Haiti, riarmata dei cannibali» scatena la guerra ad Aristide

Haiti, riarmata dei cannibali» scatena la guerra ad Aristide CONQUISTATE DUE CITTA TRA LINCIAGGI E SACCHEGGI Haiti, riarmata dei cannibali» scatena la guerra ad Aristide Domenico Quirico «A funesto slum galleggiante» come lo definiva Graham Greene si è messo in moto venerdì. Dopo mesi di manifestazioni, sit in, proclami, funerali di oppositori massacrati dalla polizia del presidente Aristide, Haiti ha imboccato con furia implacabile il cammino della rivolta. Nel paese del vudù e degli zombi, afflitto dalla miseria e da dittatori che come ideologia praticano il satanismo, anche la rivoluzione, purtroppo, è ambigua e ferace. Come all'epoca di Napoleone quando gli schiavi sorgevano dalle piantagioni di canna per applicare sui loro oppressori la legge del fuoco e del machete, la ribellione è un pretesto per l'annientamento recipro, non c'è nessuna giusta causa, niente buoni da un lato e cattivi dall'altro, c'è solo una macchina di morte. I ribelli del «Fronte di resistenza dell'Artibonite» hanno conquistato Gonàives, duecentomila abitanti, quarto centro del paese: la liberazione si è svolta tra linciaggi, brutalità atroci, saccheggi, commessi sia dai rivoltosi sia dai poliziotti che hanno invano tentato di riconquistare la città. Ieri il secondo assalto vittorioso, a Saint Marc, con gli agenti in fuga e nuovi scannamenti. APort au Prince Aristide, l'ex salesiano spretato trasformatosi da angelo dei poveri in scorbutico dittatore, ha proclamato davanti a un corteo di sostenitori convocato in piazza che non ha nessuna intenzione di andarsene e che i «terroristi)) saranno adeguatamente puniti. L'ex perla delle Antille dove cuoce uno spaventoso calderone di delitti e di ingiustizia si prepara a un ennesimo massacro. Ad Haiti non c'è l'esercito: lo ha abolito Aristide negli anni in cui era il profeta dei diseredati e l'eroe dela lotta contro la dittatura del sulfureo Papa Doc. Per sostenere il suo potere sempre più vacillante ci sono (de chimere», versione autoloctona degli squadroni della morte, banditi e lanzichenecchi arruolati e armati dal governo per eliminare gli oppositori. Le reclute affluiscono dalle immense bidonvilles prive di acqua corrente, elettricità, dove impazzano la fame, le malattie e l'Aids e chi lavora, una esigua minoranza, guadagna due dollari al giorno. A questi gagliardi manigoldi che si ispirano ai «tonton macoutes», esiziali pretoriani della deposta dittatura, spetta anche il controllo del traffico della droga, una delle poche voci attive dell'economia del paese. Purtroppo i rivoluzionari di Gonàives che hanno alzato la bandiera della rivolta contro il malefico regime di Aristide sono usciti da questa imbarazzante retrovia. Fino a ieri si allineavano con arrogante sincerità dietro la etichetta di «Armata cannibale». Non è una stramberia guerresca: erano solleciti assassini al servizio di «Titid», il presidente. Gente fidata che uccideva, torturava e bruciava senza far tante domande. Poi nel settembre scorso il capo di questa gang pestilenziale, Amiot Métayer, è stato assassinato. Quasi certamente per un regolamento di conti tra gang rivali per il controllo della droga e il commercio degli schiavi: qui li chiamano «restaveb), una deformazione creola di «Tester avec», termine con cui si indicano i minorenni. Sono bambini venduti dalle famiglie disperate e senza cibo che vengono trasferiti come ai tempi della Tratta a Santo Domingo, l'altra metà dell'isola, come merce sessuale o per lavorare nelle piantagoni per un pezzo di pane. Ma il fratello di Métayer, Butteur, ha cominciato a accumulare sospetti, ad ascoltare gli «zins», le chiacchiere: si è convinto che Amiot non è stato ucciso da concorrenti dai modi spicci, è stato eliminato dal suo datore di lavoro Aristide. Il presidente cominciava forse a trovarlo troppo ingombrante e soprattutto temeva che rivelasse tutte le sudicerie del regime. Mentre l'ex salesiano celebrava con toni terzomondisti il duecentesimo anniversario della liberazione dell'isola, prima repubblica nera della storia, gli sgherri di Métayer torturavano gli oppositori, bruciavano le case dei dissidenti riuniti in un animoso cartello che invoca l'intervento degli americani per liberarsi del despota, intimidivano mitra in mano i sacerdoti che nella predica chiedono al Signore misericordia e all'Gnu i caschi blu. Così l'Armata cannibale è diventata, da un giorno all'altro, rivoluzionaria. Aristide, ex apostolo della teologia della liberazione che ha istituzionalizzato il vudù come religione di Stato, è il simbolo caricaturale del potere come veleno. Ora vive nel lussuoso palazzo di Taborre, si sposta solo in elicottero protetto da guardie del corpo ingaggiate negli Usa che costano nove milioni di dollari al paese più povero d'America. La gente che lo adorava come unmessia oralo maledice e si affiderebbe anche al diavolo per vederlo in fuga. Lui per guadagnare consenso ha ripreso toni rivoluzionari, chiedendo alla Francia 21 miliardi di dollari come riparazione per i guasti del colonialismo. Forse non basterà. A Haiti sentono già il crepitare dei tamburi del vudù. Ma questa volta il nemico non è Napoleone. Il presidente haitiano Aristide

Persone citate: Amiot, Amiot Métayer, Aristide Domenico Quirico, Graham Greene, Prince Aristide, Taborre

Luoghi citati: America, Francia, Haiti, Saint Marc, Santo Domingo, Usa