I giovani Confindustria scelgono Montezemolo di Roberto Ippolito

I giovani Confindustria scelgono Montezemolo VENTITRÉ' PREFERENZE CONTRO DUE PERTOGNANA I giovani Confindustria scelgono Montezemolo Roberto Ippolito ROMA I giovani hanno scelto. Gli imprenditori juniores della Confindustria si schierano compatti per il presidente della Ferrari Luca Corderò di Montezemolo. Il loro consiglio centrale, presieduto da Anna Maria Artoni, ha deciso quasi all'unanimità di indicare il suo nome per la successione ad Antonio D'Amato alla guida della Confindustria. Su Montezemolo sono infatti confluite 23 preferenze, mentre soltanto due voti ha ottenuto Nicola Tognana, attuale vicepresidente (due le schede bianche e tre i non partecipanti al voto). La scelta dei giovani imprenditori sarà comunicata il 16 febbraio ai tre saggi (Emesto Illy, Luigi Attanasio e Antonio Bulgheroni) incaricati di valutare gli orientamenti di tutte le diverse componenti della Confindustria. La decisione dei giovani (che il 22 gennaio avevano presentato un documento sul futuro dell'associazione segnalando così ai candidati le esigenze ritenute strategiiy*-^! V.O; «f.-^W cheV'è pàrticolarinéaté rilevante nella complessa procedura di desi^lazione: sono nove su 167 i voti a oro disposizione in giunta, l'organo chiamato 1' 11 marzo a designare il presidente (poi eletto, a maggio, dall'assemblea). Si tratta quindi di un pacchetto consistente. E ormai attribuito, come fa notare «una fonte presente alla riunione» citata dall'agenzia Ansa: «Dalla riunione di oggi è emersa netta la preferenza verso Luca Corderò di Montezemolo. E tutti si sono impegnati a rispettare il voto emerso dal consiglio centrale in occasione della giunta di Confindustria del prossimo 11 marzo». Una dopo l'altra, quindi, prendono posizione le diverse realtà interne. Altre indicazioni a favore di Montezemolo sono state formulate ieri dalla Liguria e dalle Marche, mentre per Tognana si è pronunciata Padova. In particolare il direttivo di Confindustria Liguria ha for- L'imprenditoche incassa «Non so se rla battaglia sLiguria e Maside ndia si en di enria mi la ato atti solola nte non dei uniaggi o e ^W nte esioti a rganare gio, di di otanioalla a la ò di mpeo dal delrosndontere di ulate che, nciaetti for- ditore veneto ssa il sì di Padova se rifarei glia sull'art. 18» Marche sidente Ferrari, malizzato la sua scelta per il presidente della Ferrari ritenendola (d'unica idonea a rispondere alla necessità del delicato momento per l'industria italiana e a garanzia della gestione unitaria di Confindustria». Dopo l'appoggio ufficialmente dichiarato da Ancona, Pesaro e Macerata anche i presidenti di AscoU Piceno e Fermo sono orientati per Montezemolo. Renzo Maria De Santis, numero uno ad Ascob, lo definisce un «uomo trascinante» in grado di corrispondere alle attese del mondo industriale (senza nulla togbere a Tognana «che ha fatto moltissimo per il nostro sistema»). Il presidente dell'Unione fermana Alvaro Cesaroni considera Montezemolo la soluzione giusta. Il padovano Luca Bonaiti ritiene invece Tognana «un candidato autorevole» e valido viste (de capacità dimostrate nella difficile tessitura della riforma dello statuto». Tognana, che lunedì ha avuto un faccia a faccia con il presidente della Rcs Cesare Romiti, ieri ha illustrato le sue tesi ai giornalisti incontrati a Mogliano Veneto. To^fiahà non ha risparmiato rilievi critici nei confronti di Montezemolo, rivendicando «una storia imprenditoriale da cinque generazioni». In particolare, poi, ha sostenuto l'esigenza di riprendere il dialogo con i sindacati ai quali chiede di «ridurre il tasso di politicizzazione». A proposito dei tentativi effettuati dalla Confindustria e arenatisi per cambiare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori con le regole per i licenziamenti, Tognana ha detto: «Io non sono certo se rifarei la battaglia». Ma ha aggiunto che comunque per lui è stata «una battaglia importante per scrostrare il paese da posizioni ideologiche». Tognana si è pronunciato anche sul disastro della Parmalat, affermando che il problema ((non è il capitalismo familiare» dal momento che la società in mano a Calisto Tanzi «aveva tutti i comportamenti di una public company». mpt^js L'imprenditore veneto che incassa il sì di Padova «Non so se rifarei la battaglia sull'art. 18» Liguria e Marche