Le sette vite di Cavallo Pazzo

Le sette vite di Cavallo Pazzo IL CAMPIONE CROATO, A LUNGO BERSAGLIATO DALLA SFORTUNA, NON SI DA' PER VINTO E VUOLE RITORNARE PROTAGONISTA DEL GRANDE TENNIS Le sette vite di Cavallo Pazzo Da oggi Ivanisevic stella del torneo di Milano personaggio Stefano Semeraro ANDATECI, se appena potete. Andate a Milano a guardare da vicino Goran il folle, Ivanisevic cavallo pazzo, il derviscio del tennis. L'uomo abitato da tre personalità e che sa a memoria il numero di telefono dell'Altissimo. Il cattolico che parla come uno hassidim. Oggi al Falalido inizia il torneo Atp e in tabellone ci sono il defending champion Verkerk, sorteggiato subito contro il nostro Sanguinetti, il giovane fenomeno Nadal, lo svedese Thomas Johansson, il ceco Novak, il francese Escudé. Ma il prezzo del bigUetto lo valgono da soh gli occhi folli di Goran, i suoi servizi freccia. La sua storia. Tre finali perse a Wimbledon, una vinta nel 2001 in una quindicina che pareva immaginata e filmata da Tim Burton. Piovosa, interminabile, gotica, mistica. Lui, che entra nel torneo con una wild card e una spalla in fiamme, si scava una trincea visionaria lunga 213 ace, e in finale si trova davanti un altro profeta segnato, Pat Rafter. «Dio, fammi vincere questo torneo, e non avrò più bisogno di giocare a tennis», prega prima di un epico, indimenticabile big match rimandato al lunedì. «Dio deve avermi ascoltato - dirà dopo mesi di sofferenza per la spalla sgarruppata dal troppo servire -. Dopo quella vittoria non ho quasi più giocato. E rinegoziare l'accordo con lui non è facile, credetemi». E' s^ata una pioggia di sfiga, a lavare via gli ultimi due anni del profeta dell'ace, un sortilegio a impedirgli di rimettere per primo i piedoni sull'erbetta intonsa di Church Road, come il rituale concede al defending champion. Nel 2002 l'ex numero 2 del mondo è rimasto lontano dai courts per riprendersi dal bisturi. L'anno scorso si è scucito un tendine durante un match a febbraio, a marzo un tagUo al piede procurato da una conchiglia, mentre corricchiava sul bagnasciuga a Miami, lo ha ributtato in infermeria. E' rientrato di nuovo al Queen's, in giugno, ma si è accorto di non poter nemmeno incoccare il dardo: ancora la spalla. dolori da delirio. Ma nella sua lunga anima divisa, nonostante la nascita della figlioletta, i pannolini da cambiare, il chiodo del ritiro non ha mai fatto presa. In agosto Goran ha ripreso in mano la racchetta. Esercizi e stretching la mattina, un'oretta di allenamento sui campi in terra del Tennis Club Klincek, di proprietà di Boban, l'ex rossonero che di Ivanisevic - tifoso fradicio deH'Hajduk di Spalato è fraterno amico. Poi le mani sadicamente benedette di un guru della fisioterapia, il dottor Bucar, che gli frugavano l'articolazione mentre lui, per non bestemmiare il destino, stringeva fra i denti un asciugamano. Un giorno ha scoperto di poter di nuovo servire 110 volte di fila, un'abitudine, un mantra coltivato fin da ragazzino. «Allora sono pronto», ha capito, e ha chiesto un invito agli organizzatori del torneo che già due volte, nel '96 e nel '97, lo ha visto vincitore. Milano è l'inizio di una nuova crociata, l'ultima. Ha 33 anni, Goran, l'età dei martiri. Sogna di rigiocare a Wimbledon, di difendere la madre patria Croazia, cui è devotissimo, alle Olimpiadi di Atene. Onorato il pellegrinaggio, lo attende lo scranno di capitano di Davis. Un giorno gli hanno chiesto di spiegare un tatuaggio, con tre figure, che si era fatto incidere sulla pelle da guerriero: «La croce è una croce, lo squalo è un animale, la rosa è l'amore. Tutto insieme, sono io». Come non amarlo, uno così? A 33 anni sogna ancora di giocare a Wimbledon e di andare alle Olimpiadi Goran Ivanisevic ha vinto II torneo di Milano nel '96 e '97

Luoghi citati: Atene, Croazia, Miami, Milano, Spalato