere a Cragnotti le azioni Bei. Quest'ultima operazione è descritta nei dettagli perché cade in un periodo sospetto per i magistrati, ovvero nel maggio del 2002 quando ormai la Cirio è sull'orlo del baratro. Cragnotti e il figho avrebbero distratto «17.559.534 euro, pari al prezzo dovuto a Banca di Roma Spa da Cirio Holding Spa per la cessione a quest'ultima di 238.715 azioni ordinarie e 119.350 azioni privilegiate di Bombril Cirio International Sa Lux». Peccato che la Bombril del Lussemburgo non valesse più nulla in quanto liquidata un armo prima. Comunque i Cragnotti versano soldi veri, «una prima rata pari 2.578.000 euro mutuati dalla liquidità della Cisim Food Spa (partecipata da Cirio Finanziaria e da Banca di Roma) il 23 luglio 2002» e garantiscono (di pagamento della somma residua con una ipoteca sid fastello di Fara Gera d'Adda di proprietà della Cirio Holding Spa e con un pegno su 14 milioni di azioni della Lazio Spa e su 188 milioni di azioni Cirio Finanziaria Spa». Per il magistrato «appare evidente che il versamento 2,578 milioni di euro e la costituzione di garanzie patrimoniali, a fronte dell'acquisto di azioni assolutamente prive di valore, è una palese distrazione di risorse della Cirio Holding Spa in favore della Banca di Roma, con evidente pregiudizio per la società e per tutti gh altri creditori della società». LE CAUSE DEL FALLIMENTO. La catena del fallimento si sviluppa all'interno del gruppo. «I consulenti tecnici del pubblico ministero - è scritto nell'ordinanza - pur rilevando che le cause dell'insolvenza sono state molteplici», definiscono ((preponderante quella costituita dal rilevante ammontare di risorse che sono state drenate dalla parte operativa del gruppo (Cirio Finanziaria, Cirio Del Monte) verso la parte finanziaria (la Cragnotti fr Partners)». Il passaggio successivo è stato rivolgersi alle banche per ottenere «un indebitamento ulteriore rispetto a quello fisiologico per l'attività operativa». Poi al mercato «attraverso l'emissione dei bond che ha determinato alti costi e ha protratto lo stato di instabilità e difficoltà». Le obbligazioni però, come rilevano i commissari giudiziali ((non sono state la causa dell'insolvenza». Semmai «hanno permesso di rinviare momentaneamente il fallimento». Durante il passaggio dalle banche al mercato la Cirio però era già decotta. E infatti il Gip, poche pagine dopo, scrive che (da riduzione dell'indebitamento verso le banche è avvenuta in un momento di sostanziale dissesto economico, ben noto ai soggetti che hanno gestito i proventi delle emissioni e li hanno destinati parzialmente alla riduzione dell'indebitamento verso lebanche». UN OCCHIO DI RIGUARDO. Il 530Zo dei prestito obbligazionari sono stati utilizzati per ripagare gh istituti di credito. Tra il 2000 e il 2002 «sono stati effettuati pagamenti preferenziali per un totale di 595 milioni di euro in favore di Banca di Roma, Banca Popolare di Lodi, Mediocredito centrale. Banco di Napoli, Banca Nazionale del Lavoro e Ubs, a parziale pagamento dei debiti accumulati dalla Cirio Finanziaria e della Cirio Holding a fronte di. ingenti finanziamenti ottenuti». CARA LAZIO. Altri 190 milioni di euro incassati con i bond sono finiti nelle spese folli della Lazio Calcio: 88 sotto forma di finanziamento, 65 come rimborso e 37 per l'aumento di capitale. «Si tratta - scrive il Gip di distrazioni del patrimonio societario effettuate senza garanzie». Peri commissari giudiziah, «l'esempio più evidente cu investimento nei settori non onerosi, non prorutevo- h, non sinergici». BONUS E PRELIEVI. I giudici romani contestano a padre e figho anche di aver intascato, «in maniera del tutto ingiustificata» somme «come compensi personah». Ecco che il eda di Cirio Holding nel maggio 2001 delibera un bonus di 500 milioni di vecchie lire a favore di Andrea «per la sua attività svolta nella riorganizzazione del gruppo». Un somma giudicata «in contrasto con ogni legittimo criterio gestionale e finanziario». Anche perché era stato nominato presidente da soh sei mesi. Al padre, invece, il giudice contesta 1.230.588,30 euro «che in data 30 giugno 2002» il finanziere «trasferiva dal patrimonio della Cirio Holding spa a terzi mediante bonifico bancario». Per il Gip il prelievo avvenne «al di fuori di ogni regola giuridica e contabile, per far fronte ad impegni personah». CIRIO, L'EVOLUZIONE DEL DEBITO DATI IN MILIONI DI EURO Debiti verso banche i Prestiti obbligazionari I Debiti verso altri I Debiti verso consociate 190.470 22836S 65,715 406.439 554.322 768.340 873.720 1999" 726,567 2001 856.409,1 * I u.

Luoghi citati: Cirio, Lazio, Lodi, Lussemburgo, Napoli, Siena